Presentate a Molfetta le giornate salveminiane
MOLFETTA - Nella sala Finocchiaro della Fabbrica di San Domenico, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione delle attività delle giornate salveminiane e delle attività corredate.
Sono intervenute la Presidente della sez. ANPI di Molfetta Fiorenza Minervini, la Presidente del Consiglio Regionale Loredana Capone, l’Assessore alla Socialità del Comune di Molfetta Anna Capurso, il referente della Fondazione Di Vagno Luigi Quaranta e la referente della rete delle scuole superiori Maddalena De Fazio
A seguire c’è stata l’inaugurazione della mostra fotografica “Salvemini, una biografia per immagini”.
La Presidente Capone sulla figura di Salvemini e dell’attualità del suo pensiero ha sostenuto: «Quant’è lunga la Puglia, e quant’è bella. Sono anni che la cammino palmo palmo e gli occhi non si stancano mai, figuriamoci il cuore. Stamattina siamo diretti a Molfetta per celebrare i 150 anni dalla nascita di uno dei grandissimi della nostra regione, Gaetano Salvemini.
È stato molte cose nella sua vita Salvemini, uomo di cultura, appassionato meridionalista, politico combattivo e fuori dal coro, testimone lucidissimo dell’età dei totalitarismi, tenace antifascista, polemista destinato a essere riferimento morale e maestro di virtù civile per almeno due generazioni del Novecento.
E, allora, in questo giorno che è tutto suo, e tutto nostro, vogliamo provare a ricordarlo tutti insieme nella città dove per la prima volta ha visto il mondo, dove ha imparato a lottare e a sognare. Portiamo con una mostra con cinquanta foto che raccontano la sua vita, “una biografica per immagini” così l’abbiamo chiamata, e il bellissimo volume edito da Kurumuny con interviste e testimonianze, due opere volute e dovute che il Consiglio regionale ha sentito l’urgenza di mettere a disposizione di tutti i cittadini, delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi, convinto che la memoria resti il più grande investimento che la politica possa fare.
Non dimenticherò mai le parole di Liliana Gadaleta Minervini quando Mirko Grasso, insegnante e socio della Fondazione Rossi-Salvemini e dell’Animi, le chiese quale fosse stata la lezione più importante di Salvemini: "che non bisogna avere paura delle proprie idee, che bisogna professarle sempre con la coscienza pulita, rimanendo pronti a riconoscere i propri errori, che la democrazia è uno stile di vita, un modo di intendere i rapporti sociali, la vita in comunità, un’occasione unica di stare insieme al mondo”.
Che cosa direbbe Salvemini da meridionalista oggi sull’Autonomia differenziata? Che cosa direbbe di questo nostro Sud così maltratto? Che fine farebbe il suo grande progetto di Unità?
Forse tirerebbe fuori una frase già scritta in un bellissimo pezzo su L’Unità il 2 maggio 1913, una di quelle che vanno bene per tutto perché apre al fondo del fondo di ciascuno e rimette mano alla coscienza personale: “Un’ideale migliore dell'ideale democratico non c’è, e allora, ciò che resta da fare è combattere accanitamente la sofisticazione e il tradimento della democrazia opponendo non un altro ideale ma una pratica nuova».