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Avanzo positivo di 133mila euro. Coperti i debiti fuori bilancio e superato il rischio patto di stabilità
15 maggio 2014

Dopo i dubbi manifestati direttamente dal sindaco Paola Natalicchio circa la corretta allocazione nel bilancio del mutuo relativo al finanziamento del porto (circa 33 milioni di euro), tra il Titolo IV e il Titolo V, problema importante se si considera che la città rischiava il default, Quindici ha incontrato l’assessore al bilancio Angela Amato per chiarire i termini della questione e capire, all’alba dell’anno zero segnata dall’approvazione del rendiconto della gestione 2013, il futuro di Molfetta. Un rendiconto col segno positivo frutto di un’operazione segnata da trasparenza e rigore in bilancio. Insomma, sembra prospettarsi l’inizio di una nuova stagione, che stando alle parole dell’assessore, porterà l’amministrazione a concentrarsi su politiche fiscali improntate sull’equità sociale e sullo sviluppo sostenibile della città. Assessore Amato, c’eravamo lasciati il mese scorso con le perplessità manifestate dal sindaco circa la corretta allocazione nel bilancio del mutuo relativo al finanziamento del porto (circa 33 milioni di euro), tra il Titolo IV e il Titolo V, questione non di poco conto in quanto il posizionamento nell’una o nell’altra sezione avrebbe comportato lo sforamento del patto di stabilità. Con il “salva Molfetta”, ora come stanno le cose? Aveva ragione Azzollini? Si è salvata anche Paola Natalicchio? «La normativa era molto ambigua e non garantiva una interpretazione univoca, tant’è che sia il MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) sia la Corte dei Conti erano dell’avviso che il mutuo in questione dovesse essere allocato al titolo V e non al titolo IV. Addirittura il Mef, nella lettera del 6 dicembre 2013, ci invitava a rivedere i risultati del patto di stabilità del 2011 e 2012 oltre a tenerne conto anche per il 2013. Se ci fossimo attenuti supinamente, non avremmo potuto che registrare il default. Abbiamo invece messo in campo tutto ciò che era possibile per evitare questo rischio alla città: siamo andati a Roma, abbiamo coinvolto l’IFEL (la fondazione dell’ANCI che si occupa della finanza locale), abbiamo battuto i pugni sul tavolo, abbiamo sollecitato i nostri deputati nelle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera, pur di riuscire a salvare la città dal dissesto. Alla fine l’emendamento 18.10 è arrivato alla Camera dei Deputati all’interno del d.l. 16/2014 (vedi box), riportando una interpretazione autentica della norma che ci consente di mantenere l’allocazione del mutuo al titolo IV, senza intaccare il risultato del patto di stabilità 2013, positivo per 2.660.000 euro. Il decreto è poi stato definitivamente convertito in legge il 30 aprile, attraverso il passaggio al Senato che lo ha approvato senza ulteriori modifiche. Su questo punto, quindi, siamo tranquilli anche per gli anni precedenti. Di certo, è solo grazie al nostro impegno che si è pervenuti a questo risultato. Bene avrebbero fatto i nostri predecessori, che oggi vorrebbero ascriversi i meriti, a chiarire sin da subito questa situazione di oggettiva incertezza - sintomatica è stata la mancata sottoscrizione da parte del commissario prefettizio del Rendiconto 2012 - magari sollecitando per tempo interventi chiarificatori a livello centrale. L’abbiamo fatto noi, appena arrivati al governo della città». Ad oggi i nostri conti pubblici in che stato sono? «Il 29 aprile abbiamo approvato in giunta la relazione sul rendiconto 2013. Chiudiamo con un avanzo di amministrazione di 133.204,36 euro. Un risultato positivo frutto di una gestione attenta e rigorosa dei conti comunali. Ovviamente non bisogna dimenticare che le valutazioni su questo rendiconto non possono essere politiche, in quanto questo rendiconto non rappresenta a pieno la gestione e le scelte della giunta Natalicchio. Il rendiconto risente della necessità di coprire la quota dei debiti fuori bilancio, di impinguare capitoli di spesa svuotati già prima del nostro insediamento, come ad esempio il capitolo di spesa relativo al servizio mensa, di istituirne nuovi per coprire spese obbligatorie che non avevano copertura. In buona sostanza, risente della necessità di apportare correttivi utili ad affrontare la difficile situazione che avevamo ereditato. Potremmo dire che con questo rendiconto si segna un anno zero da cui ripartire, i nostri interventi saranno evidenti solo con il previsionale 2014 che a breve presenteremo e che tuttavia ancora risentirà della situazione ereditata dal passato: avremo ancora la quota annuale dei debiti fuori bilancio, 960mila euro, che peseranno sulle annualità 2014 e sul 2015». In concreto quali operazioni sono state compiute dalla vostra amministrazione a livello di bilancio locale? «Il nostro bilancio è sicuramente trasparente. La nostra amministrazione ha avviato una pulizia dei residui attivi (circa 8 milioni e 300mila euro) e passivi (circa 8 milioni e 700mila euro), elementi sui quali si giocano molti risultati di bilancio. Abbiamo avviato un’operazione di austerità, mediante una valutazione prudenziale di tutte le voci di bilancio, cancellando, per esempio, i crediti di dubbia riscossione. Posso dire che il risultato di bilancio è reale e corrisponde all’applicazione di criteri estremamente rigorosi. Ci tengo inoltre a far sapere ai molfettesi che il Comune di Molfetta, ha richiesto e ottenuto di essere ammesso alla sperimentazione per il nuovo sistema di armonizzazione della contabilità locale, improntato sull’applicazione di criteri di cassa e non più di competenza. Questo sistema sta imponendo un notevole sforzo al nostro Ufficio Ragioneria e a tutti i settori comunali che stanno riconvertendo la propria operatività amministrativa e contabile per allinearla al nuovo sistema. La scelta di partecipare e aderire sin d’ora a questa sperimentazione è sorta dall’esigenza di partecipare attivamente ad una fase in cui gli enti sperimentatori potranno dare il proprio apporto a scelte che avranno delle ricadute pratiche su ciascun cittadino. Non nascondo che, anche nella fase del varo dell’emendamento “salva Molfetta”, questa nostra scelta ha pesato parecchio in termini di positiva considerazione da parte degli organi istituzionali superiori. Stiamo beneficiando, inoltre, di maggiore assistenza e più puntuali interventi formativi, avremo una maggiore elasticità sugli obbiettivi del patto di stabilità, a tutto vantaggio della capacità del Comune di pagare con puntualità i propri fornitori, avremo, infine, maggiori spazi sulle nuove assunzioni». Quali ripercussioni avrà questa situazione a livello di fiscalità locale? Cosa devono aspettarsi i molfettesi nel 2014 in termini di tassazione? «Abbiamo solo un punto di partenza positivo: non avendo sforato il patto di stabilità e avendo scongiurato il dissesto del Comune, non saremo costretti a politiche “lacrime e sangue”. Abbiamo davvero rischiato di dover imporre ai cittadini di Molfetta pesanti aumenti sui tributi locali e sulle tariffe, cancellazione di servizi importanti, tagli sugli stipendi dei dipendenti. Insomma, possiamo ragionare sulle politiche fiscali con maggiore serenità e spostando tutta la nostra attenzione all’elaborazione di un sistema equo e che preservi le fasce deboli della cittadinanza. Ci stiamo già lavorando. Nonostante ancora il governo centrale non abbia chiarito ogni aspetto della materia. Ma a questo, oramai, ci stiamo abituando». 

Autore: Rebecca Amato
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