La crisi dell'amministrazione di centrosinistra a Molfetta è tutta del Pd. Il sindaco Natalicchio conferma: dov'è l'amore per la città?
I retroscena della crisi sull'ultimo numero della rivista mensile "Quindici" in edicola da questa mattina
MOLFETTA – Ormai è confermato: la responsabilità della crisi e dell’eventuale gestione commissariale di Molfetta è interamente del Pd e del suo segretario Piero de Nicolo, che invece di unire, divide e attacca la propria maggioranza: una cosa inverosimile.
A dirlo sono i fatti che il sindaco Paola Natalicchio racconta senza mezzi termini e con un pesante atto di accusa, per spigare alla città il motivo delle sue dimissioni: «Abbandoniamo le analisi, che possono essere "fuorvianti" – dice Paola Natalicchio -. Passiamo ai fatti. Nudi e crudi, degli ultimi 16 giorni. Dimissioni dell'assessore del Pd il 2 luglio. Lettera del sindaco immediata in cui sono respinte e richiesta di tornare in giunta a votare il bilancio. No del PD: o un assessore in più o usciamo dalla giunta. Votazione del bilancio senza l'assessore del Pd per scelta del Pd. Disponibilità del sindaco a "riequilibrare" la giunta a favore del Pd, obtorto collo. Comunicata al segretario cittadino e a quello regionale. Associazione vicina al Pd che svolge - nel cuore della crisi politica - una manifestazione contro l'amministrazione, nonostante tutto. Dimissioni del presidente della commissione urbanistica, consigliera del Pd, nelle stesse ore della manifestazione, nonostante tutto. Dimissioni difese dal segretario del Pd al tavolo di maggioranza, nonostante tutto. Difese dal presidente della commissione Affari generali del Pd al tavolo della maggioranza, nonostante tutto. Due dimissioni in due settimane: un assessore e un presidente di commissione del Pd. Una manifestazione pubblica contro l'amministrazione.
Una posizione ferma del segretario del Pd in difesa delle dimissioni di due cariche istituzionali, in nome dell'orgoglio Pd, dei diritti dei consiglieri comunali, dei "giusti equilibri". Dov'è l'amore per la città? Non chiedetelo a me, non sbagliate indirizzo. Mi hanno terremotata, per settimane. Non c'è niente di personale nelle mie dimissioni. Niente di psicologico. Sono dimissioni politiche. Che piaccia o no. Ci sono le carte sul tavolo, ci sono i fatti. Chi lavora per la pace e per l'unità rinuncia agli strumenti di guerra. Il Pd da 16 giorni non mi ha dato il piacere di valutare alcuna richiesta senza un ricatto sul tavolo. Porgo i miei sinceri complimenti. E le mie scuse alla città se non sono più disponibile a fare questa vita. Un sindaco non è una monade. Deve avere una squadra dietro che rema nella stessa direzione della corrente. Queste condizioni sono venute a mancare. Alzo le mani, con grande dolore».
La cosa più squallida di questa vicenda è che si è consumata una rottura, si è buttato all’aria un progetto e tradito il voto e la fiducia degli elettori per un fatto di poltrone e di vendette personali.
Il Pd a Molfetta è indubbiamente in grande difficoltà e rischia di sciogliersi come neve al sole, almeno a leggere le reazioni dei suoi elettori, ma anche dei cittadini. Una politica suicida come potete leggere nell’ultimo numero della rivista mensile “Quindici” in edicola da questa mattina a Molfetta, che racconta i retroscena di questo sabotaggio, del quale vi racconteremo altri particolari nei prossimi giorni.
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