La processione della croce a Molfetta
MOLFETTA - Questa notte a Molfetta si è ripetuta la tradizionale processione della croce. Cosa sono le tradizioni? Le tradizioni, sono una eredità fatta di conoscenze che vengono trasmesse da una generazione all’altra. Gli anziani le trasmettevano ai più giovani i quali le acquisivano e le facevano proprie. Ma tradizione è anche il perpetrarsi di un rito, di una manifestazione che, anche se ha una data precisa di nascita, viene conservata e riprodotta uguale nel tempo. Ci sono tradizioni antiche, come la processione dei “Misteri” e tradizioni più recenti come la processione della croce.
La processione della croce che apre le funzioni della quaresima a Molfetta, fu “istituzionalizzata” il 19 dicembre 1948 durante un’assemblea della confraternita della morte su proposta del confratello Recanati Sergio (come documenta il dott. Franco Stanzione nel volume “La mia Settimana Santa”). Il Racanati, nel suo intervento, lamentava lo scarso spirito devozionale che si viveva durante il rito perché “si svolge al pari di una vera baccanata”. Perciò, dall’anno successivo, la processione fu a carico della confraternita e, dal 1957, il suo percorso corrisponde a quello della processione dell’Addolorata, anche se si conclude al Calvario e non presso la chiesa del Purgatorio. Ma perché, secondo il Racanati, la processione della croce era una “baccanata”?
Prima di quella data la processione della Croce era organizzata dal capobanda “du tèmmurre” (bassa banda), Paolo de Marco (mbà Paule) il quale faceva uscire la croce da casa sua, in vico III San Giuseppe, affidandola ad un ragazzo. Al suo seguito si ponevano: lui che suonava il flauto traverso (u frescechettielle), il tamburo rullante, la grancassa e la tromba che suonava il “ti-tè”. Il percorso variava ogni anno ed era determinato dalle prenotazioni di chi voleva che, in cambio di una piccola somma di denaro, la croce passasse da casa sua.
Mbà Paule, una volta raccolte le prenotazioni, organizzava il tragitto della croce che era seguita da una piccola folla di fanatici (ce ne sono sempre stati) i quali, durante il percorso, discutevano di tutto senza pregare, zittendosi solo quando suonava il flauto seguito dal “ti-te” della tromba. Durante il giro, il complesso si fermava davanti le case di chi si era prenotato e suonava la melodia preceduta e seguita dal rullo del tamburo. Spesso, oltre al compenso in denaro, il padrone di casa offriva vino, dolci e “sussurre” per riscaldare i musicisti e il loro seguito per cui, più erano le fermate, più il corteo diventava allegro, trasformandosi in “una vera baccanata”.
Il giro si concludeva dove era cominciato, davanti la casa di mbà Paule il quale, dopo un’ultima suonata, salutava tutti con un “Dieu razie” e scioglieva la manifestazione.
(da una ricerca di Pietro Capurso)
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