Giovanni Infante (Rifondazione): basta bugie del sindaco sul destino del nuovo porto
Giovanni Infante
MOLFETTA - Il consiglio comunale monotematico sul nuovo porto commerciale, convocato su richiesta di tutte le opposizioni a seguito dell'inchiesta condotta dalla Procura di Trani sui lavori di completamento del molo di sopraflutto è stata un'occasione per dissequestrare il dibattito sul tema, mettendo al corrente la città sullo stato di un'opera che ne condiziona le sorti oramai da più di vent'anni.
«Per questo ho dedicato il mio intervento in aula ad aspetti squisitamente politici della vicenda, tralasciando le vicende giudiziarie che ritengo debbano essere discusse in altra sede – dice in una nota il consigliere dell’opposizione di sinistra Giovanni Infante (Rifondazione) -.
Così per l'ennesima volta registriamo un rallentamento dei lavori nella realizzazione di un'infrastruttura concepita nel lontano 2002, in un contesto geopolitico ed economico completamente diverso da quello attuale e che rischia una volta completata di nascere già obsoleta. A ciò si aggiunga che ad oggi non ne conosciamo le prospettive di crescita e la ragion d'essere sul piano commerciale.
Come forza di opposizione negli anni abbiamo sempre avuto un atteggiamento critico nei confronti del grande porto, ma alle critiche legittime, una volta iniziati i lavori, abbiamo affiancato delle proposte di sviluppo e modifica dell'opera.
Lo abbiamo fatto nel 2017 mettendo attorno ad un tavolo alcuni importanti attori economici locali e un accademico esperto di trasporto intermodale, con l'intento di ripensare e modernizzare l'opera, assolvendo un compito che doveva invece essere svolto dall'ente comunale.
Siamo ad oggi ancora in attesa di capire quali merci verranno movimentate nel porto di Molfetta, quali rotte permetteranno i tanto decantati benefici economici e le ricadute sulla città.
E non bastano le parole del sindaco, che dice di aver presentato un business plan al Consiglio Superiore dei Lavori pubblici, la città deve essere ragguagliata in merito, perché si tratta di un'opera pubblica, finanziata con i soldi di tutti, sottratti ad altri servizi. Né può bastare la proposta progettuale del terminal e la volontà di un privato nel finanziarne la realizzazione a legittimare l'esistenza del porto, in una folle corsa al cantiere più costoso e più impattante senza alcuna strategia concreta alle spalle.
Dopodiché assolutamente lunare è stata la dichiarazione del primo cittadino che ha annunciato l'avvenuto completamento dei lavori del porto. Mi chiedo come possa considerarsi completato e fruibile il porto commerciale, se per stessa ammissione del Sindaco il dragaggio dei fondali previsto dal PRP è ancora in alto mare, se l'opera di sminamento è ancora in corso (ad oggi ben 60.000 bombe sono state rimosse!) e se ancora non è stata messa la prima pietra sul versante dei servizi portuali?
E ancora, come si fa dichiarare ciò, con un'indagine ancora in corso riguardante 40.000 tonnellate di materiale non conforme utilizzato per costruire la principale opera di messa in sicurezza del porto, ovvero il molo di sopraflutto?
Questo senza dimenticare gli impatti ambientali, tutti da valutare, di uno scenario di questo tipo.
Insomma, ancora una volta il Sindaco dimostra di essere affetto da annuncite grave, mentre i problemi della città languono irrisolti.
Per questo, come collettivo Rifondazione comunista/Compagni di strada/Più di così non ci associamo alla schiera di quanti credono acriticamente e religiosamente che il porto possa essere la panacea del sottosviluppo strutturale della nostra città, né ci stancheremo di chiedere chiarezza e lungimiranza affinché quest'opera non diventi l'ennesima occasione buttata al vento per l'incapacità di una classe politica megalomane e sganciata dai bisogni reali delle persone».