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Concerto inaugurale dell'Aaron Copland a S. Domenico
15 dicembre 2005

All'insegna della romanza novecentesca da salotto e della spiritualità del tango l'inaugurazione a S. Domenico (10 dicembre) dell'attività di una nuova associazione musicale in ambito molfettese, l'«Aaron Copland». Non appare casuale la scelta d'intitolare l'associazione (che organizza corsi musicali che spaziano dalle discipline di base alla composizione in stile jazz, blues e pop) al musicista statunitense, versatile interprete di un'epoca difficile (fu tacciato di 'attività anti-americane' durante il maccartismo), artista capace di ideare sonate per pianoforte come balletti (Billy The Kid) e opere. Raffinatissimo il programma del concerto. Una prima sezione appare consacrata al “Novecento italiano”: a eseguire le arie il soprano Maria Panunzio; al pianoforte Alessandro Amato, direttore artistico dell'“Aaron Copland”. La giovane cantante, diplomata al Conservatorio di Bari e specializzanda al “Perosi” di Campobasso, si segnala per eleganza di fraseggio e intensità dell'interpretazione. Doti che risaltano in un percorso che dal cupo inverno di Tosti volge al delicato “Soupir” di Respighi e alla preghiera, passando attraverso la grazia civettuola degli sguardi furtivi di “Non ti voglio amar?” di Cilea. Alessandro Amato, diplomato in pianoforte al “Piccinni” di Bari, ora dedito agli studi di Direzione d'Orchestra, oltre a un indiscutibile talento di pianista (che gli è valso riconoscimenti d'alto livello in concorsi nazionali e internazionali), rivela pregevolissime attitudini alla composizione (disciplina che tuttora studia), nei “Three Portraits”, divertissement che ammiccano allo stile fanciullesco con cadenze a tratti orientaleggianti, nello “Studio Romantico n° 1” e, soprattutto, nel “Mare d'inverno”. Si tratta di una bellissima poesia di Ada de Judicibus Lisena, musicata dall'Amato (per pianoforte e soprano); la melodia pare in sintonia con l'immagine della 'lunghissima onda' (abile la Panunzio nell'esaltare, attraverso il canto, la corrispondenza musica-testo), figlia di un mare 'nomade', inquieto, intimamente dirompente come un amore segreto. Luigi Tridente, sassofonista diplomato presso il Conservatorio di Frosinone, componente degli “Headquarters” e dei “Bambini di Vasco”, domina (accompagnato sempre da Amato al pianoforte) la seconda sezione del concerto, consacrata al genio di Piazzolla. Dalla dolce tristezza dell'“Oblivion” (dimenticanza) alla sfrenata e avvolgente energia di “Libertango”, senza tralasciare gli stridenti contrasti de “La Poesia” di Girotto, Tridente si conferma musicista d'innegabile talento, capace di virtuosismi di notevole difficoltà. Con i tre artisti impegnati nell'esecuzione di una poco nota “Ave Maria” di Piazzolla, si conclude la serata. Suggestivo l'incontro e l'armonizzarsi del sassofono e del soprano; in un'atmosfera di mistica reazione alle solitudini che una società impietosa impone, il finale del montante pianoforte pare evocare un senso di inquietudine. È l'inquietudine dell'uomo moderno... Gianni Antonio Palumbo gianni.palumbo@quindici-molfetta.it
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