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L'inchiesta di Leopoldo Franchetti sulle province napoletane
03 novembre 2006

Napoli – 3. 11. 2006 L'impegno civile e culturale profuso da Pasquale Villari in favore del Mezzogiorno non rimase isolato. Animati da sincero spirito patriottico e dal desiderio di conoscere e descrivere obiettivamente le condizioni del Sud d'Italia, alcuni giovani studiosi furono pronti a raccogliere le sue analisi sociali e le sue provocazioni politiche per arricchirle con ulteriori studi, ricerche e denuncie. Tra questi si distinsero Leopoldo Franchetti (nella foto) e Sidney Sonnino con le loro inchieste sul campo. Dalle osservazioni raccolte durante il suo viaggio in Abruzzo e Molise nel 1873, Franchetti giunse alla conclusione che i contadini di quelle regioni erano del tutto asserviti ai latifondisti sia da un punto di vista socio-economico che politico-culturale. Il suffragio ristretto e la nuova legislazione amministrativa avevano acuito questi rapporti di dipendenza, minando alla base il consenso delle masse rurali verso le istituzioni liberali. Secondo Franchetti, il processo di unificazione risorgimentale doveva essere completato dal nuovo ordinamento nazionale mediante un'accorta sorveglianza dell'operato delle amministrazioni locali, al fine di garantire il rispetto della legge e della giustizia. Dopo avere visitato la Calabria e la Basilicata nel 1874, il giovane Franchetti giunse alla conclusione che la riforma delle condizioni economiche dei braccianti meridionali doveva essere prioritaria rispetto a qualsiasi altro tipo di intervento. Innanzitutto, bisognava favorire, assistere e garantire i flussi migratori e non ostacolarli come facevano i latifondisti locali, in modo tale da ridurre l'eccesso di manodopera e favorire la formazione di una piccola e media proprietà terriera. Pur proponendo una serie di soluzioni tecniche atte a favorire gli investimenti nel settore dell'agricoltura, l'intento di Franchetti non era tanto quello di prospettare un programma politico dettagliato, quanto quello di “ […] attirare l'attenzione del governo e della nazione su quelle province; vorrei – sottolineò Franchetti – che molti, e per conto dello Stato e per conto proprio, le girassero, le visitassero, le studiassero; che nascesse un movimento nell'opinione pubblica a loro riguardo; che si discutessero per tutta l'Italia, coi fatti alla mano, le loro condizioni e i rimedi che vi si possono applicare; che, finalmente, adottano un sistema, qualunque sia ed una linea di provvedimenti, nazione e governo vegliassero su quelle province con amore, spiassero ogni occasione di applicare quei provvedimenti, e li adattassero al mutar delle circostanze”. La classe dirigente nazionale doveva distogliere la sua attenzione dalle contese di parte per volgere lo sguardo verso i problemi reali del Paese, che se non affrontati in tempo avrebbero potuto farne degenerare la situazione politica. Salvatore Lucchese
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