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Alieni tra noi Il racconto
15 ottobre 2002

D'accordo, il racconto dello scorso mese era un po' lungo e angosciante, ma, come ho scritto, un ammonimento con questi venti di guerra andava fatto. Per farmi perdonare questo mese vi propongo un racconto leggero e un po' divertente. Per profani di fantascienza va detto che Isaac Asimov è uno dei padri della SF, un nume tutelare che ha svezzato migliaia di appassionati e continua a farlo. Naturalmente gioco un po' col nome come apparirà subito evidente. Per questa volta è tutto. Buon divertimento. D. A. "Imaac Arinov non può riceverla. Mi spiace." Se non fosse stato per quel 'mi dispiace' Pio Devanna si sarebbe incazzato come un turco. La segretaria aveva accompagnato la frase con un sorriso che aveva cercato di addolcire il rifiuto. "Ma... ma l'aveva promesso." "Compatibilmente alle sue esigenze di lavoro. Lo scrittore ha bisogno di concentrarsi. Da ieri si è rinchiuso nella sua villa e non ne uscirà prima di un mese. Tutti conoscono questa sua abitudine e sanno che un nuovo capolavoro di fantascienza sta nascendo. Le prometto che sarà il primo giornalista ad essere ricevuto. Dopo." E ancora il bellissimo sorriso. Pio grugnì qualcosa d'intraducibile nel suo dialetto. Poi baciò sulla bocca la ragazza e uscì lasciandola con gli occhi spalancati per la sorpresa. Almeno qualcosa l'aveva ricavata. Il telefono finì contro il muro, la macchina da scrivere nel bagno e le buone maniere nel dimenticatoio. Si versò un brandy chiedendosi cosa avrebbe fatto. L'intervista allo scrittore era la sua ultima possibilità per conservare il posto al giornale. Che fare? E tutto cominciò ad apparirgli chiaro. Invece di buttarlo fuori a calci senza un valido motivo, magari per far posto a qualche figlio di papà, avevano finto di dargli una grande occasione, l'intervista al massimo scrittore di fantascienza Imaac Arinov. Portala, e avrai un ufficio tutto tuo. In caso contrario... Ancora però non ne capiva il perché. Non aveva commesso alcun errore e i suoi articoli avevano avuto sempre un largo seguito di lettori. Perché? Maledizione! E poi tutti conoscevano la strana abitudine dello scrittore. Una volta rinchiuso nella sua villa non avrebbe ricevuto neanche la madre. Ripose il bicchiere sul tavolo delicatamente, al contrario di quello che aveva voglia di fare e si alzò. Aveva preso una decisione. Doveva avere quell'intervista a tutti i costi. * * * La villa era completamente buia a meno di una finestra illuminata fiocamente. Scavalcare il muro di cinta era stato un giochetto da ragazzi. Aveva preso però uno spavento tremendo quando, nell'oscurità della notte senza luna, un ringhio l'aveva fatto rabbrividire. E quel bastardo d'un cagnaccio spelacchiato gli aveva fatto venire in mente dobermann e alani addestrati ad uccidere. Con un calcione se ne era liberato mandando a guaire tra i cespugli, e ora avanzava furtivo verso la costruzione. C'erano tre entrate. Due chiuse ermeticamente, la terza aperta, ma con, a guardia, un energumeno in divisa con tanto di berretto e pistola. Pensò di giungergli alle spalle e stordirlo con un colpo di karate. Poi si diede dell'imbecille e cercò un altro modo per entrare. Così si fermò sotto la finestra illuminata. C'era un grosso albero molto vicino e un lungo ramo che si protendeva verso la finestra. Si arrampicò. Era deciso ad entrare e ad 'estorcere' l'intervista anche usando la forza. Si era appena appostato quando udì aprirsi la porta. Sgranò gli occhi per guardare attraverso le tendine. E vide Arimov che cominciava a spogliarsi. Pio arrossì e borbottò tra sé e sé che la prossima volta avrebbe spiato una scrittrice. Cercò di guardare sottecchi, terribilmente imbarazzato. Forse sarebbe stato meglio lasciar perdere. No, maledizione, no! Fu allora che lo scrittore si tolse la maglietta intima. Aveva due ombelichi e otto capezzoli. Poi si tolse la parrucca e sotto apparvero decine di piccole antennine che vibravano. Infine, sdraiatosi su una cassapanca di duro legno prese un libro e... cominciò a mangiarlo con gusto. Fu il rumore di rami rotti ad interrompere il suo pasto serale. * * * "Così, giovanotto, ha scoperto tutto." Imaac Arinov stava fissando la fasciatura che la guardia del corpo aveva fatto alla gamba del giornalista. Aveva indossato una camicia e rimesso la parrucca. Con un breve cenno del capo licenziò l'uomo e, sedutosi su una ingombrante poltrona, senza attendere una risposta continuò: "Certo vorrà una spiegazione." Strinse le labbra "sì, credo che gliela devo. Lei è un grande estimatore della fantascienza, i suoi articoli hanno aperto la mente a migliaia di persone che non avevano mai capito questo genere letterario. E' per questo che mi crederà. L'Universo brulica di razze intelligenti, buone, cattive, apatiche. Quella a cui appartengo non ha cattive intenzioni. E presto scenderà sulla Terra." Il giornalista tentennò il capo sconfortato: "Fantastico!", con sarcasmo. "Già, giovanotto, fantastico. Ma come pensa che reagirebbero i terrestri? Probabilmente si lascerebbero prendere dal panico e scoppierebbe il caos. Userebbero le armi, senza darci neanche il tempo di mostrare le nostre pacifiche intenzioni. Com'è già successo." "Già... successo...??!!" "Per ben tre volte abbiamo cercato di instaurare pacifici rapporti col genere umano, ma tutte le volte siamo stati costretti a lasciar perdere. O avremmo dovuto combattere. Così abbiamo deciso di 'preparare' gli uomini. Con i miei romanzi, con i racconti e i film. Stiamo abituando la gente all'idea dell'alieno buono. E ora siamo quasi certi di farcela." Pio però non l'ascoltava più. Si era alzato con una forte smania in corpo: "E' incredibile... impossibile... " "No, è tutto vero, posso provarlo. Vorrei soltanto che non lo scrivesse. Rovinerebbe tutto." "Certo... certo... ma ora devo assolutamente andare." E senza neanche salutare, zoppicando uscì precipitosamente dalla stanza. * * * "E' andato?" Due uomini entrarono. "Sì, aveva fretta. Certo spiattellerà tutto in giro." "Magnifico!" Esclamò uno dei due. "Siamo d'accordo col direttore del giornale, pubblicherà l'articolo di quell'imbecille. Sarà un grandioso lancio pubblicitario per il tuo prossimo romanzo ALIENI TRA NOI." "Quel giornalista cadrà nel ridicolo." Mormorò Imaac un po' dispiaciuto. "Non ce ne frega nulla." E scoppiò in una sguaiata risata. * * * Pio era furibondo. Entrò in casa come un ciclone sbattendo la porta alle spalle. "Maledizione! Stramaledizione!" Aprì un grosso armadio a muro che non conteneva abiti, ma un grosso apparecchio metallico tutto levette e pulsanti. Imprecando l'accese: "Volete rispondermi, malnati." Poi si diede dello stupido. Come potevano sentirlo con quel maledetto naso posticcio? Se lo tolse estroflettendo il suo vero organo dell'udito che inserì nell'apposito captatore imbutiforme. " Cosa c'è, Kratplurdt?" "Cosa c'è? Bastardi," in gergo tutto terrestre "potevate dirmelo che avevate intenzione di sostituirmi." E senza attendere inserì il Transfer e tornò su Antares. Donato Altomare I libri di Donato Altomare sono reperibili presso la libreria "Corto Maltese", a Molfetta in via Margherita di Savoia, 106.
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