Della Zes, del porto commerciale e del set cinematografico
Nei giorni scorsi Molfetta è stata letteralmente tappezzata da manifesti di ogni dimensione (70x100, 6x3) con sopra scritto “ORA ZES”. I manifesti sono ovunque. Sulle plance pubbliche e su quelle private (a proposito: è un inedito che il Comune acquisti spazi su plance private, disponendo di suoi spazi gratuiti per le affissioni). Tre i nomi sui manifesti, in bella evidenza. Quello del Presidente della Regione, Michele Emiliano, Partito Democratico. Quello del sindaco Tommaso Minervini, sostenuto dal PD, ma anche da una serie di liste civiche di chiara provenienza di centrodestra, come il gruppo “Noi”, guidato da Pasquale Mancini, ex coordinatore cittadino di Forza Italia. Quello di Saverio Tammacco, ex consigliere provinciale di Forza Italia e oggi consigliere di Puglia Sviluppo spa, nominato dal Presidente Emiliano. PAUSA, RESPIRO. Ho studiato bene cosa sono le ZES: Zone Economiche Speciali. Aree in cui gli insediamenti economici sono incentivati fiscalmente per assicurare un maggiore sviluppo economico, nell’ambito del generale obiettivo del rilancio del Sud. Ma cosa regge la ZES di Molfetta? Ho letto la nota del Sindaco a Emiliano (potete scaricarla dall’Albo Pretorio, insieme a tutti gli allegati della delibera numero 135 del 24 giugno scorso. É l’allegato: “Istanza Sindaco”) ed è tutto molto chiaro: il Porto Commerciale. Insomma a Molfetta il “core business” della ZES è il Nuovo Porto Commerciale “in fase di realizzazione” che “riveste un ruolo importante nel sistema portuale pugliese”. Mi sono fermata nella lettura. Sono uscita fuori dal terrazzo. Ho scattato la foto che allego, quella del porto reale. Che non è in fase di realizzazione. Che non ha alcun ruolo strategico nel sistema portuale pugliese. Che è fermo dall’ottobre 2013, data del sequestro e dell’avvio dell’indagine penale. PAUSA, RESPIRO. Sono tornata in casa, sul computer, e mi sono ricordata di una mail ricevuta dalla segreteria del sindaco qualche giorno fa. Una nota del Sindaco, a mio avviso molto ben fatta, avente tre destinatari: la Procura, l’Assessorato alle Opere Pubbliche della Regione e la Capitaneria di Porto. Una nota onesta che, citando il parere Anac, ha messo nero su bianco che per ora i lavori del Porto non proseguiranno, se non “esclusivamente ai fini del completamento di quelle opere ab origine incluse nel contratto e in avanzato stato di realizzazione”. Del resto dell’opera chissà. E potrà mai essere operativo o “strategico” un Porto senza Centro Servizi, per dire? Un Porto di cui saranno completati, non si sa bene in che tempi, i soli lavori di messa in sicurezza? PAUSA, RESPIRO. In conclusione: • Molfetta ottiene riconoscimenti utili e prestigiosi grazie a un presupposto: lo sviluppo del suo Porto Commerciale e la strategicità del Porto Commerciale sancita dal Piano delle Opere Pubbliche dell’Autorità Portuale del Levante • La stessa area industriale viene inquadrata come “retroportuale”, nonostante il suo sviluppo nulla abbia a che vedere con il business plan (inesistente) del Porto Commerciale (fermo). Le citate zone di grande distribuzione commerciale, ad esempio, non hanno alcuna connessione con gli eventuali traffici non meglio identificati del futuro Porto Commerciale. Tuttavia vengono incluse nella riflessione sulla “retroportualitá”. • Il Sindaco con la mano sinistra, nel marzo di quest’anno, scrive al Presidente Emiliano che a seguito del Nuovo Porto Commerciale in fase di realizzazione Molfetta merita lo sviluppo della sua Zes. • Il Sindaco con la mano destra, nel giugno di quest’anno, scrive a Procura, Regione e Capitaneria mettendo le mani avanti sul Porto: potranno completarsi le sole opere in avanzato stato di realizzazione. Sul resto siamo fermi. Immobili. Insomma, siamo al cinema. Anche un po’ di fantascienza. Ma a cosa serve la verità se non ad annoiare i cittadini e a distoglierli dal sogno della Grande Molfetta? Ora ZES, domani che importa. Vota e fai votare. PS: Lo so. É tutto molto difficile, complicato, fastidioso. Ma parleremo anche di un’altra questione grossa che si nasconde dietro tutto questo. Si chiama PIP3. Una sigla esoterica. Sarebbe l’ampliamento (ulteriore) della nostra zona industriale. Noi lo fermammo, convintamente. Ora riparte alla grande. Per rafforzare una zona “retroportuale” di un Porto che non c’è e non ci sarà chissà per quanti altri anni. Ma noi intanto siamo ZES. E possiamo cementificare ancora l’agro. Rendere ancora più impattante la zona industriale. Questo è il futuro smart che ci attende. La Molfetta Positiva: cemento su cemento. Il sindaco ha messo un video sulla Zes sul sito del Comune. Dal video si ricavano due cose che mi fanno saltare sulla sedia: • Il Nuovo Porto Commerciale viene presentato sostanzialmente come un’opera pronta “a breve”, insieme alle sue rotatorie e alle sue infrastrutture. • La “zona retroportuale” (nuova definizione della nostra area industriale, definizione assolutamente truffaldina perché attualmente la nostra area industriale ha una vita completamente indipendente dalle attività portuali!) viene presentata come una zona con “un alto numero di piattaforme logistiche” e con “soltanto 41 ettari sfruttati”. La zona produttiva potrebbe triplicare, si dice con grande entusiasmo nel video. Triplicare? Con quali conseguenze sul piano dell’inquinamento, del rischio idrogeologico, del consumo di suolo e dell’agro? Qualcuno ci può spiegare l’impatto ambientale sul territorio dell’ORA ZES? Stiamo comprendendo esattamente cosa ci stanno annunciando? Fin qui Paola Natalicchio, alla quale si aggiunge Gabriele Vilardi: • Ancora una volta al centro di tutto c’è il cemento e il tentativo di distruggere vaste aree con la scusa della economia da mettere in circolo grazie al sempreverde (ma mai completato) Porto Commerciale. • Emiliano si è fatto volutamente far prendere in giro da Tommaso Minervini per poter avere peso politico specifico e assicurarsi voti utili per il mantenimento del suo ruolo in Regione alle prossime elezioni. • Di rimando Tommaso deve accettare la cessione di potere in consiglio comunale permettendo la costruzione di un polo che va a sovrastare il Pd, fino a qualche settimana fa baricentro della coalizione di centro sinistra a trazione destrorsa, e a renderlo minoranza della maggioranza di Governo. • Infine si permette, attraverso la candidatura di Saverio Tammacco, in un colpo solo di rimediare a quell’ obiettivo che l’ex consigliere provinciale di Forza Italia aveva mancato alle ultime elezioni e ricostruire pezzo dopo pezzo un centro destra versione lista civica capace di fagocitare a tempo debito l’attuale governo cittadino in un futuro non molto lontano. Tra due anni si andrà al voto a Molfetta e l’idea di lasciare spazio a questi giochi di prestigio e teatro di marionette deve essere abbandonata da chiunque tiene a cuore la città.