Gravidanze patologiche e natali nuovi
Il vecchio ordine sta morendo, un nuovo non è ancora nato. È questo il momento in cui possono apparire dei mostri. È sorprendente nel periodo di Covid l’attualità di questo timore che Gramsci manifestò nel 1930. Un primo mostro sta negativizzando le relazioni intergenerazionali. La pandemia impone ai nipoti di proteggere i nonni, che invece prima garantivano la continuità degli affetti. I bimbi ora sono diventati più forti dei nonni, che non devono uscire di casa. Eppure, per converso, più garantiti sono gli anziani almeno dalla pensione sociale, mentre un bambino su quattro vive o rischia la povertà. L’altro mostro sta abitando addirittura la scuola, che per questo si preferisce tenere chiusa, mentre insistono ad aprire le stazioni sciistiche. Viene reclamizzata la DAD e in Puglia il governatore, unico in Europa, impone quella in sincrono. A Molfetta, poi, si vede di tutto, da una minoranza di docenti rimasta comodamente a casa per il rifiuto di fare didattica in presenza, ad alcune scuole primarie poco preoccupate di garantire quella a distanza con sufficienza. Così, anche da noi, i ragazzi non hanno un apprendimento significativo e pagano seri costi sia psicologici che di benessere economico, perché in sole 14 settimane la DAD può far perdere loro fino a 21 mila euro nell’arco dell’esistenza (calcoli Fondazione Agnelli su modello della Banca Mondiale). La mostruosità è che tale impoverimento complessivo non potrà essere eliminato in alcun modo, né con gli assalti ai portali per assicurarsi qualche bonus, né con “ristori”. Si aggirano, poi, altri mostri. «Un italiano su tre soffre di disturbi psichici dovuti all’isolamento ». Non m’intendo di economia, ma leggo che viviamo la crisi economica e sociale più grave dalla seconda guerra mondiale. Dopo i primi mesi di pandemia la Coldiretti stimava che in autunno quattro milioni sarebbero stati gli italiani ad aver letteralmente fame. A luglio si riteneva che circa 24 milioni di cittadini avessero risorse per resistere tre mesi, poi non avrebbero avuto più soldi per pagare spese essenziali come cibo e riscaldamento. La Banca d’Italia aggiungeva che il 40% avrebbe avuto problemi a continuare a pagare il mutuo o l’affitto di casa. Ora siamo a dicembre e non sono ancora consolidati gli effetti dei mesi aggiuwntivi di crisi. In tale condizione si trova pure Molfetta. La Regione ha stanziato somme a favore di quanti hanno subito una perdita del proprio reddito e non dispongono di sufficiente liquidità per pagare il canone di locazione. E mentre i molfettesi si affannano a presentare entro l’8 gennaio la domanda per beneficiarne, devono impattare con una situazione gravissima: Appaltopoli, 23 indagati, compreso il sindaco costretto a giurare di non aver mai potuto generare un’amministrazione infangante. Si sta accertando se il genitore ha avuto un gran daffare e non ha potuto immaginare il tempo eventualmente trascorso dalla prole in giochi di strade e con troppi soldi in tasca, forse con qualche nipotina di non si sa chi per un rinnovato bunga bunga. Certo egli deve difendere il buon nome suo e della città, rinforzare l’azione del magistrato, liberare la sua amministrazione dalle accuse di aver favorito la caduta dell’economia cittadina per l’invenduto crescente nell’edilizia ormai drogata, lo sbilancio delle economie di famiglie che per decenni hanno investito i propri risparmi nell’acquisto di case, l’ascesa al potere di speculatori che volutamente perseguono l’imbruttimento del territorio e l’inquinamento della legalità. È mostruosa la congettura che il decantato museo all’aria aperta sia il segno della irrisione dei bisogni del popolo e della sua vita etica. In questo grigissimo panorama non mancano schiere di persone prodigate all’inverosimile per prestare cure e sollievo di ogni genere. La loro abnegazione consente di tornare a respirare senza mascherine e di scambiarci gli auguri sia di un Natale riuscito che di un anno proprio nuovo. Incominciando col primo augurio. Siccome sarà Natale, memoria di un evento religioso, va di cuore all’ordinario diocesano Mons. Domenico Cornacchia: che sia più esplicita la sua attenzione ai problemi della legalità, come testimoniò coraggiosamente quando fece suonare le campane a morto per aver appreso “con dolore, amarezza e profonda delusione la notizia della soppressione del secolare Tribunale di Lucera”. Egli è la più grande autorità morale che ci rimane, ha girato le parrocchie, ha un rapporto diretto con le vivacità e pigrizie della città. Per questo è l’ala di riserva che può dare a tutti, senza che nessuno lo tiri per la tonaca, uno slancio maggiore e mai sufficiente verso la giustizia, l’eliminazione del sospetto, la trasparenza dei comportamenti, la dignità delle istituzioni, il valore delle evidenze etiche che non trovano facili monumenti e benedizioni, ma che restano, perché rafforzano il codice della coscienza morale, nonostante i baciamani e i giudizi dei tribunali. Il secondo augurio va, allora, ai partiti, che siano serbatoi di valori e non di eccitato consenso a contenuti scelti da un piccolo gruppo e poi imposti agli elettori. Così, anche a Molfetta, la riduzione al minimo dei rapporti con l’elettorato permette a quel gruppo sia di moltiplicare i privilegi e il potere, sia di ingannare la gente, come sta avvenendo sulle cause della ripresa della pandemia, dopo un periodo estivo reso volutamente frivolo per meglio raccogliere consensi nelle elezioni regionali. Questo è un augurio supportato dall’enorme sforzo del mondo del volontariato, che contrasta il progressivo intorpidimento della partecipazione alla vita sociale, nutrito di superficialità e invenzione di untori, a partire dal dio che manda il Covid e finire all’immigrato che lo sparge. Lo si è visto ancora di più durante il lockdown con il controllo delle situazioni dolorose e delle reazioni scomposte in sinergia con lo stato: spacci alimentari, centri di assistenza, bonus spesa, cassa integrazione, ecc. Un augurio chiama l’altro. Va alle associazioni culturali e agli organi di informazione, affinché contribuiscano alla crescita dei molfettesi nella capacità di ragionamento critico e alla liberazione dal servilismo, dallo scetticismo e dalla passività. Qui mi avvalgo del suggerimento del nostro maestro Riccardo Muti, che proprio in questo malaugurato periodo ha allertato: “L’impoverimento della mente e dello spirito è pericoloso e nuoce anche alla salute del corpo”. Di cultura in cultura viene fuori un altro destinatario di auguri, cioè la gioventù, pure di Molfetta, costretta dalla pandemia a restare dipendente dagli adulti. Me lo suggerisce Goffredo Fofi, presente ogni tanto nella nostra città, qualche giorno fa celebrato al festival del cinema di Torino con un docufilm curato dalla Rai. Nel suo ultimo libro egli afferma che i giovani sono stati la carne da macello di due conflitti mondiali, divorati dalle ideologie, traditi dalle stesse proprie speranze. A loro non è appartenuto il secolo scorso, e ora dovranno pagare pure tutte le conseguenze delle recenti gravidanze andate a male. Per questo meritano l’impegno a credere alla ricostruzione delle città. Ad Assisi Francesco qualche giorno fa lo ha detto: «Non siamo condannati a un’economia che sia solo profitto. Impegnatevi o la storia vi passerà sopra… È tempo di osare». Osare. In conclusione, possiamo azzardare un piccolo brindisi: se è certo che il 2021 sarà un anno difficile, altrettanto sicuro è l’arrivo del vaccino, che comunque non ci proteggerà da tutto. Questo Natale miserrimo, come nella migliore tradizione, ci è dato per fortuna e grazia. La scuola, l’economia, la cultura, la società non saranno più come prima. È tempo di nuova generazione, esplorazioni aperte alla speranza, futuro di stupore che porta l’oblio sugli aborti. Siamo costretti a nascere. Non possiamo bloccare il tempo evitando di rischiare. Ci aiuta la tesi di Dufourmantelle, una grande psicoanalista morta salvando due bambini che stavano annegando: nei giorni che ci tocca vivere, con la paura che li domina, se non ci mettiamo in gioco è come essere già morti. © Riproduzione riservata