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Un voto per la libertà a rischio in Europa
08 giugno 2024

Mai le elezioni europee sono state così vitali per il futuro non solo dell’Europa, ma soprattutto dei singoli Stati nazionali. L’estrema destra populista e fascista si gioca tutto in questa tornata elettorale. Perciò è importante partecipare, non astenerci: ne va della sopravvivenza della democrazia.

Molti sottovalutano il pericolo e considerano queste elezioni come una routine. Ma non è così. L’Europa incide e inciderà sempre di più sulle nostre vite, sulla nostra condizione sociale, sanitaria, ambientale e democratica.

Le elezioni europee del 2024 si terranno l’8 e il 9 giugno in tutti i Paesi membri dell'Unione europea.

Perché è importante votare? Non possiamo dare per scontata la democrazia: è un sistema essenziale che ci permette di partecipare alla costruzione del nostro futuro collettivo. Il diritto di voto è una delle fondamenta della democrazia, permettendo agli individui di avere un ruolo nelle decisioni che li riguardano. Votando, non solo facciamo sentire la nostra voce, ma contribuiamo anche al quadro democratico più ampio, che sostiene principi come l'uguaglianza, la libertà e la responsabilità. In un mondo sempre più interconnesso, molte sfide superano i confini nazionali e richiedono soluzioni condivise. Il referendum sulla Brexit, la pandemia di Covid-19 e l’invasione russa dell’Ucraina ci dimostrano che le questioni globali necessitano di cooperazione e coordinamento internazionale.

L'invasione russa dell'Ucraina ha provocato conseguenze estese e varie, che vanno dalla devastazione della guerra e lo sfollamento dei rifugiati, alla destabilizzazione delle forniture energetiche e alla messa in discussione dei principi democratici. Questo evento ha generato una complessa rete di problemi, tra cui violazioni dei diritti umani, dispute territoriali, perturbazioni economiche e tensioni geopolitiche.

Si tratta di una questione cruciale per l'Europa e la sua sicurezza, di fronte all'aggressività del leader russo Putin, che mira a sottomettere i popoli dell'Est e a ostacolare le democrazie occidentali, favorendo i movimenti populisti fascisti che cercano di distruggere l'Europa e promuovere i nazionalismi sotto l'influenza di Mosca. Ecco perché serve un’Europa forte e autorevole.

Un'altra grande sfida è la crisi climatica. Il Green Deal è stato uno strumento fondamentale per ridurre l'inquinamento, ma necessita di essere potenziato e protetto dai populisti conservatori che cercano di bloccarlo. È necessario migliorare l'efficienza energetica, aumentare l'uso delle energie rinnovabili e ridurre le emissioni di carbonio, sempre con un approccio umano. È fondamentale dare priorità ai lavoratori e ai loro diritti, poiché una transizione verde sostenibile deve essere accompagnata dalla creazione e dalla garanzia di opportunità di lavoro dignitose. Non dimentichiamo il grande contributo economico che l’Europa dà all’Italia, non ultimi i 191,49 miliardi del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), la somma più alta fra quelle erogate a tutti i Paesi europei.

La sfida da affrontare è quindi impedire ad ogni costo l'ascesa dei movimenti populisti e l'erosione delle norme democratiche, che sfruttano il malcontento pubblico, polarizzano le società e minano le istituzioni democratiche. Tutto ciò minaccia l'inclusività, la tolleranza e lo stato di diritto. Per contrastare questo fenomeno, è necessario partecipare attivamente alla vita democratica e sostenere i candidati e le politiche che promuovono i valori democratici. La Lega di Salvini vuole l’emarginazione del Sud, più di quanto lo abbia emarginato finora e Fratelli d’Italia vuole il premierato per fare una democratura eliminando i controlli, condizionare la magistratura e la libertà a cominciare da quella della stampa (dopo aver preso quello della Tv, Rai in particolare), che ci informa sugli abusi dei politici. Insomma, un fascismo soft, ma sempre dittatura, modello Ungheria di Orban amico della Meloni. Perciò la destra vuole il controllo dell’Europa. Si tratta di pericoli reali, senza esagerazioni.

Un'altra sfida urgente riguarda le disuguaglianze sociali ed economiche, dove barriere sistemiche impediscono l'accesso ai diritti e alle opportunità. Per affrontarle sono necessarie riforme politiche, una distribuzione equa delle risorse e misure mirate per la giustizia sociale. Difendendo i diritti sociali e sostenendo le iniziative che riducono le disparità, possiamo promuovere una società inclusiva ed equa.

I cambiamenti climatici, le migrazioni e i progressi tecnologici sono sfide globali interconnesse che richiedono approcci collaborativi. L'impegno democratico ci permette di definire le politiche climatiche, sostenere politiche migratorie giuste e regolamentare la tecnologia in modo etico. Attraverso la partecipazione attiva e il sostegno a politiche progressiste, possiamo contribuire a soluzioni sostenibili.

La tutela dei diritti umani, comprese le libertà civili e i diritti delle comunità emarginate, è fondamentale. Dobbiamo combattere le discriminazioni, i pregiudizi e i tentativi di minare questi diritti. Partecipando attivamente alla democrazia, facendo sentire la nostra voce contro le ingiustizie, sostenendo le organizzazioni per i diritti umani e chiedendo maggiore responsabilizzazione, possiamo avanzare nel campo dei diritti sociali per tutti.

Il dibattito si concentra su che tipo di Europa vogliamo: una semplice unione di nazioni o una entità politica unita e sovrana? Vogliamo essere cittadini di un'Europa con una politica estera unica o con ventisette politiche diverse? Vogliamo un'Europa con politiche energetiche, climatiche, migratorie, fiscali e di difesa coordinate o frammentate?

Le grandi crisi degli ultimi anni, tra cui la pandemia, la guerra, l'emergenza climatica, energetica e finanziaria, insieme al preoccupante ritorno di assetti geopolitici autoritari e protezionisti, hanno dimostrato che senza un governo politico forte dell'Unione, con poteri decisionali democraticamente assegnati, l'Europa non sarà in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze dei suoi cittadini. È davvero pensabile, per esempio, che divisi in ventisette Stati, saremo in grado di avere una difesa forte o una risposta efficace ai cambiamenti climatici, alla crisi energetica e alla competitività industriale?

Probabilmente no. Nonostante ciò, anche l'Europa in formato multigovernativo ha saputo rispondere alle crisi del Covid e fornire assistenza economica e militare all'Ucraina, sebbene con difficoltà iniziali e sotto la pressione di emergenze drammatiche.

Ma questo non è sufficiente per affrontare le sfide future. Ci scontriamo con il tabù della sovranità, vista come inviolabile e intrinseca al concetto di nazione, e considerata l'ultimo baluardo dell'interesse nazionale. Tuttavia, questo concetto necessita di un aggiornamento e di un ripensamento.

Le elezioni europee del 2024 sono cruciali perché rappresentano una tappa in questa redistribuzione della sovranità, che è salutare e necessaria. Non si tratta della minaccia di usurpazione contro cui si scagliano i sovranisti come Salvini e Meloni. Non chiamiamola cessione di sovranità, perché spaventa le persone. Parliamo piuttosto di un riassetto secondo i principi di sussidiarietà: cosa può fare meglio la Regione, cosa lo Stato e cosa l'Europa. È un percorso lungo e complesso, che richiede una riforma dei trattati, ma è inevitabile.

I partiti autenticamente europeisti devono comprendere la responsabilità che hanno in vista delle elezioni del 2024: non devono gestirle come un affare interno all'Italia o una valutazione del governo, ma come una scelta per il futuro dell'Europa. Devono iniziare subito, parlando ai cittadini europei e italiani del loro futuro, dei loro bisogni e interessi, che spesso possono essere meglio tutelati dall'Europa che da Roma.

Votiamo numerosi per il nostro futuro, per quello dei nostri figli, ma soprattutto dei nostri nipoti.

© Riproduzione riservata

Felice de Sanctis

Editoriale rivista mensile "Quindici" maggio 2024

Autore: Felice de Sanctis
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