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Salvemini, due mandati di cattura, un arresto e un passaporto La soppressione del dissenso nel ventennio fascista
15 novembre 2022

Durante il ventennio fascista Gaetano Salvemini fu desti- natario in Italia, per quan- to consta, di due mandati di cattura. Il primo, seguito da arresto, era spic- cato il 6 giugno 1925 come si desu- me dal fonogramma che, il giorno otto, il Questore di Roma Pirilli invia- va al Capo di Gabinetto del Ministro dell’Interno e alla Direzione Generale della P.S.: ‘‘Ore 16 di oggi al Ministero Economia Nazionale ove si era recato per partecipa- re Commissione per la promozione Prof. Gessi della Scuola Superiore di Commer- cio di Trieste, è stato arrestato noto prof. Gaetano Salvemini dell’Università di Fi- renze colpito mandato di cattura data 6 corrente Giudice Istruttore di Firenze per pubblicazione clandestina contenente of- fesa a S.M RE.’’1 . In calce è annotato: ‘‘Veggasi originale nel fascicolo ‘‘RomaBattaglia antifascista’’ Non Mollare n. 21080 ‘‘F- 1’’; in alto, a sinistra, è annotato con matita blu ‘‘Protocollare’’. Agli atti non si rinviene, purtroppo, il mandato stesso. Quanto al luogo di arresto – indicato dal Questore “Ministero dell’Economia (!) Nazionale” – Salvemini fa presente2 , invece, che “l’8 giugno mi presentai al Ministero dell’Educazione, fui dichiarato in arresto e portato a Regina Coeli” mentre il Corriere della Sera del 9 giugno3 menziona l’Istituto Superiore 1 Salvemini aveva aderito al Partito socialista unitario di Turati ma aveva poi scelto l’azione clandestina tradottasi, dopo le violenze fasciste di fine 1924, nella pubblicazione clandesti- na Non mollare, anno 1925, successivamente alla divulgazione di documenti che chiamavano in causa Mussolini per la morte di Matteotti avvenuta in Roma il 10 giugno 1924. 2 G. Salvemini, Il “Non Mollare”, in AA. VV., «Non Mollare» (1925), a cura di M. Franzinelli, Bollati Boringhieri, Torino 2005, p. 15. 3 In prima pagina e alla pag. 7: “( ) è stato fermato mentre usciva dall’Istituto Superiore di Magistero in via Cernaia ( ) è stato condotto alla di Magistero, in via Cernaia, a Roma, dove aveva presieduto una Commissio- ne per la nomina a ordinario di un do- cente (v. foto 1). Lo stesso quotidiano ritornava sul grave provvedimento con l’edizione del file://localhost/message/%253C00500 1d8f04e$307292c0$9157b840$@fa- stwebnet.it%253E successivo giorno 13 (v. foto 2) e lo censurava, secondo quanto affermato dall’interessato4 , “in quanto illegale e, come tale, deplorevo- lissimo, indipendentemente dalla quali- tà del cittadino colpito. ( )’’ anche perché ‘‘arrestato e mandato in carcere senza ne- anche essere interrogato come se prima cosa si dovesse assicurarsi contro un così pericoloso e tristo delinquente”. L’arresto suscitava un corale “indiriz- zo di simpatia” per il professore (v. foto 3) e preoccupazione per qualcuno tan- to che, il 10 giugno 1925, il Capo della Polizia Crispo Moncada telegrafava al Prefetto di Firenze: “Conte Di Robilant aveva affidato professor Salvemini, nella sua unica qualità storico, incarico riordinare scrivere memorie padre noto diplomatico5 e gli aveva in conseguenza assegnato molti importantissimi documenti. Predetto Conte Di Robilant avendo ora appreso arresto Prof. Salvemini e perquisizioni operate, oltre voler mettere bene in rilievo che suoi rapporti Salvemini erano prettamente professionali, si preoccupa giustamente conservazione predetti documenti di grande valore storico-politico. Prego pertanto V.S. voler, occorrendo, in accordo Autorità giudiziaria, occuparsi subito perché qualora fra gli atti sequestrati vi fossero parte o totalità tali documenti vengano gelosamente custoditi. Gradirò ad ogni modo urgenti inforQuestura centrale dove è stato interrogato. Egli avrebbe dichiarato che le accuse mossegli erano completamente destituite di fondamento, e si è mostrato calmissimo. Dopo questo interrogatorio è stato accompagnato a Regina Coeli, e domattina sarà tradotto a Firenze’’. 4 V. nota 2. 5 Carlo Felice Nicolis, conte di Robilant. mazioni al riguardo” 6 . * * * Poco dopo essere stato rinchiuso a Regina Coeli, Salvemini era trasferito il 13 giugno a Firenze, nel carcere delle Murate, e sistemato in una cella a pagamento per essere interrogato dal sostituto Procurato- re del Re prima del processo. Al termine della prima udienza – tenutasi colà il 15 luglio 1925 e nello stesso tempo conclusa- si con rinvio7 – il nostro Professo- re, il quale aveva già trascorso poco più di un mese in carcere8 , era rila- sciato in liberta` provvisoria e la sera stessa poteva partire in treno per Napoli dove giungeva nella matti- nata del giorno seguente, ospite del senatore Giustino Fortunato. Da quella città – per effetto dell’amni- stia per i reati politici concessa col R.D. 21 luglio 1925, n. 12779 – aiutato dagli allievi e amici Cha- bod, Mor e Sapegno si rifugiava clandestinamente in Francia nell’a6 In alto a sinistra, con matita nera, è annotato “Atti” e appresso, scritto a macchina, é riportato “Nel Fasc. Prof. Salvemini…in Cat. 2”. In calce vi è l’annotazione dattiloscritta: “Veggasi originale nel fasc. Di Robilant Conte in A.I.” 7 Infatti il tipografo Renzo Pinzi, principale testimone dell’accusa che aveva fatto da spia, si trovava lui stesso sotto giudizio in quanto stampatore del giornale clandestino. A proposito del rinvio, il 22 luglio 1925 scriveva a Ernestina Bittanti, moglie di Cesare Battisti:“(…) io avrei voluto dare battaglia, a fondo, fin dal principio, abbandonando ogni incidente di procedura. Ma non fu possibile. Dovetti lasciare che gli avvocati facessero il loro dovere. Ed ora, se viene l’amnistia anche per me, addio processo! I trentacinque giorni di prigione – non troppo tristi del resto – meritavano di essere sfruttati meglio che con la strozzatura di un’amnistia. Ma non c’è che fare…”. Cfr. Salvemini e i Battisti, cur. V. Cagì, Trento Temi, 1987, pag. 119. 8 In una lettera alla moglie (18 giugno 1925) precisava:“Essere in prigione, in fondo, è come essere in un convento medioevale. Ho una cella a pagamento (due lire al giorno) (…) Il personale di guardia e di servizi del carcere è con me di una bontà e di una umanità che mi commuove e quasi mi rendono gradito questo soggiorno (…)”. Cfr. G. Pajetta, Lettere di un antifascista dl carcere e dal confino, Roma, Editori Riuniti, p. 359. V. anche A. Di Giovanni “Gaetano Salvemini storico del presente. Politica estera e spionaggio durante il ventennio” in Annali della Facoltà di Scienze della formazione - Università degli studi di Catania, 2009, pag. 153. 9 “Amnistia e indulto per i reati politici e militari” in G.U. n.177 del 1° agosto 1925. gosto susseguente10. A distanza di circa due anni, e precisamente il 6 luglio 1927, il Maggiore dei CC. Reali Roberto Marino, Capo Ufficio Polizia Giudiziaria presso il Tribunale Speciale per la difesa dello Stato, in Roma, scriveva all’On. Ministero dell’Interno – Direzione Generale della P.S.: “Oggetto: Processo contro Salvemini Gaetano. Dalla Regia Procura di Firenze è stato trasmesso a questo Tribunale un fascicolo processuale contro SALVEMINI Gaetano, al quale si attribuisce il reato previsto dall’art. 5 della legge 25.11.1926 n. 2008 11, commesso a mezzo di periodici pubblicati in Buenos Ayres. Ai fini della giustizia, e per aderire alla richiesta di S.E. il Regio Avvocato Gene- rale Militare di questo Tribunale Speciale, si prega di compiacersi esaminare il fascicolo esistente presso cotesta12 On. Direzione Generale riguardante il Salvemi10 Circostanza menzionata in un rapporto dell’Ambasciatore d’Italia a Parigi in data 07 settembre 1925. 11 “Provvedimenti in difesa dello Stato” in G.U. n. 281 del 6.12.1926. 12 Così nel testo! ni, per accertare se e quale attività criminosa abbia svolta l’imputato, dopo la pubblicazione della legge suddetta”13: Non risulta fornita alcuna risposta a detta richiesta. * * * Il secondo mandato di cattura (n. 339 Reg. Gen. - n. 105 R.U.I.) era emesso il 23 dicembre 1930 dall’avv. cav. Uff. Antonio Scer- ni, Giudice Istruttore del Tribuna- le Speciale per la Difesa dello Stato, in Roma, assistito dal cancellie- re V.O. Pesola. Oltre al fuorusci- to Salvemini, erano coinvolti ben 31 antifascisti (tra cui Lussu Emi- lio, Pacciardi Rodolfo, Parri Fer- ruccio, Rosselli Carlo Alberto, Rossi Ernesto e, unica donna, la ventiquattrenne veronese Bevilac- qua Lidia) – 22 dei quali detenu- ti nel carcere giudiziario di Roma e gli altri 10 latitanti (compreso lo stesso Salvemini) – “imputati tutti dei delitti di cui all’ art. 3 della leg- ge 25 novembre 1926, n. 2008, in relazione all’art. 2 della stessa leg- ge, e degli artt. 120 e 252 C.P. per aver concertato di commettere delit- ti di insurrezione contro i poteri del- lo Stato (…). Reati commessi in Milano e Roma nella seconda metà dell’anno 1930’’. Il mandato così proseguiva: –Vi- sti gli articoli 406 del P.C. per l’E- sercito; 10 D.L. 3 gennaio 1918 n° 2 e 10 R.D. 12 dicembre 1925 n° 2062; Poiché concorrono sufficienti indizi di reità contro i nominati per il reato loro ascritto; Sulle conformi conclusioni del P.M. in data (manca, n.d.r.). ORDINIAMO la cattura dei suddetti imputati anche nelle abitazioni e luoghi chiusi adiacenti ad esse, prima della levata e dopo il tramonto del sole, e la di loro traduzione nelle carceri giudiziarie di Roma a disposizione di questo Tribunale Speciale per la difesa dello Stato. RICHIEDIAMO L’Arma dei Carabinieri Reali per l’ese- cuzione del presente mandato ed ogni de- positario della Forza Pubblica a prestare mano forte alla esecuzione del mandato stesso. 13 Sulla lettera vi è un’annotazione, in alto, con matita rossa “Cav. Pennetta - conferire” e altra, a penna, “Conferito” (con sigla del Pennetta). In calce è apposto il timbro della Direzione Generale di P.S. – Schedario Politico recante la data 12 luglio 1927 e il protocollo n. 22442. L’Arma suddetta dovrà nel termine di giorni dieci far pervenire al sottoscritto il verbale di arresto o di vane ricerche. Il giorno stesso il mandato era trasmesso all’Ufficio di Polizia Giudiziaria - Sede “per l’esecuzione soltanto per quanto riguarda i contrasse- gnati” (ossia i 10 latitanti, n.d.r.). Non si rinvengono provve- dimenti in merito. * * * Salvemini, nel frattempo, aveva compiuto alcuni viag- gi da Parigi a New York (e vi- ceversa) dove nel 1930 aveva rischiato un altro arresto14. 14 Da un telegramma in data 08 aprile 1930, indirizzato dal Console Italiano a New York al Ministero degli Esteri (da Si trovava, comunque, in America quando, il 24 novembre 1932, con telespresso riservato/urgente n. 324041/10223, prot. n. 75345, il Ministero degli Af- fari Esteri – Servizio Cor- rispondenza informava il Ministero dell’Interno/Di- rezione Generale della P.S./ Divisione Affari Generali e comunicare, peraltro, al Direttore Generale della P.S. del Ministero dell’Interno), si apprende che Salvemini aveva rischiato di essere arrestato da due agenti federali al termine di un contraddittorio, forse, a fine marzo 1930 (si ignorano le circostanze). Il Console precisa che – Subito circondato e protetto dai suoi compagni, mentre gli agenti venivano malmenati, riuscì a fuggire’’
Riservati: “Oggetto: Salvemini – passaporto La Regia Ambasciata a Washington ha riferito quanto segue : “Salvemini ha scritto di aver appreso dai giornali che egli è stato compreso nella re- cente amnistia15 e di conseguenza egli chie- de che sia autorizzato il R.V. Consolato in New Haven a rilasciargli un passaporto”. Nel portare quanto sopra a conoscen- za di codesto R. Ministero, si informa che S.E. il Capo del Governo ha disposto af- finché venga rilasciato al Salvemini il pas- saporto richiesto, e che istruzioni in questo senso sono già state impartite alla Regia Rappresentanza interessata”. Il telespresso era firmato “Pel Ministro – Farelli”. In calce é annotato con ma15 R.D. 05 novembre 1932, n. 1403 “Concessione di amnistia e indulto nella ricorrenza del 1° decennale’’ (in G.U. supplemento ordinario al n. 256 del 7.11.1932). Ne avrebbero beneficiato 1.056 detenuti politici. tita blu: ‘‘26 nov. 932 – XI. Conferito. S.E. il Capo del Governo è stato informato che a carico del Salvemini pende mandato di cattura”. Con tempestivo dispaccio telegrafico del 27 novembre 1932 il Ministero dell’Interno subito interpellava l’On. (!) Bollettino delle Ricerche: “Si prega voler far riverificare se a cari- co di SALVEMINI Gaetano fu Ilario pen- de o meno mandato di cattura”. Sul dispaccio vi sono due annotazioni: una con matita rossa Urge; l’altra, sotto- stante, con matita nera Nulla al Bollet- tino e sigla illeggibile. Inoltre, in calce, è apposto il timbro Div. Affari Gen. e Riservati – Casellario Politico Centrale – 27 nov. 1932 con firma (sembrerebbe) Colasanti. Il giorno successivo il predet- to Ministero, con nota urgente prot. 75345/86818, si rivolgeva a S.E. il Pro- curatore Generale presso il Tribuna- le speciale per la Difesa dello Stato, in Roma (Oggetto: Salvemini Gaetano fu Ilario e fu Turtur Emanuela, nato addì 8 settembre 1873 a Molfetta, dom.to a Firenze – socialista): “Si prega la cortesia dell’E. V. di far conoscere a questo Ministero, con la maggiore possibile sollecitudine, se a carico dell’individuo in oggetto sia stato spiccato mandato di cattura, tuttora eseguibile. Nel caso affermativo sarà gradito conoscere gli estremi del mandato e della imputazione relativa. Pel Ministro (…)” (è apposta con matita color magenta una sigla illeggibile)16. Il 29 novembre 1932 il Vice Procuratore Generale V. Balza- no – anch’egli con nota riserva- ta, raccomandata a mano, urgente – rispondeva al Ministero dell’In- terno che “(…) a carico dell’in- dividuo in oggetto risulta spiccato il mandato di cattura (del 1930, n.d.r.) che in copia unisco17 e che è tuttora eseguibile”. Sulla predetta lettera vi sono due annotazioni: una, in calce, con matita nera, “E’ il caso di fare co- pia per i nominativi dal 23 in poi ?” e l’altra, sul margine sinistro, con inchiostro rosso, “Ritengo op- portuno fare copia integrale per i nominativi dal 23 in poi (tra cui Salvemini, n.d.r.) dell’unito estratto per mandato di cattura’’ (sono apposti, altresì, a distanza di tempo, due distinti timbri di ‘‘Eseguito riferimento” con date, rispettivamente, 20 e 23.3.1933 con sottostanti sigle illeggibili). Il giorno 3 dicembre 1932 (data della minuta copiata, però, il 6 dicembre) il Capo della Polizia presso il Ministero dell’Interno, con nota prot. 76571/86818, segnalava all’Ufficio Bollettino delle Ricerche in Roma (e, p.c., alla Divisione Polizia di Frontiera e ai Prefetti di Bari e di Firenze) che: “Oggetto: Salvemini Gaetano fu Ilario ecc. ecc., socialista – cat- turando. 16 Sulla minuta è apposto il timbro del Casellario Politico Centrale “COPIATO – 28 nov. 1932”. 17 Alla nota è, infatti, unita la copia conforme dattiloscritta (firmata il 29 novembre 1932 dal Cancelliere capo A. Ferrazzoli) del mandato in data 23.12.1930 il cui originale, come annotato in calce, è nel fascicolo di tale Badali Vittorio. Il socialista Salvemini Gaetano, in oggetto generalizzato, è colpito da mandato di cattura chiesto dal Giudice Istruttore del Tribunale Speciale in data 23 dicembre 1930 per il reato di cui all’art. 3 della Legge 25 no- vembre 1926 n. 2008, ed altro. Si prega, pertanto, di provvedere alla iscrizione del predetto nel Bollet- tino delle Ricerche con fotografia, che si unisce alla presente. Pel Capo della Polizia. Pel Ministro (sigla illeggibi- le con matita blu)”. * * * Tra i succitati documenti si trova, peraltro, con la data 20.11.1933, un foglio non intestato che reca in minuta la seguente lettera “Riser- vata” n. 77787/86818 indirizza- ta dalla Direzione Generale della P.S.-A.G.R.-1° (Cas. Pol. Centr.) all’On. Divisione Pol. Frontiera e T. – Sede e, p.c., a S.E. il Prefetto di Bari: “Oggetto: Salvemini Gaetano fu Ilario. Nei confronti dell’individuo in og- getto, iscritto al Fascicolo n. 59 della Rubrica di Frontiera, si confermano le disposizioni di fermo. Si prega, pertanto, codesta On. Di- visione di provvedere di conformità. Il Direttore Capo Div. Aff. Gen. e Ris. / D’ordine del Ministro (sigla illeggibile con matita blu). Sul foglio è apposto il timbro “COPIATO – 21 NOV. 1933” e, con matita blu, l’annotazione “Urge”. Mancano notizie sull’esito della richiesta. * * * Nella busta n. 4551 (fascicoli I e II) riguardante Gaetano Salvemini, custodita nel Casellario Politico Centrale presso l’Archivio Centrale dello Stato, non si rinvengono altri documenti circa l’arresto e/o i mandati di cattura nei confronti del nostro illustre concittadino. Il ricordo di quelle vicende, purtroppo non infrequenti durante il periodo fascista, contribuisce a rendere meglio comprensibili e in maniera ancor più dettagliata e puntuale le vicissitudini di coloro i quali, specie se intellettuali, ma- nifestavano il loro aperto dissenso verso il Regime e lo contrastavano con tutti i modi e mezzi possibili fino a dover lasciare il suolo patrio per rifugiarsi in località dove la libertà era precipua caratteristica del modus vivendi. © Riproduzione riservata

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