I “Maestri” di Gaetano Grillo alla Fondazione Vincenzo Maria Valente
Inaugurata anche la nuova sede del sodalizio che allarga gli orizzonti anche all’arte e all’editoria
È stata inaugurata con positivo riscontro di pubblico la personale “Maestri” dell’artista Gaetano Grillo, docente presso l’Accademia di Brera. Con la mostra è stata inaugurata anche la nuova sede della Fondazione Vincenzo Maria Valente, promotrice dell’iniziativa, situata in via Amente 9 (nell’abitazione del maestro stesso), nel centro storico molfettese. A tagliare il nastro in occasione del vernissage il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, in virtù della sinergia che connota il rapporto tra la fondazione e le istituzioni cittadine. A introdurre i discorsi dell’artista, presente all’inaugurazione, e del critico d’arte Gaetano Centrone è stato l’intervento del presidente della fondazione, l’avvocato Rocco Nanna (alla manifestazione ha presenziato anche il vicepresidente, prof. Matteo Azzollini). Nanna ha rimarcato come l’appuntamento con i “Maestri” di Grillo voglia rappresentare l’occasione per un allargamento di orizzonti da parte dell’organizzazione. Agli interessi prettamente musicali si affiancheranno l’attenzione al mondo dell’editoria e dell’arte e la promozione di eventi culturali di varia natura, in collaborazione con l’amministrazione cittadina. L’avvocato ha inoltre presentato le numerose manifestazioni che avranno luogo già nel mese di dicembre e nello scorcio iniziale del 2018. In particolare, imminenti sono la presentazione di un libro di Ugo Sbisà sulla storia del jazz in Puglia (14 dicembre) e, in data 21 dicembre, in Cattedrale, il concerto (evento già sold out) di Peppe Servillo e Ambrogio Sparagna. Il presidente ha inoltre annunciato la prossima sottoscrizione, in data 11 dicembre, di una convenzione tra la Fondazione Valente e l’ateneo barese “per la collaborazione in future attività artistiche e culturali”. A conclusione della manifestazione, ha poi offerto ulteriori anticipazioni sui progetti cui l’organizzazione intende lavorare, tra i quali segnaliamo la pubblicazione di inediti di Mino Maccari. Per l’occasione Gaetano Grillo ha offerto in esposizione alla Fondazione Valente “una cartella di 16 gouaches di grandi dimensioni dedicate ai maestri della pittura antica e moderna”, alle quali ha aggiunto una serie di ulteriori quattro opere. L’artista, di fama internazionale, nella serata precedente aveva presentato presso la Fabbrica San Domenico, in presenza anche dell’artista Omar Galliani, il catalogo “Alphabet”, realizzato per i tipi dell’Immagine. Tale catalogo offre la chiave di decrittazione dell’alfabeto grillico, ideato da Grillo stesso, “raccogliendo lettere, segni, simboli e icone che in tutti i tempi e in tutte le civiltà sono stati adoperati nella scrittura e attribuendo valore semantico a ciascuno”. La mostra dei Maestri si inserisce felicemente nell’itinerario artistico di Grillo, percorso che affonda le radici nella categoria della mediterraneità, intesa nelle sue valenze archetipiche e, pertanto, nelle sue stratificazioni nell’immaginario collettivo. Il pittore è fortemente consapevole delle nuove prospettive dischiuse dall’era della globalizzazione, quella che ha tradotto in realtà l’ossimorico concetto della “piazza globale”. Nella rete viaggiano icone di ogni provenienza e di ogni matrice, in una felice contaminazione che valica le barriere diacroniche e geografiche. Così, muovendo dall’idea già ben espressa dal Rajna che il nuovo non rappresenti altro che la “metamorfosi del vecchio”, il pittore si cimenta con capolavori dell’arte umanistico-rinascimentale (si pensi a Piero della Francesca o alla celeberrima Monna Lisa del da Vinci), ma anche con uno dei più celebri nudi di Modigliani o con la figura femminile in primo piano di Dove vai? di Paul Gauguin, sensuale capolavoro thaitiano. Grillo ‘ritaglia’ le immagini, isolandone gli elementi che intende rimodulare; la particolare tecnica garantisce il conseguimento di nuove cromie, che completa l’opera di “riscrittura” del classico, con gusto tipicamente postmodernista nell’arte del montaggio. Non è casuale come ogni opera in gouache rechi la firma dell’autore del modello, redatta però in grillico, elemento che funge da trait d’union tra l’opera rievocata e il suo ricreatore, artefice, appunto, di quest’alfabeto. Operazione che filosoficamente sembra rivendicare all’azione di rimescolamento dei moduli culturali migranti dell’era globale anche gli immortali capolavori dell’arte, che, proprio come le icone dell’Alphabet, attraversano i secoli e divengono fonte di nuova ispirazione e, come in questo caso, significanti di un’operazione “metalinguistica” di pregio. © Riproduzione riservata
Autore: Gianni Antonio Palumbo