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La muraglia di Molfetta oltre il privato: ripensare la vita in comune. Riflessioni su un problema di attualità
26 ottobre 2017

MOLFETTA - Le vicende relative alla muraglia di Molfetta (l’ordinanza del sindaco Tommaso Minervini che ne vieta l’accesso in determinate fasce orarie e i disordini successivi) chiamano in causa il rapporto fra pubblico e privato, libertà e sicurezza. È necessaria, insomma, una discussione seria sui presupposti che hanno portato a quella sentenza, che costringono a mettere in questione una serie di categorie cruciali.

Nel caso in questione, infatti, sulla muraglia grava una servitù pubblica di passaggio. Insomma, la muraglia può essere frequentata dalla collettività e non soltanto da quei soggetti che si trovano in una posizione qualificata rispetto al bene (che devono attraversarlo per arrivare alla propria abitazione etc.).

Ora, la chiusura della muraglia è avvenuta a causa di problemi di sicurezza, legati ad esempio a ragazzi che facevano baldoria e che violavano la tranquillità dei residenti. Ma è chiaro che, se dovessimo chiudere tutti i luoghi in cui esistono disordini di questo genere, mezza Molfetta sarebbe chiusa. Certamente gli abusi di determinati soggetti costituiscono un fattore che limita la fruizione pubblica degli spazi. Di fronte a queste situazioni, la risposta non può essere quella di impedire gli abusi ribaltando la natura degli spazi, impedendo che siano vissuti dalla collettività. Piuttosto, la posta in gioco è come favorire la pubblicità dei luoghi, opponendosi ai comportamenti che minacciano la vita in comune. Perché se il privato necessità di tranquillità e sicurezza, anche il pubblico poggia su diritti e necessita di tutele.

Ora, nella modernità, c’è chi ha pensato che il privato fosse sinonimo di ordine, disciplina e produttività, e che il comune (i luoghi condivisi, la vita in comune, la cooperazione etc.) fosse sinonimo di disordine e improduttività. È folta la schiera di teorici che, da Locke in poi, ha sostenuto questa tesi, su cui ha poggiato il diritto di carattere proprietario che abbiamo ereditato dalla modernità. Prima la proprietà, poi tutto il resto. Invece anche gli spazi della vita in comune hanno bisogno di regole, e le relazioni sociali non sono improduttive. È grazie alla capacità di progettare collettivamente il futuro di una comunità che si sfugge agli egoismi privati, alle disuguaglianze, all’arbitrio del più forte, e che si scopre il piacere del confronto, della solidarietà, della condivisione.

Sottrarsi alla visione privatistica che ha guidato la chiusura della muraglia, allora, non è semplicemente compito dell’amministrazione. C’è la necessità, da parte della comunità, di pensare a come riappropriarsi dei luoghi collettivi, a come fare in modo che la muraglia, così come le piazze, le strade etc., siano i luoghi di tutti. Qualcuno avrà notato la mia indebita sovrapposizione di pubblico e comune, che hanno significati e storie diverse. È una forzatura fatta con consapevolezza, perché il pubblico, a mio parere, deve necessariamente immergersi nel collettivo, deve radicarsi nella capacità trasformativa delle soggettività, per sfuggire al destino a cui è stato condannato dalla modernità in poi, piantato nella testa del sovrano. Ma questa è un’altra storia, che merita un’altra discussione.

Questa amministrazione ha provato una strada, ha avuto almeno il coraggio di decidere. Certo favorire la partecipazione dei cittadini alla decisione circa un bene storico di tale importanza sarebbe stato auspicabile. Adesso, allora, tocca alla comunità tutta suggerire un altro modo di tutelare il pubblico senza limitarlo, anzi, facendone la dimensione fondamentale su cui poggiare la visione del futuro della comunità tutta intera. Per fare questo è necessaria una discussione collettiva, che includa istituzioni e soggetti sociali, partiti e cittadini. Non è il caso di aspettare.

© Riproduzione riservata

Autore: Giacomo Pisani
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la Muraglia è un sito di interesse storico e artistico, che va tutelato secondo quanto previsto dal D.lvo 22 gennaio 2004 n. 42. E'' un sito storico particolare, perchè percorso in tutta la sua lunghezza e larghezza (200 m x 7 m. ca nella parte più estesa) da una strada pensile, accessibile solo dai pedoni, sulla quale sono ubicate abitazioni private. Come risulta da due antiche delibere di giunta comunale del 30.1.1919 e del 25.6.1926, e da una più recente n. 10 del 18.1.2010, sulla strada pensile, coincidente con il lastrico solare di negozi e uffici sottostanti, il Comune, previ accordi con i proprietari dei locali, costituì una SERVITU'' PUBBLICA DI PASSAGGIO, per cui parte della strada pensile è soggetta a tale servitù (per 2/3 della strada), mentre la restante parte (per 1/3) è di pertinenza delle abitazioni private che hanno accesso sulla Muraglia. La strada pensile non è dunque "pubblica", secondo il comune significato che a tale termine si attribuisce, ma è sottoposta ai due diversi regimi giuridici della SERVITU'' PUBBLICA DI PASSAGGIO e della PROPRIETA'' PRIVATA . E'' invece "pubblico" il SITO STORICO denominato "Muraglia" nella sua totalità, sito che è quindi visitabile, ma soggetto, come tutti i siti storici e/o pubblici della Città (Villa comunale, Torrione Passari, giardini di via Mammoni e di via S. Girolamo, di piazza 1° Maggio etc.) a regolamentazione con orari di visita per quel che riguarda l''accesso, come avviene, ad es. per il Torrione Passari (al cui interno vi sono abitazioni private), al quale si può accedere solo dalle ore 18 alle 21, o per la Villa comunale, che chiude alle 23 nel periodo estivo. Non si comprende, quindi, lo "scandalo" sollevato artatamente per la regolamentazione degli orari di accesso sulla Muraglia (qualche avversario politico del sindaco ha addirittura parlato di "coprifuoco"....). NESSUN "IMPEDIMENTO" o "DIVIETO di ACCESSO" come si è voluto subdolamente lasciare intendere dai suddetti comunicati. L'' "Ordinanza Muraglia" è un provvedimento di CIVILTA'' e di ORDINE PUBBLICO. Con essa si è inteso regolamentare l''accesso dei visitatori al sito storico (regolamentazione che, chissà perchè, non era mai stata effettuata da alcuna amministrazione), soprattutto per tutelarlo e salvaguardarlo da quelli che (giovani e anche adulti), specie seralmente e nottetempo, come documentalmente provato agli organi di polizia locale, CC. e Prefetto, usavano trattenersi in gruppo per dare sfogo ad atti di inciviltà, con continuo disturbo della quiete, del riposo e delle occupazioni dei residenti (schiamazzi, urla, lanci di pietre e bottiglie contro le persiane, e ultimamente anche su passanti in via Dante !), oltre che deturpare il sito storico con scritte e disegni osceni, incisioni sui muri e imbrattarlo con resti di cibo e bevande, orina ed altro.... Ogni sera di ogni giornata, da almeno 4 anni a questa parte ! L'' ordinanza ha dunque una duplice finalità: salvaguardia e tutela del sito storico e tutela dei cittadini, residenti e NON. Una ordinanza che la passata amm.ne Natalicchio non volle mai adottare, nonostante le decine di istanze e denunce del Comitato Residenti, con le quali si segnalava la pericolosità di un sito lasciato alla "libera fruizione" (come vorrebbero i "compagni"), cioè alle scorrerie delle bande di vandali e di "birrieri" con spinello ! Quanto, infine, all''oggetto della subdola e diffamatoria contestazione circa i....vasi di piante e i pergolati che circondano le abitazioni private, qui va evidenziato, in sintesi, che la loro installazione presso la zona di pertinenza degli immobili di proprietà è del tutto legittima, in virtù di quanto stabilito anche da recentissime sentenze del Consiglio di Stato, secondo le quali "non occorre alcun permesso o autorizzazione comunale per installare strutture e coperture amovibili (quali fioriere, pergolati, recinzioni, stuoie in canna e bambù, tende), che siano poste a distanza legale secondo la normativa codicistica civile e del Codice della Strada e che siano funzionali alla migliore fruizione dello spazio esterno dell''immobile". Una polemica, quella scatenata nientepopodimeno che sui...vasi di piante dai "compagni" (tra i quali spiccano alcuni "giureconsulti" di chiara fama...) e dagli avversari politici del sindaco Minervini, da definire senz''altro capziosa, strumentale, mistificatoria , fuorviante e ...meschina. Questo è quanto. Per il Comitato Residenti dott.ssa Valeria Tangari


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