La sinistra molfettese e il rischio suicidio
La sinistra molfettese e il rischio suicidio
Lo scenario sta cambiando in fretta. Dobbiamo farne i conti. Ho letto il post che ha scritto Paola Natalicchio, come di fronte a un buco nero dove può precipitare definitivamente la storia, non sempre gloriosa per colpe sparse, di questi ultimi dieci anni della sinistra molfettese. Viene fuori la mancanza di un minimo di compattezza, quella capace di interpretare il disagio della città, accresciuto in questi giorni dalle gravi incertezze del futuro. Infatti, la pandemia e soprattutto l’inattesa guerra stanno imponendo, in Italia e in Puglia, un riassestamento della politica che interpreti davvero il potere come costruzione di sintesi e non come conservazione e moltiplicazione di ingiustizie. Difronte a questa emergenza, è suicidario lo schieramento di sinistra se sceglie di andare alle urne con più di un candidato sindaco, oppure con la fuga dalla responsabilità e con la litania dei distinguo. Insomma, non ci sarebbe una sola minoranza ma tante, dichiaratamente ostili. Una simile frammentazione garantisce soltanto l’esclusione di ognuno dei suoi componenti da un eventuale ballottaggio, vista la sfilata dell’innamorato Minervini e dei suoi potenti amati. Ma un coro di gruppetti minoritari, distratti rispetto all’essenziale, occupati in accuse reciproche, non può giustificare la propria incapacità a proteggere lo sviluppo della città perseguendo obiettivi essenziali e minimi condivisi. L’arroccamento ideologico nelle proprie posizioni indica solo un vuoto esercizio narcisistico, soprattutto quando la recessione rischia di accrescere l’astensionismo, il degrado della città, l’illegalità e il numero degli aspiranti caporali alla tavolata delle “brasciole”. Lazzaro Gigante