Progetto Ospedale del Nord Barese in dirittura d’arrivo
Struttura di 1° livello, sarà realizzata con una concezione moderna della sanità
Ospedale del Nord Barese, indicare con questo nome l’ospedale che sorgerà al centro di un vasto territorio del Nord Barese è assolutamente necessario. Non si tratta dell’ospedale di una città che pure necessariamente lo ospita nei suoi confini. Si tratta di una indispensabile struttura sanitaria che viene a collocarsi tra gli ospedali di Bari e quello di Barletta sulla costa adriatica; all’interno del vasto territorio l’ospedale futuro di Andria sarà il suo confinante per zona territoriale interna. La necessità del nuovo ospedale nasce da alcune condizioni che anche i più sprovveduti potranno condividere. Attualmente gli ospedali presenti in questo territorio sono tutti nati tra gli anni Cinquanta e Settanta del XX secolo e sono figli di quanto fu immaginato e realizzato in ogni città e cittadina per mettere a disposizione della popolazione quanto, a quel tempo, poteva essere il possibile della tecnologia e della scienza medica. Oggi tutto questo non è più realtà. Mi viene in mente, scrivendo di quest’opera sanitaria, di quello che a Milano nella seconda metà del Quattrocento fu realizzato da uomini eccellenti. L’architetto detto “Il Filarete” ideò nel mondo Occidentale l’ospedale moderno. Tutto questo avvenne su richiesta del duca Francesco Sforza, spinto dal suggerimento dei vescovi milanesi e in particolare di Carlo Gabriele Sforza, fratello dello stesso Duca, che ottenne dal papa Pio II una bolla del 9 dicembre 1458 con cui le varie istituzioni ospedaliere fondate dai laici andavano a confluire in questa nuova istituzione ecclesiastica, lo dotò inoltre di buone rendite e dell’amministrazione di 18 membri dell’aristocrazia milanese. Veniva in questa nuova ospedaliera distinta finalmente la cura dei malati acuti dall’assistenza ai poveri e a quelli che possiamo oggi considerare i malati cronici. Canali di scolo delle deiezioni erano disposti accanto ai letti sistemati in grandi camerate per curare i malati bisognosi di interventi medici. Martin Lutero, in una delle sue visite in Italia, elogiò sorpreso quello che l’Italia di quel tempo realizzava in sanità. Tutto questo è parte della storia e quindi del passato, perché in seguito il nostro modello ospedaliero si è perduto nelle nebbie di secoli meno brillanti. L’ospedale di concezione moderna è nato in altre nazioni che primeggiavano nello sviluppo della tecnologia, della scienza e dei progressi dell’industria. Eravamo indietro, ma non per l’assenza di grandi menti e scienziati italiani, ma perché purtroppo gli investimenti di una nazione povera erano inadeguati e non erano tali da sviluppare il futuro. La tipologia attuale dell’ospedale ha completamente invertito il concetto di centralità ospedaliera che oggi si fonda sulla preminenza dei luoghi ove si svolge la diagnostica tecnica come radiologia, analisi e similari e dove è presente il blocco delle sale operatorie. I nostri ospedali costruiti tra gli anni Cinquanta e Settanta del XX secolo sono stati progettati con criteri ormai desueti e in cui prevalgono file di stanze e i luoghi della diagnostica appaiono decentrati. Oltre a questo bisogna considerare che un ospedale che ha già trent’anni viene considerato in molte nazioni sviluppate un ospedale da rifare completamente. Tutto questo per capirci è come se chiedessimo ad una automobile che ha cinquant’anni di vita di partecipare ad una gara automobilistica in competizione con bolidi moderni. Ma un altro aspetto è essenziale per capire la ideazione del nuovo ospedale del Nord Barese e per questo dobbiamo stare con i piedi per terra. Ospedali distribuiti in ogni città non ce li possiamo più permettere perché non possiamo seguire in piccoli ospedali i progressi della tecnologia medica che è molto costosa, e per questo dobbiamo trovare soluzioni associative territorio per territorio e immaginare di sviluppare al meglio i collegamenti viari di modo che le città che sono compartecipi del nuovo ospedale non debbano essere lontane dal luogo di cura ospedaliero oltre i 15/20 minuti. Noi siamo un Paese di primo livello nel mondo e per questo dobbiamo continuare ad avere un sistema sanitaria di livello. In Italia si segue il sistema Beveridge, quello che prevede l’assistenza universale gratuita statale che fu definita “dalla culla alla tomba”, e dobbiamo ingegnarci per restare ad alto livello, immaginando assistenze calibrate. In ogni città ci deve essere una struttura ambulatoriale di base completa che possiamo definire Presidio Territoriale Ambulatoriale ove il cittadino deve possibilmente trovare tutta la tecnologia e la capacità specialistica medica per avere una diagnosi il più possibile accurata e a cui devono far riferimento i medici di famiglia e avere ospedali a cui rivolgersi e che curino possibilmente solo i malati acuti. Il paziente deve poter entrare in ospedale con una diagnosi il più possibile corretta, salvo eventi traumatici e urgenze varie, e quindi essere curato al meglio e nel più breve tempo possibile. La malattia cronica e l’invalidità deve fare riferimento alle Residenze Sanitarie Assistenziali o ad alternative domiciliari laddove è possibile. L’Ospedale deve contenere un numero di posti letto adeguati e in Italia, seguendo un po’ acriticamente la strada della Gran Bretagna e dei Paesi nordici il numero è stato fissato a 3 posti letto per 1.000 abitanti, mentre in altre nazioni arriva in genere a 7 posti letto per mille abitanti e spesso si tratta di nazioni che seguono, ma non solo, il sistema Bismark, quello che si fonda sul sistema della casse mutue con ripartizione di oneri assistenziali a carico di datori di lavoro e privati cittadini e contributi statali per parte. Noi non siamo affatto come una volta disse in modo spregiativo De Gaulle “un povero Paese e non un Paese povero” e dobbiamo evidenziarlo con i fatti in sanità. Dobbiamo razionalizzare l’assistenza in modo di fare affidamento sempre più sulla scienza e non sulle decisioni dei ministeri delle finanze. Oggi la medicina in Italia soffre purtroppo di pressioni esterne che vanno dalla politica inefficiente, talora corrotta e clientelare alle oppressioni di attacchi causidici che generano cause, indagini, processi che nella stragrande maggioranza sono basati su speculazioni e pretese e che producono la così detta medicina difensiva per cui oltre il 30% degli esami e visite varie richieste vengono fatti per proteggersi da future denunce. A questo proposito certa stampa talora dimentica che la morte è prevista per tutti gli uomini e non è un evento eccezionale quando si perde una vita per un evento ineluttabile e si alza subito la canea di “vogliamo giustizia”. Mi preme adesso focalizzare la mia attenzione su come è stato immaginato l’ospedale del Nord Barese e il perché della sua posizione. Per prima cosa si deve dire che il nuovo ospedale avrà un numero di posti letto prossimo ai 300 e sarà dotato, quale ospedale vero di I livello di molte specialità. I posti letto assegnabili in realtà li possiede la ASL BT che ha poche strutture ospedaliere e pertanto non raggiunge assolutamente il numero di 3 per 1.000 di posti letto per cui necessita di nuove strutture ospedaliere. Questo significa che solo assegnando alla ASL BT i posti letto è stato possibile destinarli al nuovo ospedale, invece la ASL BA ha moltissime strutture ospedaliere pubbliche e private, grandi e piccole, e per questo non ha la possibilità di aggiungere altri posti letto che sarebbero stati tolti a ospedali già esistenti, pubblici o privati, o presi da altre ASL con immaginabili reazioni e impossibilità concreta di poterlo fare. In parole povere il capitale dei posti letto lo possiede la ASL BT. Quali sono le città che fanno riferimento al nuovo ospedale del Nord Barese? Sono Trani, Bisceglie, Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi, Ruvo di Puglia e per parte Corato suddiviso tra gli ospedali del Nord Barese ed Andria. A questi io aggiungo, pur non indicato nella delibera istitutiva, anche la città di Bitonto per varie ragioni che in altre occasioni espliciterò, ma a me appaiono evidenti per vicinanza. Perché è stato individuato quel sito? Perché potreste provare pure voi ad individuare il punto baricentrico con un compasso che disegni un cerchio che comprenda da Trani fino a Giovinazzo, Ruvo di Puglia e Terlizzi e vi accorgereste che è il punto più estremo possibile della ASL BT, detentrice dei posti letto, e quindi più vicino a tutte le città del territorio come sopra descritto. L’ospedale del Nord Barese è stato immaginato da chi scrive proprio per impedire che la chiusura ineluttabile anche degli ospedali di Bisceglie e Molfetta lasciasse 70 Km senza assistenza ospedaliera. Per quelli poco convinti della futura inadeguatezza degli ospedali di Molfetta e di Bisceglie vorrei chiedere dove andrebbero a curarsi in casi come infarto, gravi traumi, interventi complessi e tutta una serie di necessità mediche che impongono ormai macchine sempre più costose e assistenza massima 24 ore su 24 e in presenza di ospedali che necessitano di un completo rifacimento di impianti, ristrutturazioni murarie e adeguamenti vari. Alla fine, entro vent’anni, i due ospedali sarebbero stati schiantati dopo un periodo di dolorosa agonia. Miei compagni in questa storia, ne cito solo alcuni, lasciando ad una futura pubblicazione una narrazione più completa, sono stati il senatore Antonio Azzollini che nel 2011 quale sindaco di Molfetta adottò per primo la delibera per la realizzazione dell’ospedale consorziale del Nord Barese e il professor Tommaso Fiore, autore della delibera istitutiva dell’Ospedale nel 2012 quale assessore regionale alla sanità. Attuali compagni sono principalmente i Sindaci più direttamente interessati come Bisceglie e Molfetta, Assessori e Consiglieri regionali. Ho cercato di essere didascalico in questo articolo che avrebbe potuto essere più lungo di varie altre pagine, affrontando altri aspetti, ma concludo dicendo che i Comuni interessati, i loro Sindaci e i loro cittadini devono richiedere l’ospedale con forza e devono preoccuparsi che venga costruita una bretella che dal casello autostradale di Molfetta arrivi al nuovo Ospedale del Nord Barese, che venga prevista una fermata ferroviaria di modo che non siano solo le strade 16 e 16 bis a portare in quel luogo. La posizione e la vicinanza alla rete ferroviaria renderebbe possibile una fermata di tipo “metropolitana leggera”. Una struttura sanitaria moderna ed efficiente è un volano per un territorio che ha un porto importante, aree industriali e artigianali, Zes e zona doganale speciale che potenzialmente sono attrattivi verso investimenti anche internazionali poiché un investimento strategico valuta anche la presenza di strutture sanitarie efficaci ed efficienti tra le altre indicazioni per scelte di collocamento topografico. Il valore aggiunto alla qualità della vita di un ospedale è notevole per un territorio e attira medici qualificati con attivazione di una filiera di conoscenze destinate a radicarsi col tempo sul territorio. Mi auguro che tutti i cittadini di oggi e anche in nome di quelli di domani si impegnino a che la sanità di questo territorio sia adeguata alle necessità dei suoi abitanti. Non “chiedete quello che lo Stato può fare per voi, ma quello che voi potete fare per lo Stato” e in questo caso per il nostro, di tutto il territorio, Ospedale del Nord Barese. © Riproduzione riservata