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Cerchi lavoro? Fatti sfruttare e lo avrai senza problemi. La storia di un giovane di Molfetta raccontata a "Quindici"
13 maggio 2024

 MOLFETTA - Gentile redazione di "Quindici", ho 21 anni vivo a Molfetta e sono stanco di essere definito bamboccione.

Tra due mesi conseguirò la laurea triennale, ho genitori lavoratori che possono pagarmi gli studi, ma sono beneficiario di borse di studio e, pertanto, non gravo sul bilancio familiare per scelta e non per necessità. Cerco di assicurarmi qualche piccola concessione: un regalo alla mia ragazza, qualche uscita, un week end grazie a piccoli lavori che svolgo soprattutto perché credo che tutto arricchisca e faccio mio l’esempio dei miei genitori, entrambi laureati che, da ragazzi hanno svolto lavori di assistenza agli anziani, bagnino e di raccolta delle olive.

Qualche giorno fa rispondo ad un post di un gruppo facebook ove un partecipante anonimo postava un annuncio di ricerca di un collaboratore per consegne a domicilio domenica 12 maggio festa della mamma.

Mi recavo nel pomeriggio presso l’esercizio e venivo esaminato dal titolare: cosa fai, hai mai lavorato, hai la patente, sei disponibile a lavorare anche dieci ore e dopo tutte le mie risposte affermative, mi rimandava a un ulteriore colloquio con sua moglie che non era presente. Ho atteso e anche da lei stesse domande. Ho specificato che ho un cane di grossa taglia e che non avrei avuto paura nel caso in cui, la destinataria del regalo avesse aperto la porta con un grosso cane al seguito.

Questo deve essere stato determinante perché mi ha detto che sarei andato bene e che la paga era di 5 euro ad ora, che avrei dovuto fare quattro consegne in un’ora con la mia auto, e che, dietro mia richiesta, mi avrebbero rimborsato le spese di benzina. Alla mia obiezione sul rischio di non trovare parcheggio, che avrei potuto ricevere una multa anche a distanza di settimane, mi veniva risposto che “i vigili sanno che è una giornata di festa e di consegne e chiudono un occhio, non fanno le multe”.

Ne ho parlato con i miei genitori soprattutto perché sono rimasto perplesso da questa certezza poiché non volevo rischiare di ricevere una multa: mio fratello maggiore si è reso disponibile ad accompagnarmi per qualche ora, ho risposto alla titolare che accettavo comunque e le chiedevo se poteva fare lo sforzo di arrivare a 6 euro l’ora anziché 5. Erano le ore 20. La signora ha visualizzato il messaggio ma non ha risposto e così fino alle ore 15 del giorno dopo quando le ho inviato un messaggio chiedendole di farmi sapere posto che avevo accettato comunque. La signora mi ringraziava, si scusava del ritardo nella risposta, mi faceva gli auguri per la mia laurea e mi comunicava che IL LORO TEAM ERA AL COMPLETO.

Da ciò deduco che qualche altro ragazzo era stato esaminato successivamente e accettato la proposta senza porsi tanti problemi.

Gentile redazione, noi giovani vogliamo lavorare, siamo disponibili a fare tutti i lavori perché come dice mia madre riferendosi a lei e a mio padre “Noi non siamo nati dietro la scrivania”, non chiediamo paghe stellari, ma dateci almeno la dignità di chiamarlo lavoro e non sfruttamento.

Grazie per aver ospitato il mio dissenso.

D.

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