MOLFETTA – Un lettore di “Quindici” ci scrive una lettera, indirizzandola al cane Rufus, per lamentarsi dei rumori in Piazza Municipio per la presenza di bar e birrerie e per le manifestazioni politiche come la Festa di Rifondazione e i concerti musicali. Lui e gli altri abitanti della piazza vogliono che cali il silenzio e torni la pace.
Questa la sua lettera:
«Caro Rufus, ho deciso di scrivere a te alla fine di un lungo travaglio interiore. Vedi, amico quattrozampe, da qualche anno anche io e altri amici miei siamo turbati.
In fondo tu, accucciato, metterai le zampette sulle orecchie una volta l’anno, per i botti di Capodanno, due al massimo, mettendoci anche la notte della vigilia di Natale.
Per me e i miei amici residenti in piazza Municipio e zone limitrofe, la cosa è un tantino più grave. Va bè la festa della focaccia, va bè il comizio del potente di turno, va bè la festa di liberazione con “tanta bandiera” di stati esteri al balcone del comune, va bè la festa del mercato rionale travestito da festival dell’autoconsumo dove ti vendono prodotti alimentari di ogni tipo senza tutte le garanzie previste a tutela della salute del consumatore, e quasi sempre senza l’ombra di uno scontrino fiscale.
Passiamo sopra anche alle aperture di bar contigui e birrerie notturne sotto le case dei privati cittadini con uccupazione di suolo pubblico sino ad un terzo della piazza, che diventa poi il luogo in cui viene effettivamente svolta l’attività.
Tralasciamo pure le successive concessioni ai privati di spazi ulteriori nonostante le lamentele e le difficoltà ambientali riscontrate.
Ma il rumore…., i concerti rock spaccatimpani, le serate con i vetri delle finestre tintinnanti per le vibrazioni, le risate sguaiate dei bevitori che aumentano di intensità all’aumentare del grado alcolico nel sangue e l’avanzare della notte….
Vedi caro Rufus, anche fra di noi qualche decesso c’è stato; non voglio dire che qualche dolce vecchina non si affacci più sul balcone perchè uccisa dal solo fracasso, senso di impotenza, rabbia, mancanza di sonno, e quant’altro potrai facilmente immaginare; certo è che tutto questo non le ha fatto bene….
E non sarà sfuggito ai più il cambio di proprietà di immobili nella piazza e i cartelli di affittasi per appartamenti improvvisamente svuotatisi…
Come dici, pardon, come latri?
Non avete fatto nulla?
Certo che no amico mio.
Abbiamo interessato chi di dovere.
Abbiamo chiesto l’aiuto dei tutori dell’ordine urbano, ma ci hanno risposto che non ci sono turni che prevedono il loro intervento di notte.
No, ti prego, non interrompermi dicendo che potrebbero intervenire il giorno dopo, per eventualmente sanzionare o comunque diffidare per il futuro.
Tu di logica e buon senso umano non capisci un…acca.
Qualche volta, di notte, sono pure intervenuti i Carabinieri, - credo un paio di volte in oltre due anni di chiamate - ma poi, tutto è tornato come prima.
Alcuni di noi hanno sommerso di reclami, esposti, lettere e richieste di interventi vari, le stesse persone che hanno sponsorizzato il tuo appello sui muri della città.
Altri si sono costituiti in gruppo locale facente proprie le richieste e le argomentazioni del più noto gruppo di intellettuali, musicisti, scrittori ed esponenti autorevoli della società civile sottoscrittori dell’appello “Ridateci il silenzio” partito da Firenze.
Anche il sindaco, obtorto collo e tra le righe, ha detto che certi limiti di legge vanno rispettati, ma, nell’impunità assoluta, dirlo, non serve a niente.
Come sai, più che l’orario da rispettare è l’intensità del rumore che andrebbe tenuta sempre sotto controllo.
E’ quell’intensità che si sovrappone alla concentrazione, allo studio o al programma televisivo che stai vedendo, o alla conversazione che stai tenendo con gli amici o i familiari, e che ti fa sentire in piazza e non a casa tua, indifeso da mura e finestre…
Che voglio da te?
Vedi proprio ora, stanno montando un palco grande quasi metà della piazza con amplificatori da far paura a noialtri, figurati a te che ti scquacquani per qualche botto.
Domani ti ti farò sapere.
Già perché qui da noi, ogni volta che si monta un palco, monta insieme ad esso un senso di dolorosa sensazione; sai, come quando passi la mano su una ferita rimarginata ed il corpo sente sempre il ricordo dei punti.
Il più delle volte pensi che i nostri cuccioli, pardon, i nostri bambini, domani faranno fatica ad alzarsi in tempo per la scuola perché privati delle giuste ore di sonno, o che noialtri, al lavoro, avremo gli occhi gonfi e la testa dolente.
Poi ti viene da riflettere se tutto questo rumore dannoso, spiacevole e indiscreto, per lo più spacciato per evento gioioso o spazio culturale (sigh!), debba per forza passare per la piazza; se ha senso ingolfare sempre di più il centro storico e non valorizzare con queste meritorie manifestazioni le periferie ridotte sempre di più a quartieri dormitorio; dormitorio, che bella parola!
Mi viene in mente che una delle pratiche di tortura praticate nel carcere di Guantanamo è la mancanza di sonno e il tormento del rumore; e a chi pensa che stia esagerando suggerisco di portare ad 80 – 100 decibel il volume del suo televisore e provare a conviverci, (mi sta venendo la voglia di scrivere “vivere”) per 4 – 6 ore, che è il periodo medio di esercizio dell’abuso (non mi viene termine più appropriato) tra prove ed esibizione vera e propria.
Poi ripetere, con in media una volta a settimana, come fosse la prescrizione di una ricetta.
Se poi quel qualcuno volesse provare per intero l’ ebbrezza di ogni santo venerdi dell’anno – e questa è una costante- programmi una radiosveglia per le 23 al volume di prima, e vada a dormire, facciamo un esempio … alle 21.
Non guaire, Rufus.
Può succedere che qualcuno stia male, che il giorno successivo abbia un esame impegnativo, un turno di lavoro che inizi presto…
Scusa, perché, nel tuo branco, quando un tuo amico ha voglia di dormire o stare tranquillo gli altri che fanno, gli ululano contro?
Come abbai?
Lo rispettano?
Già, lo rispettano.
Ma non mi fare perdere il filo; eravamo a quel qualcuno alle prese con la radiosveglia.
Quel qualcuno dunque alle 23, svegliato in pieno sonno, prima trasalirebbe; poi maledirebbe tutte le radiosveglie e chi, inventandole, ne ha permesso l’esistenza.
I critici e i dubbiosi facciano queste prove prima di criticare e minimizzare; questa sì che sarebbe solidarietà.
E veniamo al perché ti scrivo.
Vorrei, molto educatamente, che tu e i tuoi amici vi spaventasse anche per i botti più frequenti dei tamburi e grancasse, per il tuz tuz degli amplificatori, e per le vibrazioni che mettono in pericolo intonaci, e speriamo non le fondamenta, degli antichi edifici di interesse storico che abbelliscono la piazza.
Vorrei che vi spaventaste per le risate sgangherate di birra e le voci alte di maleducati nella notte.
E vorrei che questo spavento lo faceste presente a chi ha tanto a cuore, almeno la vostra, di salute.
Lo so che probabilmente ti sto chiedendo una raccomandazione.
Abbi pazienza, ma vedo che tu puoi dove noialtri non possiamo.
Certo mi farebbe piacere se mi spiegassi come fai, tu ed i tuoi amici, ad avere tanta influenza tra quelli che contano, da farti finanziare una campagna pubblicitaria, probabilmente anche a mie spese, per venire incontro ai tuoi turbamenti di fine anno.
Come ringhi?
Allora, abbi pazienza, spendi il tuo metodo anche per noi che, ti confesso, non ne siamo capaci.
Bene; non ti rifiuto la zampa che mi chiedi e ti ricambio gli auguri; a te e ai tuoi amici, quelli che ci vogliono bene e anche quelli che ci vogliono male.
p.s.
per tutto quanto sopra, per i botti, puoi ovviamente contare sulla mia solidarietà; ed io, dato che in fondo siamo sulla stessa barca, credo di poter contare sulla tua.
Bau».
Vito Tommaso Panunzio