Furto inquietante negli uffici del Comune di Molfetta: rubata la borsa con il computer dell’avv. Bepi Maralfa dell’ufficio anticorruzione
L'avv. Bepi Maralfa
MOLFETTA – Il presunto “matto” del Comune di Molfetta che avrebbe tolto le cimici dalla stanza del sindaco, secondo una improbabile ricostruzione di Tommaso Minervini alla magistratura che lo aveva indagato, si aggira ancora negli uffici comunali? Sembrerebbe di sì. E avrebbe colpito ancora rubando la borsa dell’avv. Bepi Maralfa nel suo ufficio anticorruzione. Nella cartella erano custoditi il computer e un hard disk di memoria esterna con tutti i dati, anche sensibili dell’attività professionale di Maralfa oltre a ricordi personali e familiari.
Ipotesi fantasiose a parte, c’è veramente qualche ladro al Comune? Oppure è entrato qualcuno, senza essere stato identificato dalla portineria? Esiste un sistema di controllo degli ingressi, oppure c’è libero accesso “oves et boves”?
Lo stesso avv. Maralfa, che si era allontanato dalla propria stanza per andare a colloquio dal commissario prefettizio, esclude l’ipotesi di un furto ad opera di dipendenti e collaboratori che prestano ogni giorno la loro opera al servizio della città. Tra l'altro non sarebbe possibile installare telecamere interne al Comune, perché potrebbero diventare un sistema di sorveglianza del lavoro dei dipendenti. Ma un’indagine interna, potrebbe aiutare a risalire all'autore del furto: magari attraverso la testimonianza di qualche dipendete ha visto sconosciuti aggirarsi per i corridoi.
Allora chi può essere l’autore del furto? Un buontempone che forse sperava di trovare del denaro all’interno della borsa? Oppure si tratta di un furto mirato, come ipotizza lo stesso avvocato? Chi aveva interesse a conoscere e magari cancellare quei dati o a utilizzare il loro possesso a fini di estorsione? Certamente sono tutte ipotesi che non si possono escludere a priori, anche perché ci sono vicende giudiziarie in corso.
Qualcuno che aveva interesse a violare segreti legati all’attività professionale del penalista o a quella pubblica soprattutto sul fronte della corruzione? Ci sono delinquenti che orbitano attorno al Comune, come ipotizza lo stesso avvocato? Che la criminalità riesca ad infiltrarsi anche in luoghi pubblici non è un mistero, che lo faccia anche a Molfetta può essere un’ipotesi di indagine e, comunque, qualche segnale in passato dovrebbe essere stato rilevato e qualche allarme era già stato lanciato.
Una cosa è certa. Siamo di fronte a una situazione inquietante, alla quale è necessario dare delle risposte urgenti.
Il commissario prefettizio dott. Gradone che, durante il suo incontro con la stampa, aveva mostrato grande tranquillità sulla situazione del Comune, forse è stato troppo ottimista?
Sono gli interrogativi che girano nell’opinione pubblica, che appare ancora più sconcertata per quello che è accaduto in passato e soprattutto per questo episodio, che non può essere sottovalutato come un semplice furto.
In quest’ultima ipotesi, il “ladro”, dopo aver constatato che all’interno non ci fossero valori di alcun tipo, tranne di tipo legale (e non è poco), potrebbe restituire il computer e la memoria esterna che possono permettere all’avvocato di tutelare i suoi clienti e recuperare nel contempo ricordi personali. Ce lo auguriamo. Ed è lo stesso avv. Maralfa a fare questo appello sui social:
Ecco come lo stesso penalista racconta l’incredibile episodio del quale è rimasto vittima: «Ladri nei luoghi istituzionali (o che dovrebbero essere tali).
Lunedì scorso 27 ottobre, erano le ore 16, mi allontanavo per circa un'ora e mezza dalla stanza di lavoro sita presso il Comune di Molfetta, dove da tre mesi svolgo l'attività di supporto all'ufficio Anticorruzione, per recarmi a colloquio in altra stanza con il Signor Prefetto, dott. Armando Gradone (attualmente Commissario prefettizio del Comune).
Lasciavo nella mia stanza, poggiata per terra la borsa in cui custodisco il mio computer portatile e una unità esterna hard disk, nella quale c'è infinito materiale dei miei ultimi 6 anni di lavoro di libero professionista avvocato (l'unità esterna contiene, oltre ai file di lavoro comprese autopsie, foto di cadaveri, e fascicoli di centinaia di processi scansionati, ancora in corso, anche file personali, e incancellabili ricordi della mia famiglia e dei miei figli).
Ebbene ignoti delinquenti mi hanno rubato l'unità esterna, strappandomi il cuore e sottraendomi il materiale del mio lavoro che mi serve come il pane.
Avevo calibrato la delinquenza che orbita al Comune di Molfetta, dalla quale escludo categoricamente le centinaia di dipendenti e lavoratori, persone perbene, che si dannano l'anima per aiutare la Comunità e portare il pane a casa, ma non pensavo che esistesse un infame con relativo mandante che arrivasse a tanto.
Volevo allora dire a questi criminali senza scrupoli che l'unità esterna contiene dati che mi servono come l'aria per lavorare e per difendere i diritti delle persone, e che di atti comunali in quella unità non c'è nulla. Assolutamente nulla. Così come questi straccioni, che credono di piegarmi, non troveranno atti comprovanti la mia appartenenza ai servizi segreti deviati, dal momento che non appartengo ad alcuna categoria diversa da quella che fa capo alle persone oneste.
Rivolgo allora la richiesta a questi signori del male, a questi autori del furto mirato, di restituirmi domani (non dopodomani ma domani) il mio strumento di lavoro, facendomelo ritrovare sul tavolo della mia stanza comunale».
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