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Eredi della Storia Molfetta: gli Italiani che salvarono Parigi La vicenda dei nostri soldati nella II battaglia della Marna in Francia nella I Guerra mondiale dal diario inedito di Vincenzo Sardano recuperato dal nipote Onofrio Di Gennaro. La ricostruzione storica fatta da Michele Spadavecchia
24 aprile 2012

MOLFETTA - «Gli anni della storia sembrano lunghi e lontani, ma in realtà non sono che un soffio, e gli avvenimenti apparentemente dispersi in quella dimensione della storia che è il tempo sono in realtà vicini e collegati da quel misterioso e robustissimo filo che è la memoria degli uomini». La stessa memoria che è emersa durante il convegno organizzato dall’Associazione «Eredi della Storia» per la presentazione del video «Gli Italiani che salvarono Parigi: 1918. Diario di un soldato pugliese», in collaborazione con Quindici e patrocinato dalla Regione Puglia, dalla Provincia di Bari e dal Comune di Molfetta.
Si tratta di un’indagine storica partita dalla consultazione di un diario inedito di un giovane soldato pugliese del 1899, Vincenzo Sardano. È un frammento sconosciuto della Prima Guerra Mondiale che il nipote dott. Onofrio Di Gennaro ha voluto ricostruire attraverso la memoria storica del nonno, fatto prigioniero dei tedeschi durante la II battaglia della Marna, combattuta sul fronte occidentale.
Il grande sacrificio di sangue è raccontato attraverso le vicende del II Corpo d’Armata Italiano trasferito in Francia dopo essersi ricostituito dalla disfatta di Caporetto (24 ottobre 1917) e posto su un fronte di 12km circa tra il bosco di Bligny e Reims. «Qui, a capo del comandante Alberico Giuseppe Albricci, Vincenzo Sardano e i suoi commilitoni, si organizzarono su un fronte a tre linee, cogliendo in contropiede l’avanzata tedesca - ha spiegato il dott. Michele Spadavecchia, presidente degli “Eredi della Storia” -. Vano fu il tentativo del nemico di resistere ad una battaglia che si protrasse sin oltre la Morsa e che li costrinse ad arrendersi e a firmare l’11 novembre l’armistizio, accettando il trattato di pace (che servì a scatenare quel sentimento di rivalsa che fu uno dei motivi dello scoppio della II Guerra Mondiale, ndr)». (Nella foto, da sinistra: Michele Spadavecchia, Felice de Sanctis, Onofrio Di Gennaro).
Moderatore dell’incontro, il dott. Felice de Sanctis, giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno e direttore di Quindici, che ha spiegato come questa iniziativa sia stata un modo per far conoscere, attraverso il racconto degli ultimi quattro mesi di guerra, un evento cancellato dagli storici, dagli intellettuali e mai studiato o scritto nei libri di Storia.
Ma non si tratta solo di un racconto fatto di strategie di guerra, di sofferenza e prigionia. È anche la cronaca di un testimone oggettivo e distaccato, che senza una minima ombra di odio o risentimento nei confronti dei suoi nemici, ha fatto conoscere ai posteri quanto la guerra possa trasformarsi in una storia di sentimenti, di amicizia e di orgoglio, quando affiorano limpidi i ricordi della memoria di chi ha vissuto anche il risvolto della medaglia di un’epopea così atroce e lacerante.
La ricerca storica e la presenza di valori forti e radicati nell’animo di un uomo che ha combattuto portando alto l’orgoglio italiano emerge, in modo chiaro, nel video creato dal dott. Di Gennaro (compendio di immagini della guerra e scritti tratti del diario di Vincenzo Sardano). È questa una pagina che merita di essere consegnata alla memoria, «diario che ciascuno di noi porta sempre con sé».

© Riproduzione riservata

Autore: Angelica Vecchio
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