Il ladro di presepi
Il racconto
Tommaso fanciullo di dodici anni, occhi scaltri, corpo gracile ma scattante, vero scugnizzo molfettese è una vera anguilla guizzante. Non gli piace studiare. Allo studio ama anteporre la corsa. Non sta mai fermo. Un bimbo che da sempre ha destato molte preoccupazioni nella sua famiglia, nei suoi maestri e professori. Abita nel centro storico, un borgo marittimo meraviglioso anche se un tantino decadente. Via Piazza, spina dorsale del borgo molfettese taglia in due una lisca di viuzze. Lui abita proprio in fondo. Un piccolo tugurio disposto su due piani e un’umidissima cantina. Bisogna lavorare nella sua famiglia. Suo fratello Corrado, otto anni è sulla sedia a rotelle per essere caduto anni prima dalla scogliera della Cala prospiciente il Duomo. Mamma Girolama aveva speso tutte le sue preghiere a San Corrado e alla Madonna dei Martiri. Sono loro i patroni della città. Mina, come la chiamavano tutti pensava che se un Dio c’è non può fare languire un bambino per tutta la vita su una sedia. Le sue preghiere però erano state vane. La diagnosi dei dottori era stata implacabile. Paralisi delle gambe. Il piccolo Corrado non avrebbe più potuto rincorrere suo fratello, giocare facilmente all’aria aperta, semplicemente godere della libertà che due gambe agili possono conferire ad un fanciullo. Questa condanna era parsa a tutta la famiglia un oltraggio. Il papà dei due piccoli, Sabino, che portava sul suo peschereccio come statua di prua il busto della Madonna protettrice dei pescatori, l’aveva rimossa, così, come sfregio alla fede. Ma torniamo al piccolo Tommaso. Il Natale sta arrivando. Siamo già a fine novembre e come si sa l’8 dicembre in occasione dell’Immacolata concezione di Maria Vergine si allestiscono i presepi. Quella birba si era messo in testa che avrebbe fatto sì quest’anno il suo presepe ma rubando letteralmente un personaggio da ogni chiesa. Aveva così iniziato a trafugare un pastore in cartapesta dalla chiesa di San Pietro, a due passi da casa sua; una pecorella di terracotta da Sant’Andrea. La zitella Maddalena poi l’aveva quasi sorpreso a rubare dal Duomo una grotta con un flautista, vera icona d’un Presepe coi fiocchi, ma lui, gatto a sette vite era riuscito a farla franca inventandosi una scusa prima di nascondere la refurtiva sotto la larga felpa rossa. Da Santa Teresa è riuscito a rubare due lavandaie, dal Sacro cuore un’altra pecorella in cartapesta e un gallo canterino; dall’Immacolata addirittura un mulino automatico e un pozzo. Dal Purgatorio poi in serata quando il sagrestano si era giusto allontanato per fare un suo bisogno era riuscito a sottrarre due pastori e un foglio di cielo stellato. Mancavano i Re Magi. San Domenico ne ha di bellissimi. S’è fatto così aiutare da un’altra teppa, un certo Andrea detto il porcaro. Sono stupendi: Baldassarre, Gaspare e Melchiorre con i loro doni evangelici in groppa a tre cammelli bardati a festa. E’ riuscito anche a portare a casa una stella cometa di un metro di lunghezza. Incredibile Tommaso! Un concentrato d’astuzia, intelligenza e scaltrezza messi a disposizione d’un piccolo diavolo. Nel giro d’una settimana ha trafugato più di venti pezzi! * * * La voce ha cominciato a spargersi in città. Sollevando mille ipotesi. C’è chi sostiene che vi sia una setta che utilizza questi ninnoli mettendoli a disposizione del maligno; c’è chi dice che sicuramente v’è un commercio tra rigattieri e furfanti; c’è chi dice che evidentemente è in atto una vera speculazione di bande di giovinastri e così via. Tutti però sono alla ricerca del colpevole. Ci s’accorge che tanti sono i personaggi rubati. Ne manca solo uno: quello del “Ninnello”, Gesù Bambino. La Diocesi partecipa alle trappole per incastrare il ladro dei presepi. Così ormai si è battezzato il reo. Colpirà ancora? Terminerà l’opera aggiudicandosi l’ultima reliquia? Naturalmente la più importante. * * * Sono passati dei giorni e non si sono registrati furti di statuette di Presepi. Naturalmente tutte le chiese di Molfetta sono corse ai ripari. C’è chi ha potenziato la guardianìa, c’è chi ha messo le videocamere all’interno della Chiesa; c’è chi addirittura ha pensato di far fare dei turni ai propri fedeli. Si è giunti così lentamente alla Vigilia del SS. Natale. Siamo in Cattedrale. La celebrazione dopo il mese di Avvento sta per cominciare. I fedeli sono tanti. Accorsi ad accogliere ancora una volta nel proprio cuore la Speranza di sapere che non siamo stati gettati così quasi per caso nell’universo. Il Vescovo celebra la SS. Messa. Una celebrazione con tutti i crismi onorati. E’ giunto il momento nel quale il Bambinello viene portato in processione e deposto nella mangiatoia. Il vescovo così dice: «Siamo davvero delusi dagli atteggiamenti di qualche bontempone che si è preso la briga di rubare le statuette dei presepi nelle chiese della nostra città!»; «Ci piacerebbe davvero sapere chi sia stato, per dirgli o… dirle di redimersi e riportare la Sacra refurtiva laddove ha comminato questo furto!» e aggiunge «quantomeno ci risulta che le mangiatoie siano state risparmiate. Dunque Bue, asinello e Santo Gesù Bambino hanno potuto abbellire i Presepi della nostra città!» e infine «speriamo solo che siano finiti in buone mani e non in brutti mercati. Davvero siamo increduli come comunità. Ci piacerebbe davvero guardarli in faccia questi ladri!». «Io, sono stato io!!». Tommaso che era rimasto acquattato per tutto il tempo tra il confessionale della navata e la scura panca occupata dai fedeli era sbottato e così aveva continuato: «ho un fratellino paraplegico che non può pregare nelle chiese. Non possiamo portarcelo noi. Quand’eravamo bambini mamma e papà ci portavano a San Domenico a vedere quelle bellissime statue. Gli ho voluto fare un regalo. Ho costruito un presepe nella nostra stanzetta. Abitiamo qui nel centro storico. Non abbiamo niente. Noi siamo poveri. Avevo già deciso di restituire tutto dopo la befana! Venite, venite a vedere il presepe che ho fatto per Corrado a casa mia!». Tutti erano increduli. Certo le parole di Tommaso avevano spiazzato tutti. Stava dicendo la verità quel moccioso dall’aria furba? «Io ti credo bambino. E ti chiedo scusa a nome di tutta la comunità». Sentenzia il Vescovo: «Questo è un Natale diverso allora! Forse è il vero Natale e la povertà di questo bimbo ci ricorda la nudità di Cristo venuto al mondo non per osannare i simboli del potere ma per richiamare la Bellezza della Santa povertà». E aggiunge: «mettiamoci tutti in cammino con la nostra Santa Mangiantoia e andiamo dove il nostro Dio dice di andare attraverso l’innocenza e la grazia di questo ragazzetto». Così tra l’incredulità dei presenti tutti uscirono in processione dalla chiesa. I cantori ed i musici osannavano la Santa Grazie della Vergine Maria. I chierici portavano in alto con le loro braccia l’Asinello e il Bue e il piccolo Tommaso aveva avuto licenza di portare con le sue mani il Bambinello. La favola aveva avuto così un lieto finale ed avevo aperto le porte ad un Magico Natale. © Riproduzione riservata