“L’allontanamento forzato dalle funzioni religiose ha accresciuto il desiderio del divino”
Il vescovo della Diocesi di Molfetta, Giovinazzo Terlizzi e Ruvo, mons. Domenico Cornacchia è stato un punto di riferimento per tanti fedeli privati della funzioni religiose, e in particolare quelli della S. Pasqua, in questo periodo di quarantena. A lui si sono rivolti in tanti per un conforto e per un aiuto. Di questa situazione di emergenza senza precedenti don Mimmo ne ha parlato con “Quindici” in questa intervista. Come ha vissuto come vescovo il periodo di emergenza coronavirus e la quarantena? «Ecco mi permetto di dire che io personalmente ho vissuto questo tempo realmente in quarantena e cioè meditando, pregando un po’ di più, leggendo, studiando e poi soprattutto seguendo la situazione più a livello locale, a livello nazionale e poi a livello mondiale, condividendo e soprattutto soffrendo con chi è in una situazione di emergenza di lutto e di grave sofferenza». La mancanza delle celebrazioni liturgiche pensa possa portare ad un allontanamento dei fedeli dalla Chiesa? «Beh io dico assolutamente no, ritengo che l’astinenza sempre accresce il desiderio, o di qualcosa o di qualcuno, quindi anche nella vita religiosa, nella vita cristiana, il fatto di dover essere stati un po’ ai margini della frequentazione dalla Chiesa, dalla vita ecclesiale, io mi auguro, mi auguro davvero, che possa aver suscitato un desiderio maggiore del divino e del soprannaturale, perché sono certo che vedere, sentire, tramite il web non è come vedere, sentire di persona. Sono certo che questa esperienza, che spero ci stiamo lasciando alle spalle definitivamente, accresca la Fede nel Signore e l’amore per il prossimo». Quali attività la diocesi sta attivando per mantenere vivo il legame con i fedeli? «Posso dire in tutta coscienza che la Chiesa diocesana non solo non si è fermata ma ha intensificato la relazione con i propri fedeli, con la propria comunità, attraverso i mass media e attraverso quella infinita catena di iniziative, di mezzi, attraverso i quali noi siamo potuti entrare nel cuore della gente. Sono certo che la fantasia aiuti sempre a soddisfare i bisogni anche di natura spirituale e morale. Io invito tutti a non arrendersi mai, questo deve essere il nostro motto». Si è tornati a celebrare i funerali. Quando pensa sia possibile ritornare a celebrare la messa e con quali accorgimenti? «Abbiamo saputo esattamente due giorni fa che la CEI e il governo centrale hanno aperto le porte delle chiese dal 18 di questo mese di maggio con gli accorgimenti dovuti e, io direi, che siano sempre rispettati da noi in primis». In questo periodo critico quali sono le richieste più pressanti che riceve? «Io non nascondo che le richieste sono tante e varie, dalla vita sacramentale alla partecipazione alla messa, all’accostarsi alla Santa Comunione. Ma non posso nascondere che tantissime sono le richieste relative ad aiuti materiali e, per quello che posso, per quello che possiamo, noi dobbiamo avere sempre le mani bucate, ciò che riceviamo deve essere a beneficio di tutti. Io colgo questa occasione, carissimi, per dire grazie ai tanti e molteplici benefattori: chi ci ha donato del danaro, chi dei risparmi, chi non ha fatto una spesa e il ricavato e l’equivalente lo ha donato per uno scopo caritatevole e, soprattutto, io dico grazie alla Cei, la Conferenza Episcopale Italiana, che ha fatto sentire la sua vicinanza a tutte le diocesi d’Italia attingendo a quello che è l’8xmille, vale a dire quel salvadanaio in cui tutti i cittadini di buona volontà, e coscienti che la Chiesa è a loro servizio, mettono da parte e poi come vedete ritorna sempre a beneficio della stessa comunità. Noi, posso garantirlo, cercheremo di fare quanto è possibile verso tutti senza preferenze di nessuno e senza esclusione soprattutto di nessuno. Auguro a tutti un bel mese di maggio, una bellissima ripresa. Auguri e grazie direttore e lettori di Quindici». © Riproduzione riservata SPECIALE CORONAVIRUS FASE 2 L’INTERVISTA. Il vescovo mons. Domenico Cornacchia: non bisogna mai arrendersi “L’allontanamento forzato dalle funzioni religiose ha accresciuto il desiderio del divino” Il vescovo mons. Domenico Cornacchia