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Il sindaco di Molfetta Natalicchio scrive a “Quindici”: la macchina comunale non sta bene, ma i dipendenti si fanno in quattro per farla camminare
05 novembre 2014

«Caro Direttore,
nella giornata di ieri alcuni dipendenti comunali mi hanno avvicinato lungo i corridoi degli uffici di Lama Scotella e mi hanno espresso rammarico e risentimento. Avevano in mano un articolo stampato dal tuo giornale online. Mi hanno ripetuto: “Sindaco, è questo che pensi di noi?”. Ho letto l'articolo e da giornalista lo rispetto pienamente. Riporta, in sintesi e in poche righe, alcuni stralci delle mie riflessioni espresse durante il question time al Comitando della scorsa settimana. Una conversazione avuta con Mimmo Favuzzi durata più di due ore e peraltro interamente visionabile su You Tube.

Mi consentirai, però, di chiarire alcuni aspetti del mio rapporto con quelli che nell'articolo sono definiti “gli impiegati comunali” (espressione che, per dire, non ho mai usato nel Question Time del Comitando), perché ci tengo molto al benessere sul posto di lavoro e al rispetto dei lavoratori e non vorrei che, involontariamente, sia passato qualche messaggio sbagliato, che non fa bene alla loro immagine e, soprattutto, alla loro serenità.

In molti mi chiedono come sta la macchina comunale e me lo hanno chiesto anche durante la seduta pubblica al Comitando di qualche sera fa. A questa domanda ho risposto con franchezza: la macchina comunale non sta bene e sfido chiunque dei 250 dipendenti del nostro Comune a dire il contrario. Il problema riguarda soprattutto l’organizzazione, cosa che ho ribadito in varie occasioni. Non le singole persone, perché sulla onestà intellettuale, la correttezza e la generosità sul lavoro dei dirigenti Giuseppe Lopopolo, Lazzaro Pappagallo, Alessandro Binetti e Marilina D'Abramo non ho nulla da dire. E' un dato di fatto, però, che solo Lopopolo è un dirigente di ruolo, vincitore di concorso, peraltro per il settore Tributi. Gli altri dirigenti sono dipendenti, validissimi, di categoria D, che ho nominato su base fiduciaria e temporaneamente e che, generosamente e con competenza, lo ripeto, stanno svolgendo funzioni superiori, in attesa che si riesca a dotare il comune di Molfetta di una dirigenza ben assestata, in cui ogni settore abbia il suo punto di riferimento e una organizzazione capace di garantire quegli automatismi e quella buona divisione dei carichi di lavoro e delle responsabilità che fa girare bene un Comune come il nostro, il nono comune di Puglia, che si occupa ogni giorno di una città di 60 mila abitanti. Chiudo gli occhi e penso ai dirigenti che li hanno preceduti. Penso che Guglielmo Minervini aveva un segretario che a Molfetta è una specie di mito, il buon Lentini, e che lavorava con molti più dirigenti dei miei, ognuno al suo posto. Penso ai dirigenti degli anni di Azzollini, su cui nulla posso dire, caro Direttore, perché sono facili al ricorso in Tribunale a ogni mia parola. E di processi in Tribunale la città è anche stanca, perché non si può vivere ogni giorno all'ombra di Trani. 

I "miei" dirigenti lavorano sette giorni su sette, non meno degli altri, sia chiaro. Ma, certo, il caso D'Abramo, finito su Striscia la Notizia. Un tonfo, una brutta figura. Come faccio a non essere amareggiata? Marilina ha addosso due settori strategici, Affari generali e Welfare. La sua è stata una leggerezza, dettata da tante stanchezze, d'accordo. Un capitolo per me chiuso. Ma come faccio a dire che sono soddisfatta di come stanno andando le cose? Posso essere soddisfatta della determina di incarico sulle piste ciclabili pubblicata dal settore Lavori Pubblici? Scritta calcolando male le tariffe, rettificata, con quel “39.900 euro” che ha dato fastidio anche a me? Posso essere contenta delle dimissioni di Sabina Lenoci di quest'estate dal Settore Territorio, con tanti procedimenti ancora aperti? Dimissioni che raccontano come anche una selezione per avviso pubblico non sempre è la panacea di tutti i mali e raccontano anche tutta la difficoltà che attraversiamo nel gestire la transizione da una stagione complicata e piena di ombre a una normalità fatta di regole e pianificazione che, sotto i continui attacchi della demagogia di una minoranza rabbiosa e distruttiva, cerchiamo ogni giorno di impostare.

Un concorso all'anno. Questo è l'obiettivo che ho per aggredire il problema dei dirigenti del Comune di Molfetta. E proprio in queste ore è in pubblicazione il bando del nuovo dirigente del Settore Welfare, dopo che abbiamo approvato la scorsa settimana in giunta il nuovo regolamento sulla mobilità esterna. Non iniziamo a caso dal settore Welfare, dove è in corso una rivoluzione che i Cantieri di Servizio raccontano solo in parte, per bonificare “le politiche del bisogno” da clientelismi e ingiustizie e scommettere sulla attivazione delle platee socialmente in difficoltà e sul loro inserimento sociale. Proseguiremo con l'affrontare anche le altre criticità, non ultima la gestione della Ragioneria, che si confronta ogni giorno con le sfide complicate della nuova contabilità armonizzata, ma talvolta accumula ritardi nelle scadenze e nei pagamenti che mi fanno sbattere i pugni sul tavolo. Non dovrei farlo?

Veniamo agli “impiegati comunali”. Al question time del Comitando ho detto cose oggettive, che non devono offendere nessuno. Ho detto che siamo pochi: 250 appena, a fronte di un fabbisogno che è almeno del 30% in più. Ho detto che l'età media è alta: supera i 50 anni. È così. Ho detto che prevalgono le categorie B e C e ci sono poche D. Pochissime. E questo svuota di “middle managment”, cioè di quella classe intermedia tra dirigenti e impiegati esecutivi,  ed è per questo che il Comune si trova ad affidare alle categorie B e C spesso responsabilità che sarebbero di altri. 

In Ufficio tecnico abbiamo moltissimi geometri, ma abbiamo bisogno anche di architetti e di ingegneri, per le progettazioni delle opere pubbliche e per rafforzare il parco progetti da candidare ai bandi, senza ricorrere sempre agli incarichi esterni. Ad oggi, le assistenti sociali che fanno “segretariato” e quindi ogni giorno affrontano la platea della Molfetta in difficoltà, tra minacce e aggressioni fisiche e personali, proiettili in busta e ruote delle macchine tagliate, sono solo tre. 

Nel nostro asilo nido le educatrici hanno un'età media molto alta. Lamentano stanchezze, chiedono rinforzi. Stanno arrivando, ma ogni giorno è dura. Il comando dei vigili urbani ha, ad oggi, un comandante “precario” e facente funzioni, unica categoria D con laurea di tutto il comando. Un generoso vice-comandante, unica altra categoria D. E poi una schiera di meno di 40 vigili-marescialli, con molte 104 e alcuni pensionamenti imminenti, che ogni giorno con fatica e passione ma con numeri bassissimi devono presidiare tutto il territorio, zona industriale completa. Tutti attaccano i vigili, ma vorrei farvi girare un giorno con loro in città. Pochi e dappertutto. Non è facile nemmeno per loro. E' per questo che stiamo mandando avanti il famoso concorso dei vigili, che qualcun altro convocò e basta per ragioni elettorali. Abbiamo riattivato il processo, incaricato una ditta che lo gestirà ed entro la fine dell'anno ci sarà la preselezione. Intanto, sia al nido che al Comando facciamo fatica a fare i turni.

Questo è il Comune a cui si chiedono miracoli. Questa è la “macchina scassata” di cui ogni tanto parlo e su cui, insieme al Segretario generale e alla giunta, stiamo lavorando per intervenire. Che in questa macchina ci siano stati episodi eclatanti di carte che sono uscite senza autorizzazioni, dall'inizio del mio mandato, è cosa nota. Hanno avuto il chiaro sapore di boicottaggi. Non so chi è stato a far uscire le carte e così ho alzato la voce con tutti. Ho affisso una mia comunicazione ai dipendenti ricordando che esistono delle regole sull'accesso agli atti e sul segreto d'ufficio davanti a tutte le macchine su cui si timbra il cartellino, è vero. Ho ricordato che a violare la legge si rischia grosso. E lo rivendico. Nessuno, nemmeno uno su 250, può permettersi di boicottare l'attività del Comune, al servizio dei cittadini. Ma mai ho fatto di tutta l'erba un fascio e la retorica del “dipendente-fannullone” la lascio volentieri ad esponenti nazionali del centrodestra. 

I dipendenti del Comune di Molfetta mi hanno dimostrato, anche sventolando l'articolo di Quindici che li ha fatti così arrabbiare, che hanno l'orgoglio di lavorare per la loro città e hanno rispetto della loro bandiera (ho fatto mettere una bandiera biancorossa su ogni sede comunale, per ricordare a tutti che lavoriamo per Molfetta e basta) e del loro Sindaco. Per questo, uno ad uno, io li ringrazio e li invito a fare sempre più e meglio per aggiustare tutti insieme, bullone dopo bullone, la macchina amministrativa che ogni giorno cammina grazie alle loro braccia e alle loro gambe.

Paola Natalicchio»

Caro sindaco,
ti ringrazio per la lettera, che permette di fare chiarezza e definire meglio la situazione del personale del Comune (il riferimento dell’articolo, comunque, non era alle persone, ma al corpo complessivo del personale comunale, carente di organico e di figure specialistiche: forse, avremo dovuto scrivere “personale” e non “dipendenti”). Verso le persone, prese singolarmente, anche noi abbiamo grande rispetto. Molti dipendenti conosciamo personalmente e stimiamo anche per il loro non facile lavoro. Questo è bene chiarirlo subito, per evitare equivoci, soprattutto da parte degli specialisti nel gettare fango e veleno su di noi, fra cui si annida anche qualche dipendente politicizzato e istigato all’odio nei nostri confronti. Non ho difficoltà a pubblicare la tua lettera, proprio perché “Quindici” persegue da sempre l’obiettivo della chiarezza e della verità, nella sola finalità, che ritengo anche tua, di perseguire il bene comune e la riscossa di questa città, degradata da anni di malgoverno e da una politica sbagliata che ha fatto dimenticare le vere priorità e i bisogni della gente. Ecco perché tale politica abbiamo sempre criticato in quella che riteniamo una battaglia di civiltà della stampa libera: perseguire gli interessi dell’opinione pubblica e quindi dei cittadini.

Il riferimento alla competenza e preparazione dei dipendenti, forse nell’articolo è troppo sintetico e potrebbe generare equivoci che tu chiarisci bene anche dalla tua lettera.
Spiegato questo e, augurandoci di avere anche a Molfetta quelle figure professionali che oggi mancano, sono d’accordo con te nella necessità di sanzionare tutti coloro che boicottano l’amministrazione comunale, in questo dimostrando malafede e scarsa professionalità. Del resto quando gli altri media locali, con scarsa professionalità e sotto l’influenza del centrodestra, urlavano allo “scandalo” della dirigente D’Abramo per aver trasferito se stessa da un ufficio all’altro, un fatto censurabile che anche noi abbiamo criticato, anche se ci è sembrato più frutto di ingenuità che di malafede, “Quindici” è stato l’unico a riportare la vera notizia SCANDALO: la fuga di documenti. Nel nostro mestiere, come sai, la professionalità sta soprattutto nella capacità di distinguere tra la falsa notizia gonfiata ad arte, con l’obiettivo di nascondere la vera notizia: è più scandaloso il dipendente che trasferisce se stesso, atto che sarebbe stato comunque annullato o quello che passa documenti riservati ai propri referenti politici (atto perseguibile anche penalmente)?
Per questo ci fa piacere, dopo il nostro articolo, che il sindaco abbia deciso di prendere posizione contro il boicottaggio (ricordiamo agli interessati che il danno si riflette non sulla persona, ma sull’intera città) e quella fuga di notizie  senza precedenti che squalifica sia i dipendenti comunali che lo praticano, sia i consiglieri comunali del centrodestra che se ne servono (o lo sollecitano?), contribuendo così indirettamente all’illecito comportamento.
In conclusione, stiano tranquilli i dipendenti comunali (quelli non politicizzati, questi ultimi sono abituati a sventolare ben altro): nessuna criminalizzazione da parte di “Quindici”. Auguri all’intera squadra dei dipendenti comunali intenta a sistemare i bulloni di una macchina sgangherata, che abbiamo sempre criticato, ma che ci auguriamo possa riprendere a funzionare nell’interesse dei cittadini e di questa Molfetta, che vogliamo tutti veder crescere e prosperare, cancellando il suo infausto, degradante passato, fatto di scandali e malgoverno. Ma questa città ha bisogno soprattutto di pacificazione (ricordo l’esempio, già citato, della collaborazione dei sindaci di parte avversa di Matera e Lecce per la capitale europea della cultura) e non di odio diffuso a piene mani durante la campagna elettorale, e alimentato ancora oggi, da chi non si rassegna alla sconfitta e viola le regole della democrazia, verso la quale dimostra disprezzo. Non dobbiamo mai dimenticare che Molfetta resta la città di don Tonino, profeta di pace e fratellanza.

Felice de Sanctis

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