Nello scorso settembre si è svolta la cerimonia per il passaggio di consegne al vertice del Compartimento marittimo di Molfetta tra il capitano di fregata Giulia Petruzzi (ora presso la Capitaneria di Ancona), e il comandante CF (CP) Raffaele Muscariello. Quindici ha intervistato il nuovo comandante a circa due mesi dal suo insediamento. Comandante Muscariello quale è stata la prima impressione nel giungere a Molfetta, cosa pensa della nostra città? «Nella mia carriera ho avuto la fortuna di avere diverse esperienze. Tendenzialmente la mia professione si è svolta sul Mar Tirreno, tanto è vero che è stata proprio una delle mie richieste quella di fare esperienza sul mare Adriatico. Da questo punto di vista la scelta di Molfetta si è rivelata perfetta. Sicuramente è una realtà molto diversa da quella vissuta sinora. Ho lavorato nel porto di Napoli, in quello di Salerno, ho maturato esperienza presso il Comando Generale, dove, per tanti anni, mi sono occupato dei flussi migratori, fenomeno che ha ampiamente interessato anche la Puglia. Vedo Molfetta come un porto dalle grandissime potenzialità, probabilmente ancora non del tutto sfruttate. Tutte le progettualità in corso e il grandissimo progetto del porto commerciale rappresentano una svolta importante non solo per il settore marittimo di Molfetta ma, in generale, per tutta l’economia. Avere una struttura portuale che possa ricevere un naviglio di una certa dimensione sicuramente porta ricchezza non solo al porto ma a tutte le attività che ruotano intorno ad esso». Una delle maggiori perplessità in merito a questa progettualità, però, è la profondità dei fondali. «Questo è vero. Non si possono costruire porti immensi se poi non c’è un fondale che consenta l’attracco di navi di una certa grandezza e, quindi, di conseguenza, che abbiano un pescaggio veramente significativo. Per quanto riguarda il porto di Molfetta, però, già in passato sono stati effettuati lavori di dragaggio. Altri sono in procinto di essere avviati. Il target che si è posto l’Amministrazione Comunale, seguendo i nostri consigli e quelli dei tecnici, è quello di avere, almeno per il porto commerciale, un fondale che abbia 7-9 metri di profondità. Questo, unito alla presenza di una banchina della lunghezza di 600 metri, consentirebbe di accogliere un certo numero di navi anche e qualitativamente importanti». Qual è la situazione attuale? Ci sono previsioni sui tempi di completamento del nuovo porto commerciale? «Dal momento del mio insediamento ho voluto conoscere i luoghi di cui si parlava, mi sono recato sul posto, sono andato alla diga foranea, la parte costruenda del nuovo porto. Ho avuto una impressione molto positiva, nel senso che si tratta di una struttura importante che ha sicuramente un valore aggiunto, ossia la vicinanza all’area industriale. La struttura portuale è una porta di arrivo ma oltre quella porta c’è bisogno di tanta logistica, di tanti spazi, cosa che sicuramente a Molfetta c’è. Sui tempi di completamento, però, non è possibile dare risposte precise. Come è noto, il porto ha avuto una serie di vicende storiche che hanno influito sulle tempistiche. I lavori stanno proseguendo, si stanno finalizzando le ultime pratiche burocratiche, sperando che si riesca a riprendere a pieno ritmo. L’orizzonte non è breve ma non è neanche estremamente lungo». Come sono i rapporti con la marineria? «Subito dopo aver espletato le pratiche burocratiche per il passaggio delle consegne ho inteso e sono riuscito, fortunatamente, a programmare una serie di incontri. Essendo l’ultimo arrivato mi è sembrato opportuno andare ad incontrare tutte le Istituzioni e non solo. Ho avuto modo anche di incontrare sia gli operatori della pesca sia i circoli nautici. L’obiettivo di questi incontri è stato conoscersi, comprendere quali siano i motivi di confronto che potrebbero essere continui. Credo si debba instaurare un dialogo e valutare tutte le richieste. Ovviamente non si possono accontentare tutti ma vanno comprese e bilanciate le esigenze di coloro che lavorano nel porto e sul mare, quelle che sono le esigenze dell’amministrazione comunale e le nostre esigenze riguardo alla sicurezza della navigazione. Sono ottimista, siamo tutti sulla stessa barca: se remiamo nella stessa direzione una soluzione che magari non accontenti tutti al 100% ma che possa andare bene per tutti si trova sempre. Non ci sono particolari problematiche. Come operatori portuali, oltre ai circoli diportistici, Molfetta possiede una flotta peschereccia ancora abbastanza importante, anche se non come lo era un po’ di anni fa. Abbiamo uno sguardo particolare nei loro confronti perché sono coloro che rendono ancora vivo il porto, sempre in attesa che il porto stesso diventi qualcosa di più importante». Come si presenta la situazione dal punto di vista ambientale? «Quello ambientale è un altro aspetto che il nostro Direttore Marittimo, l’Ammiraglio Leone, ha particolarmente a cuore, soprattutto per quanto riguarda la costa. È chiaro che il rispetto della natura è uno dei nostri obiettivi; cercare di preservare l’ambiente è un lavoro che svolgiamo durante tutto l’anno. Ho incontrato anche il personale che si occupa proprio della conformazione della costa. Quello del compartimento marittimo di Molfetta è un ambiente completamente diverso da quello che ho vissuto sinora. Abbiamo un litorale che generalmente è roccioso, non ci sono grandi spiagge, almeno per quanto riguarda Molfetta. È noto che al largo della costa molfettese c’è una prateria di posidonia. Tramite la collaborazione con centri di studio, centri scientifici, la teniamo sotto controllo, ci facciamo aggiornare anche sull’andamento di quel tratto. Sono rari gli episodi in cui si cerca di deturpare la costa ma è chiaro che in quei frangenti siamo pronti ad intervenire. Bisogna, allo stesso modo, prestare particolare attenzione agli abusi edilizi sulla costa, in modo tale che possano essere evitati». Qual è stato l’approccio con i collaboratori del compartimento? «Anche questo è un aspetto che fa parte dell’incarico che mi è stato affidato. Essere comandante di un ufficio vuol dire anche prendersi cura del proprio personale, conoscerlo, imparare a convivere. Siamo tanti, ognuno ha il proprio modo di pensare, il proprio modo di essere. Studiamo e veniamo formati anche per avere contatti con le persone (una delle parti, forse, più difficili del nostro lavoro) non solo all’esterno ma anche all’interno. Devo dire che i miei predecessori hanno fatto un ottimo lavoro. Ho avuto modo di conoscere non solo i collaboratori più stretti ma l’intero l’organico e ho trovato tutte persone molto serene, determinate, dedite all’attività». L’organico è numericamente adeguato alla mole di lavoro richiesto? «Tutte le forze armate hanno subito tagli e tutte sono un po’ in sofferenza. C’è poca domanda da parte dei giovani di arruolarsi. Il nostro è un lavoro che richiede sacrifici e che probabilmente le nuove generazioni devono meglio comprendere. Sarà nostro compito farci conoscere dalle nuove generazioni, far capire qual è il nostro lavoro, cosa facciamo e come lo facciamo, cercando di essere attrattivi nei loro confronti. Per quanto riguarda la sede di Molfetta e Giovinazzo siamo al pari con la forza richiesta, e gli operatori sono strategicamente posizionati nei diversi uffici». Il ricambio generazionale, in particolare nelle attività marittime, è una nota dolente. «Questo ha colpito e colpisce le nostre amministrazioni. Abbiamo un’età abbastanza elevata come media a livello generazionale. Sarebbe necessario incrementare l’ingresso di addetti con una età media meno alta». Cosa consiglierebbe a un giovane che volesse avvicinarsi a questo lavoro? «Innanzitutto, di informar- periodi dell’anno (periodo natalizio, con l’avvicinarsi dell’estate…) mettiamo in atto campagne di comunicazione, promuoviamo incontri sulla sicurezza della balneazione ecc. Ci sono tante occasioni per farci conoscere. Consiglierei di sfruttare queste occasioni per capire che tipo di lavoro facciamo. Posso portare la mia esperienza professionale: da giovane non solo avevo desiderio di studiare e quindi, di fare un percorso universitario che, grazie all’amministrazione alla quale appartengo, mi è stato fornito, ma avevo anche il desiderio di viaggiare. Sono due cose che nel nostro lavoro si riescono a conciliare in maniera ottimale. Si studia, si fa un percorso di studi molto elevato, con una laurea universitaria ed anche con master a cui, nel corso della carriera, si può di partecipare. Principalmente ciò che interessa il giovane è viaggiare e non sempre si ha questa possibilità. Io sono stato molto fortunato: nei primi anni di accademia ho girato l’America, il Sud Est asiatico. Un altro elemento importante è la possibilità di fare esperienze anche all’estero. Ormai il mondo è globalizzato e quindi questa è una delle opportunità che garantisce la nostra amministrazione». Si è ciclicamente soggetti a trasferimenti. Quali sono le reazioni in famiglia? «Sono venticinque anni che faccio questo lavoro e, fino a questo momento, sono stato abbastanza fortunato da riuscire a conciliare le esigenze lavorative con le esigenze familiari. Mia moglie, fortunatamente, mi è sempre stata vicina, ha sempre condiviso le mie scelte. Ho due figli ed è chiaro che poi, man mano che i bambini crescono, la problematica è quella di far coincidere i cambi scolastici. Quest’anno è stato un po’ più difficile, avendo un figlio che frequentava la primaria e, soprattutto, una figlia che frequentava il liceo e a Salerno. Ci abbiamo riflettuto, lei stessa ha deciso di mantenere unito il nucleo familiare. Anche da parte loro l’inserimento a Molfetta è stato positivo». Ci stiamo avvicinando alle festività natalizie. «Il periodo natalizio è uno dei momenti che cerchiamo di vivere tra noi e in contatto con le nostre famiglie. Iniziamo con la celebrazione del 4 dicembre, festività della nostra patrona Santa Barbara. Abbiamo già in programma un appuntamento celebrativo e uno conviviale con le famiglie. La nostra professione, come tutti i lavori, è costellata di sacrifici e, come dicevamo, è importante il sostegno delle famiglie. Viviamo, quindi il Natale come un momento in cui vivere i nostri valori religiosi e per riunirci tutti insieme dando anche gratificazione ai nostri cari, che ci consentono di svolgere più serenamente questo lavoro». © Riproduzione riservata