Caro direttore di “Quindici” sono un barbiere disperato: perché altri aprono e noi no?
Il direttore di "Quindici" Felice de Sanctis
MOLFETTA – L’emergenza coronavirus sta mettendo in ginocchio diverse categorie di lavoratori. Fra queste quella dei barbieri, parrucchieri ed estetiste.
Un barbiere, che ci ha chiesto di mantenere l’anonimato anche per rispetto ai colleghi, ha scritto a “Quindici” lamentando la situazione di chiusura e manifestando il proprio disagio.
«Caro direttore,
sono uno dei tanti barbieri che operano a Molfetta e che stanno vivendo male questa situazione di chiusura, dovuta alla pandemia da coronavirus. Altre categorie hanno aperto, mentre noi restiamo chiusi.
Il danno che stiamo subendo è enorme e c’è il rischio che qualcuno di noi non riapra più o quantomeno perda molti clienti.
Infatti, per prima cosa va registrato il lavoro nero che oggi, più di ieri, viene esercitato a casa, con una concorrenza scorretta da parte di abusivi che, mentre noi restiamo chiusi, continuano a lavorare a domicilio e senza controllo. Il danno è doppio, perché non solo lavorano mentre noi stiamo fermi e dobbiamo continuare a pagare il fitto del locale, le bollette e il personale, ma anche perché molti clienti si sono abituati a questo comodo servizio a casa e dopo non torneranno più da noi.
A questo danno si aggiunge la beffa del taglio dei capelli fai da te, esercitato da mogli e sorelle, grazie anche alla tecnologia che permette di utilizzare macchinette sostitutive alle forbici artigianali e il gioco è fatto: non costa nulla, anzi fa risparmiare il costo del barbiere.
Ora che in due mesi tanti si sono abituati a farsi tagliare i capelli dalla moglie o lo fanno da soli con le macchinette, perché dovrebbero spendere soldi per andare dal barbiere e dal parrucchiere?
Eppure se c’è una garanzia del distanziamento sociale, è proprio quella del barbiere, dove il rapporto è 1 a 1. Non ci sono mica tagli di gruppo o assembramenti. Basterà lavorare per appuntamento. Tra l’altro le poltrone che già abbiamo, sono collocate a più di un metro di distanza una dall’altra: qual è il motivo di tenerci ancora chiusi. Volete ridurci sul lastrico? Finora nessuno è stato in grado di giustificare il motivo di questa chiusura prolungata. C’è chi dice che non si possono tagliare i capelli a un cliente che ha la mascherina. Ma basta che la tenga il barbiere e la sicurezza è garantita.
Direttore, cosa ne pensa lei? Ci dia almeno una parola di conforto, perché alcuni di noi sono disperati e non ce la fanno più.
Grazie e buon lavoro».
Caro lavoratore,
è difficile non condividere la sua lettera, soprattutto nella parte in cui dice che molti clienti, abituati al fai da te, non torneranno più nei saloni da barba (è già avvenuto anni fa proprio per la barba, che prima si faceva solo dal barbiere).
Come non considerare il lavoro nero, che però, senza giustificarlo, ha una sua spiegazione nello stato di necessità del Mezzogiorno? Quanta gente sopravvive qui da noi, grazie al lavoro nero? Certo, ci sono anche quelli che ci marciano e qualche suo collega che rilascia uno scontrino ridotto o non lo emette proprio.
Il problema è complesso. Ma ritengo che la riapertura dei barbierie parrucchieri sia sacrosanta, soprattutto quando è stato concesso ad alcune aziende di ripartire, senza considerare che in molti casi non esiste il distanziamento sociale, né sono state fatte modifiche sostanziali alle macchine (sarebbero state ovviamente molto costose).
Contro il progresso (le macchinette fai da te e l’abitudine al “self taglio”) non si può fare nulla. Ma, forse, quello che mancherà di più ai clienti che torneranno dal barbiere, sarà proprio la possibilità di socializzare, magari anche di ascoltare qualche pettegolezzo, ma di sentirsi umani. Oggi, con mascherine e guanti ci sentiamo alieni, estranei uno all’altro, quasi diffidenti nei confronti dei nostri simili considerati possibili untori.
Questo clima deve finire e finirà, ma la strada è molto lunga e ci aspettano anni duri di sacrifici economici senza precedenti. Occorre essere forti e soprattutto uniti, una qualità che manca all’italiano medio.
Comunque io sono ottimista: ce la faremo! Buon fortuna a lei e ai suoi colleghi, sperando di tornare presto nei vostri saloni anche per... raccogliere notizie.
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