Covid, la nuova ondata spaventa tutti Pochi controlli, molta incoscienza
Il timore di un nuovo lockdown, la curva epidemiologica che non sembra arrestarsi, i tempi stretti e le decisioni da prendere con urgenza. E con fermezza. Su questo e sulle responsabilità individuali verte un’inchiesta portata avanti dalla redazione di “Quindici”, che ha intervistato alcuni cittadini per raccogliere paure, speranze ed opinioni di fronte a quello che ci attende. Ecco le domande che abbiamo posto ai nostri interlocutori: - Alcuni giovani continuano a fare assembramenti e a girare senza mascherina. Sono soprattutto i locali sotto accusa per il rischio contagi. Vanno chiusi questi locali? - Questa seconda ondata del virus sembra più pericolosa della prima, cosa ne pensa? Crede che le strutture sanitarie riusciranno a reggere? - Le misure del governo, i famosi Dpcm, si fanno sempre più rigide. Teme il ritorno al lockdown totale? Meglio una chiusura totale oggi per salvare il Natale, oppure comunque le festività (con quello che comportano in termini sociali e soprattutto economici) sono a rischio? - Cosa pensate del possibile coprifuoco in Italia dalle 21 alle 5 come sta avvenendo in qualche Paese europeo? - Crede che le forze dell’ordine stiano agendo con severità, oppure c’è ancora molta tolleranza nei confronti di viola le regole? - Cosa ne pensate di quelli che negano la pericolosità del virus? Mauro, 24 anni: «Ogni forma di assembramento è vietata, per cui se in questi locali non vengono rispettate le norme andrebbero chiusi indipendentemente dai frequentatori. Nella prima ondata il Sud, Molfetta compresa, non sono stati coinvolti particolarmente. Adesso invece siamo stati colpiti e ben sappiamo che la nostra sanità presenta molti problemi e molte lacune. C’è quindi il rischio che le nostre strutture non riescano a reggere questa seconda ondata. I dpcm diventano più rigidi perché la situazione sta peggiorando velocemente. Se tutti rispettassero le norme vigenti non sarebbero necessari lockdown e potremmo goderci le festività. Il coprifuoco mi sembra un soluzione estrema ma necessaria visto che molti locali e molti giovani approfittano della notte per organizzare feste e assembramenti. Sembra che le forze dell’ordine si stiano muovendo maggiormente rispetto al recente passato, ma solo il tempo potrà dire se ciò è sufficiente. Purtroppo l’ignoranza e la disinformazione sono presenti al giorno d’oggi, nonostante sia sufficiente uno smartphone connesso ad internet per ottenere ogni informazione possibile. Sapendola selezionare, ovviamente». Camilla, 20 anni: «Certo che questi locali vanno chiusi, non capisco perché non ci siano più controlli. Per come stanno procedendo le cose non credo purtroppo che le strutture sanitarie riusciranno a reggere, bisogna vedere come sarà l’aumento dei casi tra due settimane dato che dovrebbero iniziare a vedersi i frutti dei nuovi provvedimenti. Io sinceramente non vosporti e gli assembramenti fuori dalla scuola che non hanno aiutato e hanno portato a questa soluzione “comoda”: meglio chiudere la scuola che investire su pullman e treni. 2. Il comportamento dei genitori in parte è comprensibile, ma non voglio pensare che si stiano ribellando alle restrizioni solo perché la scuola è un comodo parcheggio per molti, ma voglio pensare che gli adulti si ricordino della loro scuola e in qualche modo vorrebbero regalare la stessa esperienza di gioco, socializzazione e apprendimento che hanno avuto loro. La scuola a distanza censura la crescita di questi bambini che sono chiusi tra le 4 mura di casa non si sa per quanto, però questa chiusura è doverosa per proteggere questi bambini dal virus sconosciuto. Allo stesso tempo penso che i genitori debbano essere aiutati perché non tutti possono contare sui nonni, ben venga il bonus baby sitter con cui possono ripagare anche i nonni del loro impegno e delle spese. In alcuni casi per i genitori è possibile fare richiesta di lavoro agile, smart working che non è propriamente una soluzione perché lavorare e fare la Dad non è il massimo, però almeno ci permette di stare accanto ai nostri bambini che spesso vedono i loro genitori solo prima di andare a dormire. 3. Inizialmente, molti ragazzi delle superiori hanno accolto bene la DAD, perché l’opportunità di stare a casa nel letto e seguire il prof è allettante. Per questi ultimi è anche più facile avere silenzio, meno l›attenzione che serve all›apprendimento. Ma dopo i primi giorni sono venute fuori le problematiche tecniche legate a dispositivi mancanti e non funzionanti o di rete lenta e in alcuni casi inesistente. I limiti della DAD sono tanti e segnano ulteriormente le distanze, le differenze tra i ragazzi volenterosi ma impossibilitati a seguire e quelli che hanno i mezzi ma non l’attenzione. A scuola si è tutti uguali davanti ad un professore o davanti ad una lavagna perché è la scuola a fornire questi mezzi, perché c’è la presenza che non potrà mai esser superata dal pc. Penso che la DAD possa esser di supporto allo studio ma non potrà superare l’empatia di una lezione in presenza nonostante non sia facile reggere la concorrenza del letto. Il pc permette un passaggio e un’acquisizione di informazioni minori, schematiche e non per tutte le discipline. Come fare una lezione dialogica di filosofia attraverso uno schermo? Un saggio breve per un compito di italiano o la lettura di una poesia? Un’interrogazione di matematica senza lavagna? Quindi per me la DAD resta una didattica dell’emergenza, una didattica che può supportare quella un presenza, ma non si escludono a vicenda, al massimo si completano. 4. Credo che quelle fasce di età siano da preservare dal punto di vista della salute ma anche dell’apprendimento. I bambini a quell’età imparano cose che gli serviranno per la vita futura, non solo per le scuole successive, ma si creano le basi della conoscenza, del sapere. Leggere, scrivere e contare come parlare: si imparano ad una certa età. Superata questa fascia d’età, l’apprendimento non è impossibile, ma più difficile. Per cui sì, penso che sia necessario permettere loro di seguire la scuola sempre in sicurezza anche perché la DAD a questa età grava su bambini nativi digitali…il troppo stroppia, oltre che stanca. L’attenzione a questa età è molto più breve e limitata degli adulti e il pc non aiuta. Per cui sì, dobbiamo preservare almeno per loro dalla dad al 100%, glielo dobbiamo visto il mondo che gli stiamo lasciando. 5. I ragazzi sono spesso irresponsabili, nemmeno ingenui perché sanno di infrangere le regole che sono fatte (secondo loro) per non essere rispettate. È proprio a causa della loro spavalderia che le scuole sono state chiuse ed anche i locali. L’unica cosa che mi dispiace è che i locali debbano pagarne le spese, soprattutto perché, le pizzerie e i locali, le regole le rispettavano e le facevano rispettare, ma per l’incoscienza di pochi paga la comunità intera. 6. Mi auguro che gli ospedali reggano in questo periodo, ma ho dei dubbi, spero che le restrizioni adottate portino benefici nei prossimi giorni, come è avvenuto a maggio, altrimenti la luce infondo al tunnel non può che farsi più lontana. “Tracciare, testare e trattare” (se non sbaglio) è il motto dei cinesi e noi se vogliamo almeno contenere il virus dobbiamo continuare su questa strada che ci viene suggerita dall’oriente. 7. Io penso che tornare ad una chiusura totale sia meglio perché questi dpcm sembrano solo ritardare l’inevitabile. È vero che la situazione è diversa rispetto a marzo, però all’epoca abbiamo chiuso tutto nonostante i numeri palassero di un contagio limitato al nord, ora perché non fare la stessa cosa quando adesso abbiamo un contagio più esteso? È vero che l›economia non regge una nuova chiusura, ma la sanità? Ce la può fare ancora per molto? Quindi io, non per essere pessimista, ma penso che anche il Natale lo passeremo sotto tono ed eventualmente con pochi intimi. 8. Penso che il coprifuoco sia una buona cosa per limitare il più possibile le occasioni di incontro anche se la gente esce prima delle 21 solitamente, quindi penso che serva solo a dissuadere i più a non uscire anche se si rischia l’effetto contrario nei centri commerciali: poco tempo corrisponde a meno gente dilazionata e più ammassata. 9. Guardando Molfetta, penso che ci sia poco controllo, soprattutto davanti alle scuole superiori non ho visto polizia urbana o altri a gestire l’afflusso di pullman e ragazzi con conseguente incentivo a rispettare le regole, quindi penso che si possa fare di più. In città non lo so… è da un po’ che non faccio una passeggiata. 10. Dei negazionisti penso che non si possano definire ignoranti, poiché non ignorano il problema anzi pensano che non esista proprio, quindi o non si documentano abbastanza o si documentano andando a cercare ciò che avvalora le loro tesi, come per i camion di Bergamo: li hanno visti, ma per loro pensare che fosse tutta una montatura è più semplice. Il covid esiste e non va negato, ma affrontato. © Riproduzione riservata