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Il cambiamento che accade: ricordo di Guglielmo Minervini ad un anno dalla morte
15 settembre 2017

A un anno di distanza dalla scomparsa dell’assessore regionale ed ex sindaco di Molfetta Guglielmo Minervini, figura emblematica del panorama politico regionale e non solo, la Fondazione che porta il suo nome ha scelto di ricordarlo nella maniera più consona al suo stile: con un convegno sui temi della politica e dell’economia, in particolare sulle politiche giovanili, sul buongoverno e sulla buona politica, sulle condizioni sociali della Puglia. Un confronto a più voci che ha coniugato tavola rotonda, presentazione di libri e teatro, sul tema “Il cambiamento che accade: visioni, idee, dialoghi e prospettive”. Tutto ha preso il via proprio dal testo di Guglielmo Minervini “La politica generativa: pratiche di comunità nel laboratorio Puglia”. Generatività, fiducia, buone pratiche, giovani, speranza sono state le parole chiave che hanno animato la tavola rotonda, alla quale hanno preso parte Giuseppe Veltri e Giuseppe Di Caterino, autori del libro “Fuori dalla bolla”, e Leonardo Becchetti, autore del volume “Le città del ben-vivere”. «Siamo nell’epoca della carestia della speranza» ha affermato Leonardo Becchetti, per il quale la soddisfazione di vita, la ricchezza di senso è qualcosa di più complesso della convinzione “più denaro è meglio in assoluto”. Poiché «l’Uomo è un ricercatore di senso... la povertà di senso della vita é una vera malattia, aumenta il rischio di mortalità». La soluzione sarebbe proprio nella generatività di cui parlava Guglielmo Minervini. «Essere generativi - secondo Bianchetti significa - fare qualcosa che ha valore per me e che abbia valore anche per gli altri, per molti altri». È necessario partire dai territorio, vedere di affrontare la sfida posta dalle nuove tecnologie e dalla globalizzazione, osservare echi la sta vincendo, chi sta creando buon lavoro. «Abbiamo trovato 400 esempi di. Ione pratiche – ha proseguito Becchetti – Oggi dobbiamo fare questo lavoro: raccogliere buone pratiche, disseminare buone pratiche, impegno e cittadinanza attiva. Il vero fine dell’economia e della società nell’ottica della generatività sta nel rendere tutti attivi, nel far sì che tutti si sentano protagonisti». A proposito della fiducia, Beppe Veltri ha sottolineato «quando si analizza la società, si analizza il comportamento economico delle persone, si analizza anche lo stato di fiducia. Il tema della fiducia è molto interessante: senza di esse molte attività, economiche e non, sono difficili da realizzare. «Essere nello stato di povertà – ha proseguito - può essere definita una “tassa sulle capacità cognitive”, sulla capacità di prendere decisioni. La politica, di solito, ha scelto due strade: incentivi economici (far pagare meno tasse) o dare maggiore informazione per favorire le scelte corrette: entrambe non funzionano». Sulla stessa linea Becchetti, che ha evidenziato come non si sia tenuto conto del fatto che è venuto meno il paradigma che ha retto la società occidentale nei decenni precedenti, ossia la possibilità che lavorando si potesse costruire per sé una vita migliore rispetto a quella dei propri padri e aspirare a un futuro migliore per i propri figli. L’errore compiuto dai cittadini, secondo i relatori, è staro quello di affidarsi ‘‘all’uomo della Provvidenza’’ di turno invece di comprendere che non esiste, esiste invece la società attiva. Nel corso del dibattito è stata messa in evidenza anche la difficoltà di reperire informazioni affidabili su internet, cosa che acuisce la sfiducia nelle istituzioni. È necessario, invece, potersi fidare delle Istituzioni, fiducia che, però, deve essere reciproca. Una proposta potrebbe essere quella di costruire dei percorsi che aiutino le persone a costruire questa fiducia. Al convegno è stata presentata la proposta di legge di iniziativa popolare su ‘‘Pari opportunità generazionali’’, una «eredità di Guglielmo che abbiamo deciso di raccogliere» l’ha definita Giulio Calvani. Guglielmo Minervini, infatti, stava da tempo lavorando sul testo di legge, un provvedimento innovativo che parte dal presupposto che, come si legge nel preambolo, «I giovani sono la risorsa più pregiata di cui dispone la Puglia per la sua crescita democratica, lo sviluppo culturale, sociale, ambientale ed economico del territorio. Liberare e valorizzare le energie giovanili significa dotare la Puglia del fattore di innovazione decisivo per elaborare le risposte alle sfide del cambiamento poste dalla crisi. La piena partecipazione dei giovani come protagonisti di tutti gli ambiti della vita regionale è, inoltre, indispensabile per garantire un senso nuovo di comunità, equa, sostenibile e solidale, basata sul principio delle pari opportunità tra generazioni». Gli obiettivi di tale legge sono supportare i giovani nel raggiungimento dell’autonomia, per renderli protagonisti attivi e consapevoli della loro crescita individuale e di quella sociale della comunità; promuovere l’attivazione, la capacità di scelta, l’espressione del talento e la progettualità di tutti i giovani, specie dei più fragili, incidendo sulle condizioni che impediscono di progettare la propria vita; prevenire e combattere le gravi e ormai insopportabili forme di discriminazione e di esclusione sociale dei giovani, in una prospettiva di pari opportunità tra le generazioni; sostenere la realizzazione di accordi locali e progetti integrati, la nascita di reti e collaborazioni per la condivisione e l’utilizzo di risorse, non solo finanziarie; stimolare nella generazione giovanile la maturazione di uno spirito aperto che alimenti la vocazione della Puglia come terra di cerniera tra la dimensione europea e quella mediterranea. Non una legge ‘‘per i giovani’’ ma uno strumento per cercare di valorizzare e riattivare talenti, energie, capacità presenti nella nostra regione. Guglielmo Minervini ha lavorato alacremente alla sua stesura ma non ha fatto in tempo a presentarla in Consiglio. Ora il testimone passa ad altri: «Metteremo a disposizione di partiti e movimenti il lavoro che è stato fatto – ha assicurato Giulio Calvani – ma è necessario raccogliere 12.000 firme in pochi mesi. Un lavoro al quale ci dedicheremo subito dopo la pausa estiva.». «Guglielmo è stato l’Assessore alle Politiche Giovanili – ha ricordato Vito D’Ingeo – ma prima è stato il Sindaco delle Politiche dell’Infanzia. Nel 1999 Molfetta ha ospitato il 3° forum ‘‘verso le città della sostenibilità dei bambini e delle bambine. Venne scelta perché nel 1998 e nel 1999 si era fregiata del titolo di ‘‘Città amica dei bambini e delle bambine’’, a Molfetta nasceva il Consiglio Comunale dei Ragazzi, l’urbanistica partecipata, l’occupazione delle periferie con attività sportive, attività teatrali o legate al cinema». Non a caso la Fondazione ha scelto di concludere la serata con uno spettacolo teatrale, il monologo “Rita” presentato da Kuziba teatro, scritto e interpretato dalla bravissima attrice Raffaella Giancipoli. Kuziba teatro è una compagnia nata grazie a Principi Attivi (altro intervento a favore dei giovani ideato e promosso da Guglielmo Minervini), una compagnia che ha portato il teatro nei paesi più piccoli della Murgia o, comunque, fuori dai consueti circuiti teatrali. “Rita” si è rivelato un intenso, doloroso, monologo in cui si affronta un tema molto forte, quello della violenza in ambito domestico. Il talento di Raffaella Giancipoli ha creato una immediata empatia col pubblico che si è appassionato e indignato, partecipando alle emozioni trasmesse e condivise dal testo e dall’interpretazione.

Autore: Isabella de Pinto
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