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Sinistra Italiana: spazi pubblici, privatizzazione e repressione culturale: Molfetta merita di più. Revocare gli affidamenti a privati di Palazzo Turtur e Palazzo Tributi
L'ex Palazzo Tributi
23 novembre 2024
MOLFETTA
- «Dopo aver analizzato attentamente le recenti decisioni dell’amministrazione comunale e le dichiarazioni provenienti da diverse realtà cittadine, ci sentiamo in dovere di esprimere la nostra ferma critica nei confronti di una gestione che appare miope, iniqua e sempre meno orientata al bene comune – dice il Circolo di Sinistra italiana di Molfetta -.
La repressione della Fiera delle Autoproduzioni
La vicenda che ha portato allo spostamento della FA’ dalla Villa Comunale a Piazza Paradiso è l’ennesima dimostrazione di come questa amministrazione stia privilegiando logiche autoritarie e di esclusione, anziché promuovere la partecipazione e il protagonismo sociale. Invece di riconoscere l’inestimabile valore sociale e culturale della Fiera, che da vent’anni arricchisce la città con attività aperte e inclusive, si preferisce calunniarla, etichettandola come un problema di ordine pubblico. È paradossale che un evento radicato, che coinvolge famiglie, artigiani e artisti, venga additato per presunti atti di "vilipendio" al monumento ai caduti, quando è ben noto il degrado della Villa Comunale, lasciata in balia di baby gang e vandalismi. Rifiutiamo questa narrazione ipocrita e strumentale, che colpisce una realtà come la
FA - Fiera Delle Autoproduzioni
solo perché portatrice di valori progressisti, antifascisti e solidali. L'assenza di sostegno, la demonizzazione e lo spostamento forzato non solo penalizzano una manifestazione che arricchisce il tessuto cittadino, ma tradiscono anche un’amministrazione sempre più ostile alla libera espressione culturale.
L’assegnazione di Palazzo Turtur e la gestione degli spazi pubblici
L’affidamento diretto di Palazzo Turtur all’associazione Eredi della Storia è un altro esempio di come questa amministrazione stia svendendo il patrimonio pubblico, ignorando trasparenza e pluralismo. Pur riconoscendo l’importanza del lavoro delle associazioni locali, non possiamo ignorare che tale decisione sia stata presa senza bando pubblico o consultazione, escludendo così tutte quelle realtà che da anni lottano per uno spazio dove operare e contribuire al bene della collettività. Questa scelta, che premia una realtà nota per il suo revisionismo storico, stride con i valori democratici e antifascisti della nostra città. Ancora più grave è che simili assegnazioni siano state effettuate senza alcuna visione strategica: l’affido diretto di Palazzo Turtur e dell’ex Palazzo Tributi alla neonata Associazione Partenope rivelano una gestione clientelare e opaca del patrimonio pubblico, che sembra ignorare le vere necessità di inclusività e partecipazione.
Una visione per la città: trasparenza e condivisione
Ci chiediamo: quale futuro intende costruire questa amministrazione? È davvero questo il modello di città che vogliamo, dove gli spazi pubblici vengono concessi con logiche esclusive e dove si reprime chi offre cultura e socialità? Chiediamo:
La revoca immediata dell’affidamento diretto di Palazzo Turtur e dell’ex Palazzo Tributi, avviando percorsi trasparenti e partecipativi per l’assegnazione degli spazi pubblici.
Un’indagine pubblica sulle motivazioni alla base delle scelte compiute riguardo la gestione del patrimonio pubblico, per garantire imparzialità e rispetto del pluralismo associativo.
La riapertura di un dialogo con tutte le realtà culturali e sociali della città, per valorizzare chi realmente si impegna per il bene comune.
Un sostegno concreto alla Fiera delle Autoproduzioni, riconoscendone il valore per la città e restituendole gli spazi che merita.
Molfetta non può continuare a essere governata come una proprietà privata, con logiche che premiano pochi a discapito di molti. Crediamo in una città aperta, antifascista e solidale, dove gli spazi pubblici siano luoghi di incontro, partecipazione e cultura, non di esclusione e repressione. Il nostro impegno sarà costante per denunciare queste ingiustizie e costruire un modello alternativo di gestione della cosa pubblica.
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».
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