“Lo sguardo di Gaetano Salvemini su Molfetta”
Una conferenza del prof. Angelantonio Spagnoletti all’Aneb
In una sala gremita fino ai limiti della propria capienza, il prof. Angelantonio Spagnoletti, già ordinario di Storia Moderna presso l’Università degli Studi di Bari, ha tenuto, mercoledì 15 novembre alle ore 18 presso la sede Aneb (Associazione educatori benemeriti) di Molfetta, una coinvolgente conferenza dal titolo “Lo sguardo di Gaetano Salvemini su Molfetta”. L’occasione era data dalla ricorrenza del 150° anniversario della nascita dello storico antifascista molfettese Gaetano Salvemini (8 settembre 1873), celebrata con convegni e con manifestazioni svoltesi in varie parti d’Italia e negli Stati Uniti. Il tema prescelto voleva mettere in relazione la situazione della città di Molfetta con le convinzioni politiche e il pensiero di Salvemini. A tale scopo, il relatore si è soffermato su una serie di scritti dell’illustre molfettese che disegnano le condizioni economiche, le strutture sociali, il panorama politico della nostra città. In particolar modo, dopo aver delineato il contesto storico nel quale si colloca il primo opuscolo su Molfetta, pubblicato nel 1897 (nascita del Partito socialista, lotte operaie, sconfitta di Adua, conseguenze del protezionismo, moti del 1898 contro il carovita), il prof. Spagnoletti ha tratteggiato, sulla scia di Salvemini, la struttura sociale di Molfetta a fine XIX secolo, segnata dalla compresenza di piccoli agricoltori, marinai e una borghesia in larga parte parassitaria che trovava modo di vivere all’ombra delle risorse comunali. Suggestive sono le pagine dedicate ai pescatori, uomini rozzi, ignoranti, legati al passato, alieni da ogni spinta verso il miglioramento delle proprie posizioni, fanatici del culto della Madonna dei Martiri e dei riti legati alla sagra a mare in onore della Vergine. Il colera del 1910, particolarmente virulento a Molfetta, vede episodi che la stampa definisce frutto della barbarie e dell’ignoranza della popolazione. In realtà, scrive Salvemini in un articolo apparso sul periodico La Voce, la presunta barbarie è il frutto dell’atteggiamento arrogante e vessatorio delle autorità, forti con i deboli e deboli con i forti e incapaci di adottare efficaci misure sanitarie atte a debellare il morbo. L’ultimo saggio di Salvemini su Molfetta è del 1954 e in esso lo storico, riandando a quello del 1897, sottolinea l’importanza che per la città hanno l’emigrazione transoceanica (con le sue rimesse monetarie), il pubblico impiego e il seminario regionale. Grande è il progresso materiale registratosi, in cui curioso segno è dato dall’uso delle scarpe anche dei cittadini di più disagiate condizioni economiche, ma trattasi – scrive Salvemini – di un progresso senza sviluppo, frutto di risorse che provengono dal di fuori della città. Su questi concetti Spagnoletti, ricordando anche in questo caso il contesto politico degli anni ’50, ha concluso la sua relazione, seguita con attenzione e interesse da un uditorio che non ha mancato, alla fine, di esprimere la propria soddisfazione verso il relatore e il presidente dell’Aneb, prof. Michele Laudadio, che ha inserito una tematica così importante nel calendario delle iniziative dell’Associazione.