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Appello per la pace e il cessate il fuoco a Gaza, Cisgiordania e Israele del consigliere comunale di Molfetta Domenico Gagliardi
Domenico Gagliardi
16 febbraio 2024

MOLFETTA - In data 15 febbraio 2024 nella qualità di consigliere comunale di Molfetta Libera (Area Pubblica/Sinistra Italiana) Domenico Gagliardi ha depositato un ordine del giorno finalizzato a chiedere al Consiglio Comunale di pronunciarsi in favore dell’Appello per la Pace e per il cessate il fuoco a Gaza, Cisgiordania e Israele promosso dalla Rete Italiana Pace e Disarmo.

Con l’ordine del giorno è stato richiesto che il Consiglio Comunale di Molfetta voti a favore del seguente ordine del giorno:

 

Ordine del giorno su

 

Appello per la Pace e per il cessate il fuoco a Gaza, Cisgiordania e Israele

  

IL CONSIGLIO COMUNALE DI MOLFETTA

 Premesso che

 

Il 7 ottobre 2023 membri dell’organizzazione Hamas hanno compiuto efferati attentati terroristici ai danni di civili israeliani, causando più di mille vittime, tra cui bambini, numerosi feriti e sequestrando più di 200 tra cittadini israeliani e internazionali.

In seguito agli attacchi di Hamas, fin da subito il governo israeliano ha reagito, prima attaccando e respingendo Hamas e successivamente intensificando i bombardamenti sulla Striscia di Gaza.

In seguito, l’esercito israeliano ha ordinato a 1,1 milioni di palestinesi di evacuare la metà settentrionale della Striscia di Gaza occupata: qui vivono 2,3 milioni di persone, di cui più del 40% ha meno di 14 anni, in condizione di precarietà sanitaria, economica e sociale.

Gli attacchi condotti dall’esercito israeliano sono stati accompagnati da un taglio delle forniture elettriche e di chiusura dei varchi di accesso, isolando, di fatto, le persone che vi ci vivono e tagliando le forniture dei beni di prima necessità, aggravando così una situazione già ai limiti della salvaguardia della dignità umana.

Dall’inizio dei bombardamenti su Gaza si sono registrati più di 28.576 palestinesi morti e 68.291 feriti (un dato in costante aumento) di cui tantissimi tra donne e bambini e che sono oltre 1.400 le vittime israeliane e internazionali. Le morti sono in vertiginosa e costante crescita soprattutto nei territori della Striscia di Gaza, isolati e martoriati da costanti attacchi.

Evidenziato che

 Il conflitto fra Israele e Palestina è qualificato come conflitto internazionale sia dalla dottrina giuridica maggioritaria, sia dalla prassi giurisprudenziale israeliana.

In materia di diritto internazionale umanitario, ossia dell’insieme di regole su come vanno condotte le guerre e le azioni militari allo scopo di limitarne gli effetti distruttivi, lo Stato di Israele ha ratificato le quattro Convenzioni di Ginevra del 1951, mentre non ha accolto i due Protocolli aggiuntivi del 1977.

A nome della Palestina, l’Autorità Nazionale Palestinese ha aderito alle quattro Convenzioni e al Primo Protocollo aggiuntivo il 2 aprile 2014.

La ratifica della Quarta Convenzione di Ginevra per la protezione delle persone civili in tempo di guerra

 

impone ad entrambe le entità l’osservanza dei principi contenuti nella suddetta Convenzione, la cui aperta violazione costituisce crimine di guerra.

L’attacco armato del 7 ottobre guidato da Hamas, diretto anche contro civili, così come la successiva presa di ostaggi civili, costituiscono aperte violazioni del diritto internazionale umanitario, specificamente codificate nel primo Protocollo Addizionale del 1977. Ne derivano altresì possibili crimini contro l’umanità e crimini di guerra, come sancito agli articoli 7 e 8 dello statuto della Corte Penale Internazionale.

L’azione del governo e dell’esercito israeliano non rispetta due dei principi fondamentali del diritto internazionale umanitario: il principio di distinzione tra militari e civili, che impone di evitare di coinvolgere i civili nei combattimenti; il principio di proporzionalità della risposta, in relazione agli effetti sulla popolazione civile dell’obiettivo militare che si vuole perseguire.

L’esercito israeliano, in base alle informazioni disponibili, sta violando almeno i seguenti articoli della IV Convenzione di Ginevra:

 

  • 18 (divieto di attacco a ospedali civili);
 

  • 20 (obbligo di protezione del personale addetto esclusivamente a ospedali civili);
 

  • 21 (divieto di colpire trasporti di malati o feriti);
 

  • 23 (libero passaggio per qualsiasi invio di medicamenti e di materiale sanitario, come pure per gli oggetti necessari alle funzioni religiose, destinati unicamente alla popolazione civile, anche se nemica;
autorizzazione al passaggio di qualunque invio di viveri indispensabili, di capi di vestiario e di ricostituenti riservati ai fanciulli d’età inferiore ai quindici anni, alle donne incinte o alle puerpere);

  • 33 (divieto di pene collettive, di qualsiasi misura d’intimazione o di terrorismo).
 

  • 53 (divieto di distruzione di beni mobili o immobili appartenenti individualmente o collettivamente a persone private, allo Stato o a enti pubblici, a organizzazioni sociali o a cooperative, salvo nel caso in cui tali distruzioni fossero rese assolutamente necessarie dalle operazioni militari);
  • 55 (dovere di assicurare il vettovagliamento della popolazione con viveri e medicinali; in particolare, viveri, medicinali e altri articoli indispensabili);
  • 56 (dovere di assicurare e di mantenere, con il concorso delle autorità nazionali e locali, gli stabilimenti e i servizi sanitari e ospedalieri, come pure la salute e l’igiene pubbliche nel territorio occupato).

Considerato che

 

Il conflitto israelo-palestinese, con la sua drammatica escalation, ha risvegliato l’attenzione e la preoccupazione della comunità internazionale. Questo conflitto, infatti, si riverbera sui precari equilibri geopolitici in tutto il mondo, Italia compresa; non è un caso che molti storici e analisti associano i fatti di questo tempo a quelli del 1914, all’origine dello scoppio della I Guerra Mondiale.

L'esodo palestinese del 1948 conosciuto soprattutto nel mondo arabo, e fra i palestinesi in particolare, come nakba (in arabo letteralmente "disastro", "catastrofe", o "cataclisma") è l'esodo forzato della popolazione araba palestinese durante la guerra civile del 1947-48, al termine del mandato britannico, e durante la guerra arabo-israeliana del 1948, dopo la fondazione dello Stato di Israele. Nakba è il nome assegnato a questo evento dalla storiografia, non solo araba.

Durante tale conflitto, più di 700.000 arabi palestinesi abbandonarono città e villaggi o ne furono espulsi, e, successivamente, si videro rifiutare ogni loro diritto al ritorno nelle proprie terre, sia durante sia al termine del conflitto.

In tutto il mondo si stanno moltiplicando atti che sono chiara espressione di violenza nei confronti delle comunità vicine e/o assimilabili alle parti in conflitto; il mondo intero rischia di trasformarsi in un campo di battaglia.

 

Numerosi Governi e capi di Stato, organizzazioni non governative e associazioni umanitarie internazionali hanno richiamato il rispetto del diritto internazionale, chiedendo il cessate il fuoco e invitando al massimo sforzo per scongiurare vittime civili e per favorire il rilascio degli ostaggi, senza dimenticare il costante invito a “deporre le armi” da parte di Papa Francesco.

Le Nazioni Unite hanno richiamato il rischio di una catastrofe umanitaria imminente e senza precedenti, chiedendo un “Cessate il fuoco” per consentire aiuti umanitari urgenti, compresi cibo, acqua, medicine, elettricità e carburante. Il 27 ottobre 2023 è stata approvata la Risoluzione «Azioni illegali di Israele nella Gerusalemme Est occupata e nei Territori palestinesi occupati» per una tregua umanitaria a Gaza dall’Assemblea generale dell’ONU, presentata da paesi arabi, e che è stata approvata da 120 paesi, con l’astensione dell’Italia.

Le associazioni Amnesty International, Save the Children, Medici Senza Frontiere ed Emergency – per citarne alcune – si sono subito mosse con diversi appelli al “cessate il fuoco”, invitando tutte le parti a:

  • Facilitare la fornitura di assistenza salvavita, inclusi cibo, dispositivi medici, carburante e fornitura di elettricità e di Internet a Gaza, oltre all’accesso sicuro del personale umanitario e medico;
  • Liberare tutti gli ostaggi civili, soprattutto bambini e anziani;
 

  • Consentire ai convogli umanitari di raggiungere le strutture delle Nazioni Unite, le scuole, gli ospedali e le strutture sanitarie nel nord di Gaza e impegnarsi a proteggerli in ogni momento insieme ai civili e al personale al loro interno;
  • Revocare l'ordine del governo israeliano ai civili di lasciare il nord di Gaza;
 

  • Consentire l’evacuazione medica per cure urgenti dei pazienti in condizioni
 

In Italia la Rete Italiana Pace e Disarmo, con l’appoggio di numerose organizzazioni, ha lanciato un appello per la soluzione pacifica e definitiva di un conflitto che sembra non vedere la fine.

Nell’appello si sottolinea “l’urgenza di un impegno per la pace”, esprimendo la più ferma condanna contro ogni forma di violenza, di aggressione e di rappresaglia contro la popolazione civile, sia palestinese, sia israeliana.

La Rete Italiana Pace e Disarmo afferma che Hamas deve immediatamente rilasciare gli ostaggi e cessare le ostilità per il bene del popolo palestinese e, al tempo stesso, manifesta piena solidarietà al popolo palestinese, vittima di un’occupazione prolungata, restrizioni delle libertà, e continue provocazioni e prevaricazioni. Invita il Governo di Tel Aviv a “non reagire con la sua potenza militare contro la popolazione della Striscia di Gaza o usare metodi di rappresaglia come togliere cibo, luce, acqua o bombardare Ospedali a una popolazione anch’essa ostaggio della violenza scatenata da Hamas, senza vie di fuga e impossibilitata a proteggere le famiglie, i bambini e gli anziani”.

Ricordato che

 

Spetta anche ai governi dei paesi terzi esercitare pressioni su tutte le parti coinvolte affinché si rispettino il diritto internazionale umanitario e i diritti umani.

Anche le Amministrazioni locali possono e devono elevare la propria voce di dissenso contro ogni forma di violenza e a favore della pace, facendosi interpreti del pensiero e dei sentimenti delle proprie comunità civiche.

L’articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana afferma che <<L’Italia ripudia la guerra come

 

strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo>>.

 

L’Italia aderisce convintamente alle Organizzazioni internazionali rivolte allo scopo di assicurare la Pace e la Giustizia tra i Popoli tra i quali la Corte Penale Internazionale dell’Aja, il cui trattato istitutivo ratificato dall’Italia consente di sostenere l’azione di indagine penale iniziata nel 2021 e diretta ad accertare e punire i crimini commessi nei territori di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est dal 2014 ad oggi e ad estendere tale indagine ai brutali atti commessi dall’ottobre di quest’anno;

Nello Statuto del Comune di Molfetta, all’Art. comma 2 lettera m) è statuito che :”Il Comune concorre a realizzare lo sviluppo sociale, culturale ed economico della comunità locale, operando per: promuovere interventi per la pace e la solidarietà internazionale, con particolare riferimento al bacino mediterraneo”

In questa fase storica non favoriscono la “cultura della pace” né le forme di schieramento emotivo a favore delle due parti in causa, né il silenzio equidistante. Non pare quindi opportuno ridurre la questione a manifestazioni di partigianeria/tifoseria scomposta, ma piuttosto arricchirla con un esame oggettivo delle cause e delle responsabilità storiche, politiche, sociali ed economiche che hanno portato al conflitto, al fine di comprendere le ragioni degli uni e degli altri, allo scopo di approfondire e animare il dibattito sugli scenari possibili per una pace duratura nella Terra Santa.

Esprime

 

  • La ferma condanna agli attacchi terroristici e alle atrocità compiute da Hamas, sottolineando il rifiuto per ogni forma di fondamentalismo e fanatismo;
  • La ferma condanna contro ogni escalation di violenza, in particolare in contesti densamente abitati come la Striscia di Gaza, che si sta sempre più traducendo in un continuo aumento delle vittime civili, causando una crisi umanitaria gravissima;
  • La ferma condanna di tutte le azioni mosse a danno delle popolazioni civili, in violazione del diritto internazionale e dei diritti umani;
  • Sorpresa per la decisione del Governo italiano di astenersi sulla risoluzione approvata dall’Assemblea generale dell’ONU in cui si chiedeva al primo punto una “tregua umanitaria immediata, duratura e prolungata” a Gaza, decisione di cui a tutt’oggi non comprendiamo sino in fondo le ragioni;
  • La condanna di ogni forma di antisemitismo, antisionismo, islamofobia, e ogni forma di contrapposizione ideologica e pregiudiziale nei confronti di popoli e culture diverse;
  • Il convincimento che la “questione palestinese” possa essere risolta applicando la formula dei “due Stati per i due Popoli”, condizione che porrebbe fine all’occupazione israeliana ed alla resistenza armata palestinese, ristabilendo così le condizioni per la costruzione di società pacifiche e Questa soluzione è ancora più “vecchia” del conflitto stesso, essendo stata proposta per la prima volta con la Dichiarazione Balfour del 1917: “Il governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico, e si adopererà per facilitare il raggiungimento di questo scopo, essendo chiaro che nulla deve essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni”.
  • La propria solidarietà ai popoli di entrambe le parti in conflitto, vittime a loro volta di decisioni politiche e militari assunte “sopra le loro teste”, e sempre più spesso distanti dalle reali volontà delle popolazioni.
  • La condanna alla odiosa pratica della vendita di armi a Paesi e Stati che utilizzano le stesse non per legittima difesa da usurpatori esterni ma per reprimere le opposizioni interne, soggiogare la popolazione interna istituendo regimi di Polizia, attentare alla integrità di Stati e Popolazioni straniere in violazione del diritto Internazionale
  • L’adesione all’Appello per la Pace promosso dalla Rete Italiana Pace e Disarmo, allegato alla presente deliberazione:

Chiede al Sindaco e alla Giunta comunale

 

  • Di farsi portavoce presso il Governo italiano, anche sollecitando l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, affinché in tutte le sedi internazionali venga rispettato il “Cessate il fuoco” richiesto dalle Nazioni Unite, e che contestualmente venga consentito l’ingresso nella Striscia di Gaza di ingenti aiuti umanitari per garantire il rispetto della vita materiale delle persone e della dignità umana;
  • Di impegnarsi con ancora più intraprendenza per la promozione della cultura della pace e della convivenza rispettosa delle diverse appartenenze culturali e religiose a partire dalla nostra Comunità.
 

 

Israele-Palestina: fermiamo la violenza, riprendiamo per mano la Pace Appello della Rete Italiana Pace e Disarmo

Condanniamo l’ignobile e brutale atto di aggressione di Hamas contro la popolazione civile israeliana, contro anziani, bambini, donne, in spregio di ogni elementare senso di umanità e di civiltà, alla quale si è aggiunta la barbara pratica della presa di ostaggi. Siamo di fronte alla violazione di tutti i trattati e le convenzioni internazionali, volti a salvaguardare le popolazioni civili dalle guerre e da ogni forma di occupazione. Non vi è giustificazione alcuna per l’operato di Hamas, neppure la disperazione e l’esasperazione del popolo palestinese, vittima da decenni dell’occupazione, della restrizione delle libertà, della demolizione delle case, dell’espropriazione dei terreni e delle continue provocazioni delle frange radicali della destra israeliana e dei coloni può trovare una risposta nell’azione terroristica e militare. La nostra condanna contro ogni forma di violenza, di aggressione e di rappresaglia contro la popolazione civile, sia Palestinese, sia Israeliana è assoluta. Hamas deve immediatamente rilasciare gli ostaggi e cessare le ostilità per il bene del popolo palestinese. Israele non deve reagire con la sua potenza militare contro la popolazione della Striscia di Gaza o usare metodi di rappresaglia come togliere cibo, luce, acqua ad una popolazione anch’essa ostaggio della violenza scatenata da Hamas, senza vie di fuga ed impossibilitata a proteggere le famiglie, i bambini e gli anziani. Il 7 ottobre segna una radicale svolta militare, di guerra, che porterà nuove vittime e nuovo odio senza risolvere le cause che, da quasi un secolo, travolgono la popolazione e la terra di Palestina e d’Israele. È evidente per di più il rischio imponderabile del conflitto che potrebbe travolgere il Medio Oriente. Solo con il rifiuto della guerra e della violenza possiamo tutti impegnarci per costruire giustizia, rispetto per i diritti di autodeterminazione delle due popolazioni, riparazione, convivenza, pace giusta e duratura. Ci appelliamo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affinché assuma la propria responsabilità di organo garante del diritto internazionale chiedendo alle parti l’immediato cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi e dei prigionieri, il rispetto del diritto umanitario per evitare ulteriore spargimento di sangue, con l’impegno di convocare, con urgenza, una Conferenza di pace che risolva, finalmente, la questione Palestinese applicando la formula dei “due Stati per i due Popoli”, condizione che porrebbe fine all’occupazione Israeliana ed alla resistenza armata Palestinese, ristabilendo così le condizioni per la costruzione di società pacifiche e democratiche. Noi, come componenti della società civile italiana ed internazionale, siamo pronti a fare la nostra parte per sostenere il cammino della pace ed

 

invitiamo le autonomie sociali Palestinesi ed Israeliane a schierarsi chiaramente per la fine della violenza, per il rispetto reciproco e per il reciproco diritto di vivere in pace e liberamente nel proprio stato. Per questo lanciamo un appello alle associazioni e movimenti Palestinesi ed Israeliani a manifestare insieme, in Terra Santa, sfidando chi invece vuole distruggere con la violenza, con l’aggressione, con l’occupazione e l’assedio, il diritto dell’altro, la possibilità della convivenza e di un futuro di pace e di benessere per tutto il Medio Oriente. Riprendiamo per mano la pace.

 

 

Il Consigliere Comunale Domenico Gagliardi

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