Coronavirus e la “Molfetta da bere” al lungomare, divenuto il… lungobirra
MOLFETTA – I giovani sono sempre temerari. Guai se non lo fossero. Ma talvolta un po’ di prudenza non guasterebbe. Certamente non pretendiamo che ascoltino le raccomandazioni del sindaco Minervini. E non lo faranno.
Ma un po’ di buonsenso, non guasterebbe. E’ giusto che dopo la lunga quarantena, ci si prenda un po’ di libertà. Basta usare un po’ di prudenza e non strafare. Anche perché, come abbiamo scritto sull’ultimo numero della rivista “Quindici” in edicola e con la vignetta di Michelangelo Manente, il pericoloso Covid è ancora tra noi e in agguato.
E non è detto che non colpisca i giovani. Anzi, secondo gli scienziati, i prossimi obiettivi potrebbero essere proprio loro.
Allora questa “Molfetta da bere” con tante bottiglie schierate sul lungomare di Molfetta (Colpevole anche l’amministrazione comunale che ha tolto i contenitori) rappresentano un sintomo di quello che accade ogni sera e ancora di più il sabato sera: assembramenti, nessun distanziamento, baci e abbracci in abbondanza.
E… avanti a tutta birra! Potremmo ribattezzare il lungomare come lungobirra? Scherziamo, ma come sempre nello scherzo c’è un fondo di verità.
Il sindaco si appella al senso di responsabilità dei giovani e dei cittadini, ma quando questo manca, occorrono sanzioni. Ma dove sono i vigili urbani, la polizia locale, come si definiscono oggi? A fare un giro in auto per controllare da lontano, quasi con un distanziamento sociale anche loro?
Si ha l’impressione che ci sia un difetto di organizzazione. Ma crediamo che, come avveniva una volta, la polizia locale dovrebbe girare a piedi. Del resto i luoghi di assembramento si conoscono: il lungomare e la scalinata accanto al Montepaschi.
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