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L'attuale oro votivo della Madonna dei Martiri
15 settembre 2014

Nel corso della processione annuale del Simulacro della Madonna dei Martiri, l’8 settembre, i fedeli e i curiosi ammirano l’oro votivo donato alla Vergine, fissato su un supporto di stoffa. Si vedono numerosi anelli con e senza pietre preziose, bracciali, spille, collane, catenelle, crocifissi, orecchini, medaglie, orologi, monete d’argento e di oro e diversi pesci di argento. Ora quest’oro votivo è conservato e custodito presso il Vescovado e all’occorrenza si mostra alla vista dei fedeli. Abbiamo già trattato in altra sede dell’oro votivo della Madonna dei Martiri nel XVIII sec. (C. PAPPAGALLO, Gli ex voto aurei della Madonna di Martiri, «La Madonna dei Martiri», 2001, n. 2 e 4), ora ci occuperemo delle vicende relative intorno all’oro votivo odierno. Nel 1828 il Vescovo di Molfetta, mons. Filippo Caracciolo, affidò ai Frati Minori Riformati il Santuario e i locali annessi, erigendo un convento. In seguito all’Unità d’Italia il nuovo Stato, avendo bisogno di denaro, nel 1866 emise una legge con cui sopprimeva diversi conventi e enti ecclessiastici, incamerando le proprietà di questi per poi rivenderle. Di conseguenza anche il convento e l’annessa chiesa della Madonna dei Martiri, dove vi erano i Frati Riformati furono incamerati dallo Stato e ceduti al Comune di Molfetta. A questo esproprio forzoso si oppose il Vescovo, adducendo che il complesso della Madonna dei Martiri non era di proprietà dei Frati Riformati, ma bensì della Mensa Vescovile. All’atto dell’esproprio anche gli ori votivi furono presi in consegna dal Sindaco pro tempore e affidati alla Congregazione della Carità di Molfetta. Si aprì un lungo contenzioso tra il Vescovo da una parte e lo Stato e il Comune dall’altro; dopo quasi un trentennio al Vescovo fu riconosciuta la piena proprietà degli immobili. Ignoriamo se durante le processioni dal 1867 al 1907 l’oro votivo venne esposto. Nel 1907, dopo la Fiera, l’allora presidente della Congregazione della Carità di Molfetta, Berardino Tattoli, volle liberarsi di questa custodia e invitò il Sindaco di Molfetta, Vito Balacco, ad affidare ad altri la conservazione dell’oro votivo. Per cui in quella occasione fu redatto un inventario alla presenza anche dell’orefice Ignazio Poli che valutò la consistenza e il peso. Ne diamo l’elenco. 256 anelli dal peso di gr. 563; 41 corniole di gr.145; 37 spille di gr. 316; concerto di amatista formato da una spilla e 2 orecchini d’oro di gr. 40; 193 coppie di orecchini di gr. 1.044; 24 rosettoni di gr. 120; una reliquia a forma di crocifisso con lamina di argento; un calice di metallo dorato con bicchiere di argento; una portella della custodia di argento; 4 candelieri di argento di gr. 1.270; un calice di argento di gr. 325; 2 pissidi e 3 piattini di gr. 680; un nastro di seta con 103 orecchini, 52 anelli e bottoni e spolettine di gr. 260; un nastro con 6 bracciali e 3 collanette di gr. 145; un nastro con 78 cerchioni, una collanetta e un pezzo di catena di gr. 140; un altro nastro con 61 rosettoni, 2 catenacci e 19 anelli di gr. 242; un nastro con 202 anelli di gr. 407; 10 lacci con brolocchi con crocetta, 20 collane e altra minuteria di gr. 570; 2 pesci di oro uno a forma di storioncino con la sigla L. S. C., l’altro a forma di capone più una collana con brolocco e anello di gr. 194; altri 9 pesci d’argento di gr. 500; spezzoni di vario genere di gr. 125; 4 rosettoni con brillanti di gr. 23; 2 anelli con pietre e diamanti di gr. 12; 12 orologi di argento. Durante la Sagra tenutasi nel 1908 l’oro votivo fu affidato al presidente del Comitato Feste Patronali, Cosmo Sallustio, per esporlo durante la processione. All’inventario, redatto dopo la Festa, furono aggiunti un bracciale d’oro donato da Benedetta de Gioia, un orologio d’argento con cornetto di oro donato da Germinario Francesco di Giuseppe, 1 coretto di argento con le lettere G. R. donato da uno sconosciuto. La cassetta con l’oro votivo fu poi conservata presso l’Agenzia del Banco di Napoli di Molfetta. Nell’inventario del 1909 furono aggiunti un anello d’oro donato da Ventrella Luisa di Francesco e un paio di bottoni di oro donati da Magarelli Laura. Dalla data dell’esproprio forzoso i Vescovi succedutosi alla guida della Diocesi di Molfetta hanno sempre rivendicato la riconsegna dell’oro votivo da parte del Comune di Molfetta, ma senza risultato. Il 27 novembre 1919 il Vescovo di Molfetta, mons. Giovanni Iacono, inviò ancora una volta una lettera al Commissario del Comune di Molfetta per riavere indietro l’oro votivo della Madonna dei Martiri, ricordando come lo Stato Italiano aveva già da tempo riconosciuto non dovuto l’esproprio e che l’oro votivo era un ringraziamento dei fedeli alla Madonna in segno di fede. Il 20 febbraio 1920 il Regio Commissario al Comune di Molfetta, Gerardo Palmieri, assistito dal tesoriere comunale, Antonio Panunzio, e dal segretario comunale, avv. Giuseppe Cioce, accolse la richiesta e consegnò al Vescovo di Molfetta, Mons. Giovanni Iacono assistito da Nicola Nisio, Padre fra’ Diomede Scaramuzzi, dall’orafo Tommaso Antico e da altri testimoni, l’oro votivo della Madonna. Si stilò un inventario che si trovò conforme ai precedenti in più fu aggiunto l’oro donato nel 1919 che consisteva in una collana, un orologio d’oro, un bracciale d’oro, un paio di orecchini, una spilla con moschettone, due paia di orecchini d’oro donati da Vincenzo Piazzolla di Barletta, un anello donato da Binetti Giovina fu Mauro e un anello donato da lo Basso Maria (Archivio Comunale Molfetta, Categoria 2, vol. 55, fasc. 6).

Autore: Corrado Pappagallo
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