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Allarme sicurezza: è sicura Molfetta? È sicura la Mongolfiera? Il vice sindaco chiede aiuto al Prefetto
Il mitra usato nella rapina alla mongolfiera di Molfetta
03 ottobre 2025

 MOLFETTA – L’allarme sicurezza a Molfetta che “Quindici” lancia da tempo, sembra aver trovato ascolto nelle stanze del Palazzo: il vice sindaco dell’amministrazione decapitata dal sindaco sospeso chiede aiuto al Prefetto. Nicola Piergiovanni scrive: «Negli ultimi giorni, a Molfetta, si sono verificati episodi che hanno acuito, tra i cittadini, un sentimento diffuso di insicurezza che non può essere ignorato né sottovalutato. La percezione della sicurezza è parte integrante della qualità della vita urbana, e oggi questa percezione appare fortemente compromessa».

Finalmente una presa di coscienza. Dopo gli ultimi fatti di cronaca nera, una riflessione è indispensabile, affinché un problema reale non venga sottovalutato, come è avvenuto finora. L’episodio più grave è sicuramente quello avvenuto alla Mongolfiera di Molfetta, dove un uomo armato di mitra ha potuto tranquillamente fare una rapina e uscire senza ostacoli fino a raggiungere la sua vettura. E’ stato bloccato solo dall’intervento di due clienti (carabinieri) e da un gruppo di coraggiosi che lo hanno disarmato e immobilizzato.
Ma ci si chiede quanto sia sicura la Mongolfiera di Molfetta? Quanto sia dotata di servizi di sicurezza? Come mai nessuno è intervenuto, tanto da permettere al ladro (come si vede dai filmati diffusi sui social) di prendere preziosi con grande calma e uscire senza correre dalla stessa Mongolfiera trascinando un sacco pieno di refurtiva? Molti cittadini sui social si sono detti preoccupati e impauriti. Una nonna si è chiesta: “Cosa avrei dovuto fare io se fossi stata lì con i miei nipotini?” Non dimentichiamo che si tratta di un luogo molto frequentato da famiglie con bambini e anche da anziani. I servizi di sicurezza presenti, saranno sicuramente intensificati, alla luce dell'episodio avvenuto nei giorni scorsi.

Forse il rischio è stato sottovalutato? Non dimentichiamo che l’uomo aveva un mitra e poteva fare una strage. Con quale sicurezza, ci chiediamo, i cittadini possono girare per i negozi della Mongolfiera di Molfetta, senza rischiare di trovarsi di fronte un malvivente armato?

Gli episodi di violenza sono arrivati a coinvolgere perfino la festa patronale, con la violenta lite addirittura sull’imbarcazione della Madonna e con la gomitata gratuita di un passante a un musicista della banda. Qualcuno dirà: sono solo fatti isolati che avvengono dovunque. E l’uomo colpito al volto da uno sconosciuto su via Terlizzi? Molfetta è tornata all’attenzione della cronaca nera nazionale, su giornali e tv. Anche questo è un caso, anche questo rientra nei tempi che viviamo? Meglio rassegnarsi?

Sono gli interrogativi che ci poniamo tutti e ai quali vanno date delle risposte. Le forze dell’ordine sono chiaramente insufficienti. La polizia locale pur con un organico idoneo rispetto al passato (che è stato armato per intervenire anche nelle ore notturne), viene impiegato adeguatamente?

Perché non viene convocato il comitato per l’ordine e la sicurezza? E soprattutto perché non vengono messe in atto politiche adeguate di sicurezza? Possibile che i cittadini debbano avere paura di mandare in giro i figli, per timore che possa accadere qualcosa? Quanto la criminalità è riuscita ad infiltrarsi e impossessarsi del territorio? Come mai negli ultimi anni si respira aria di illegalità diffusa e abbastanza percepita dalla comunità? Quanta responsabilità ha la politica del lasciar fare (magari per non perdere consensi?) in questa escalation?

Non bastano più le parole e appaiono grotteschi i famosi appelli del sindaco Minervini alla responsabilità dei cittadini: occorre agire insieme. Ma l’amministrazione comunale, sempre più spesso, agisce senza consultare i cittadini e poi, una volta accortasi dell’irrimediabile, come fa Piergiovanni, arriva il proclama: «Ma è il momento di unire gli sforzi, di costruire un fronte comune tra Istituzioni, Forze dell’Ordine e Cittadini. La città ha il diritto di sentirsi sicura, e le Istituzioni hanno il dovere di lavorare, insieme, per garantirlo».

Il fatto stesso di restare attaccati alle poltrone, dopo tutto quello che è accaduto, con un sindaco prima ai domiciliari e poi sospeso, non è certo un buon segnale e fa diventare questi appelli tardivi, anche inutili. Sarebbe più efficace dare un segnale concreto di responsabilità e di rispetto ai cittadini.
Ammettere il fallimento sarebbe un vero gesto responsabile, che lascerebbe spazio alla possibilità di risollevare la situazione critica, anche con la collaborazione di chi l’ha provocata, proprio in nome di quell’amore per la città tanto conclamato nelle campagne elettorali e tanto dimenticato il giorno dopo.
Occorre responsabilità. Le parole lasciano il tempo che trovano.

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