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Maria immagine della Chiesa Le immagini e la storia contestuale dell’arte mariana - 2*
15 novembre 2022

I l parallelismo tra Maria, Vergine e Madre, e la Chiesa, che partorisce i suoi figli in maniera verginale, fu presto stabilito dai Padri della Chiesa. Parlare dei titoli di Maria è come parlare dei titoli della Chiesa, sicut Maria ita et Ecclesia. Nei confronti delle altre chiese, Roma ne aveva uno in più, per presentare la propria, attraverso l’immagine di Maria: Roma era la naturale regina di tutte le città dell’impero. Da lei sorgeva l’imperatore, l’autocrator del mondo, che garantiva la giustizia ai popoli e la pace sulla terra. La pax romana, che gli stessi Padri della Chiesa consideravano vo- luta da Dio per preparare la venuta del Figlio. Per vocazione universale ed eter- na, Roma si presentava agli occhi di tutti come la città regale per eccellenza. Roma christiana, sed aduc Roma (Amato 1990, pp. 35-38). L’iconografia, che è una traduzio- ne visiva delle idee e che obbedisce alle leggi della comunicazione, ne prende nota. Delinea la chiesa di Roma, in fi- gura di Maria, con gli attributi propri ed esclusivi di una regina. Il documento più eloquente, il più vistoso, quello che segnerà la storia dell’i- conografia della Chiesa di Roma nel patriarcato d’Occidente e nelle chiese d’Oriente, è il mosaico dell’arco trion- fale della Basilica di Santa Maria Maggiore (fig.6). La Vergine Madre compare in tutto il suo splendore di Regina. Nulla fa pensare, anzi allontana, dall’umi- le fanciulla di Nazareth. Coronata, in- dossa splendide vesti imperiali, porta preziosi orecchini, si muove con il seguito, in armonia con il protocollo di corte. La sua immagine è inserita nel- la sfera del segno e appartiene alla logica immanente del simbolo. Maria rimanda e riferisce altro di sé, allude ad un’ecclesiologia che trova in Pietro e Paolo, fondatori della nuova Roma, la continuità della missione universale e pacificatrice. L’arco fu preparato da Sisto III (432- 440) ed esalta la ritrovata pace della Chiesa d’Alessandria e della Chiesa d’Antiochia, ad opera del Pontefice. Il Concilio di Efeso (431) aveva creato dei dissapori tra i due patriarcati orientali. Il vescovo di Roma, la Cathedra Petri, ristabilisce la pace (Amato 1980). Un’iscrizione fissa il contenuto eccle- siologico dell’arco: Sixtus episcopus plebi Dei, il vescovo Sisto dedica il manifesto figurativo al popolo di Dio. I mosaici raccontano le gesta del Pontefice, proprie della Chiesa di Roma, che appar- tengono alla vocazione della città, ora dei Principi degli Apostoli. L’Etimasia, il trono dell’Agnello, segno della se- conda venuta del Signore, è affiancato dagli apostoli Pietro e Paolo (il trono porta ai braccioli ancora la loro figura), quasi come a suggellare l’operazione ecclesiologica raccontata nei pannelli inferiori, sotto gli episodi riguardanti l’Infanzia del Logos. Gli episodi che illustrano l’infanzia di Cristo non seguono un criterio cro- nologico ma svolgono un’esposizione dottrinale e di pensiero, in cui si esalta, con il Logos, il ruolo di Maria e di Giu- seppe. Maria è immagine della Chiesa, scrivono i Padri. Giuseppe, il ‘tipo’ del vescovo, il ‘testimone vergine di Maria’, il difensore della sua maternità verginale di fronte alla legge, afferma san Girolamo. Il Logos è dal Concilio Efesino, il proclamato nella sua dupli- ce natura di vero Dio e di vero Uomo. Sisto ha pacificato la Chiesa antiochena (Adorazione dei Magi, fig.7, che per i Padri vengono da Antiochia) e la Chiesa alessandrina (Adorazione di Afrodisio e del popolo di Sotine, in Egitto, fig.8), grazie a Pietro, che ha reso la Chiesa di Roma la titolare della con- cordia e della pace. Un programma iconografico così ingegnoso è opera del suo collaboratore più vicino, il futuro papa Leone Magno (440-461) (Amato 1990, pp. 44-47). Nell’abside della Basilica doveva risplendere l’immagine di Maria Regina affiancata dagli angeli, segno e simbolo di una fides romana e d’u- na potestas crescente. Una riproduzio- ne iconografica dell’opera perduta può considerarsi l’icona a encausto Ma- ria Regina con il Bambino tra due angeli e figura di Pontefice inginocchiato, denominata Madonna della Clemenza (VI-VII secolo), che si conserva nella Basilica di Santa Maria in Trastevere (Amato 1988, pp. 26-32). La Vergine seduta su un trono perlinato, dal cuscino purpureo, regge il Logos sulle ginocchia e trattiene con la destra l’asta crocifera gemmata, emblema della vit- toria. La coppia regale è affiancata da due angeli acclamanti. La Clemente (la clemenza è un atto imperiale), dal capo vistosamente coronato e il Figlio, quale eterna icona, fissano l’orante: è la Chiesa e il Verbo di Dio che attendono alle richieste del ‘misero’. Durante il Medioevo questa iconografia di Maria, che la vede con gli at- tributi di basilissa, si diffonderà in tutta l’Europa occidentale. La porteranno con sé i benedettini e la sua presenza marcherà, fino al XIV secolo circa, le cattedrali e le pievi vitalizza te dalla Chiesa di Roma, distinguendole da quelle evangelizzate dalle chiese d’Oriente. Antiochia e Costantinopoli han- no prodotto su Maria Regina abbon- danti testi liturgici e orazioni, di rara e intensa emozione. I Padri orienta- li hanno creato una letteratura vastissima sulla Sovrana del cielo e della terra. Tuttavia, le botteghe d’arte delle chiese d’Oriente non hanno mai rappre- sentato, né potevano, alcuna figura di Maria imperatrice. I canoni della co- municazione per immagini lo vietavano: Maria, figurata con gli attributi di imperatrice, si traduce con il concetto di Chiesa di Roma. Esemplare è la Ver- gine Regina che l’abate Epifanio ha vo- luto in San Vincenzo al Volturno, una cappella superstite, inserita in un va- stissimo complesso benedettino dell’VIII-IX secolo, considerato tra i più grandi dell’Europa cristiana. Maria è qui figura ed espressione di Roma, chiesa universale e gloriosa. *La prima parte (Non conosciamo il Volto di Maria; Maria è Colei che ha ge- nerato la Luce del mondo; Maria vuol dire Signora, avendo generato il Signore) è comparsa nel mese di maggio. ————— Bibliografia citata Amato 1980 Pietro Amato, Joseph, époux de Marie, dans l’Arc Triomphal di Sainte Marie Majeure à Rome – Étude Iconologique, in «Bulletin de l’Association Internationale pour l’Étude de la Mosaïque Antique», A.I.E.M.A., n. 8/1980, pp. 105-111. Amato 1988 Pietro Amato, De Vera Effigie Mariae. Antiche Icone Romane, catalogo, Roma, Basilica di Santa Maria Maggiore, 18 giugno-3 luglio 1988, Arnaldo Mondadori Editore – De Luca Edizioni d’Arte, Roma 1988. Amato 1990 Pietro Amato, Aux origines de la Rome chrétienne : les Arts au service de la Fides Romana et de la Chaire de Pierre, in Trésors du Vatican. La Papauté à Paris, Exposition, Centre Culturel du Panthéon, Paris, pp. 34-47.

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