Recupero Password
Primo Maggio: il corteo per la festa dei lavoratori a Molfetta
01 maggio 2009

MOLFETTA - Non tutti hanno dimenticato la strage dell'anno scorso, alla Truck Center. Non tutti si sono rassegnati a subire gli omicidi del lavoro, a dover sottostare ai ritmi alienanti di una concorrenza spietata. Quella concorrenza che è diventata il soggetto dell'economia, che determina oggettivamente l'azione lavorativa dell'uomo trasformandola in accessorio, in meccanico adeguamento a processi produttivi già scritti, già determinati. C'è chi crede ancora nella forza del lavoro come azione oggettivante per eccellenza, come applicazione di quello stimolo creativo senza il quale nulla ci sarebbe più di originale, soggettivo, misterioso. Tutto in serie, tutto misurato, tutto buio. Di quel grigiore che domina le fabbriche, le serre, i posti di lavoro. Di quella cappa che questa mattina avvolgeva il cielo di Molfetta, alla partenza del corteo, in Via Annunziata, nei pressi della sede della CGIL. Ma i pochi audaci, con le loro bandiere rosse, si sono presto confusi con tanta gente, arrivata a marciare per il lavoro vero. Quello che dice se stessi, quello dà al mondo un po' di ciascuno di noi. E questa mattina, i fiori rossi, tra le mani dei presenti, commemoravano la solidarietà di cinque uomini, quei cinque lavoratori che hanno stretto le loro vite contro la forza mostruosa dell'insicurezza, del rischio mortale. Quei fiori rossi erano per chi si è fatto vittima dell'interesse perverso che uccide l'uomo. Passando per la villa comunale, dove è stata deposta la corona ai piedi della statua di Giuseppe Di Vittorio, fra le parole di Giuseppe Filannino, il corteo è giunto al cimitero comunale, dove è arrivato il sindaco Antonio Azzollini, di fronte a quei cinque nomi incisi nel marmo. Impressi sui cuori di chi alla solidarietà crede davvero. Perché c'è ancora un po' di umano nelle azioni delle persone, c'è ancora qualche stimolo soggettivo a rendere ogni atto unico, legato a tensioni irripetibili, a sentimenti puri, autentici. Senza interessi, senza profitto, senza interferenze. Come la corsa alla solidarietà che ognuno di quei cinque operai non tardò ad intraprendere, l'anno scorso, sacrificando la propria vita per gli altri. E il cielo si è fatto più chiaro, e il corteo più festoso. Perché il Primo Maggio è la festa del lavoro, di quel lavoro in cui l'uomo cerca se stesso, in cui produce la propria ricchezza. La ricchezza che dice la vita, che dice i sentimenti, che dice la solidarietà.
Autore: Giacomo Pisani
Nominativo
Email
Messaggio
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
LA LIBERTA' DI NON SCEGLIERE IL MINOR GRADO MARCIO - La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta. Ci sono due tipi di persone, tra chi decide di non recarsi alle urne per esercitare il proprio sacro diritto-dovere del voto democratico. Innanzitutto vi sono coloro che non s'interessano delle questioni politiche, che a priori hanno deciso che l'esercizio del voto è totalmente inutile, e che nulla mai potrà cambiare le loro condizioni. E vi sono poi coloro che delle questioni politiche s'interessano eccessivamente, che sono alla perenne ricerca di notizie che ne spieghino i retroscena, che tentano di fare luce sulle questioni di cui normalmente i media non trattano. Io, mi annovero questa seconda categoria. La differenza tra le due tipologie d'astenenti, è che i primi impiegano molto meno tempo e molte meno energie per comprendere quello che i secondi scoprono dopo lunghe ricerche. Decenni d'indottrinamento hanno fatto in modo, infatti che il cittadino si convincesse che il modo migliore per partecipare attivamente alla vita del proprio paese, per avere un ruolo attivo nel processo di presa delle decisioni utili al bene comune, fosse l'esercizio del diritto-dovere del voto. Il cittadino modello, educato, responsabile, s'informa attraverso i telegiornali, legge i quotidiani, confronta le diverse idee proposte per la soluzione dei problemi e la gestione del bene pubblico, e di conseguenza esprime democraticamente la sua preferenza. Il cittadino, in quest'aulico paradigma, è protagonista. E i rappresentanti democratici, che ne fanno le veci, sono i degni delegati atti ad esercitare la volontà popolare. In questo scenario commovente, chi esprime dubbi sulla reale legittimità del sistema, ricade nel vortice del qualunquismo. L'origine del termine risale storicamente al movimento politico fondato da Guglielmo Giannini, il celebre Fronte dell'Uomo Qualunque, un movimento che si proponeva di limitare i poteri dello Stato e la sua ingerenza nella vita quotidiana del singolo. Rivendicazioni portate avanti in maniera a volte teatrale, all'italiana, e denigrate dagli avversari politici e dai mezzi di informazione ufficiali. Attualmente il termine “qualunquismo” è usato in modo dispregiativo, volendo caratterizzare l'atteggiamento superficiale di coloro che esprimerebbero pareri sommari e demotivati sulle questioni politiche, giudizi dettati da una ignoranza riguardo le suddette questioni. Un frase qualunquista potrebbe essere ad esempio “i politici sono tutti ladri”, oppure “tanto chiunque vada al governo non cambia nulla”. Appare quindi evidente che il tacciare un'idea di “qualunquismo” è un chiaro meccanismo escogitato dai rappresentanti stessi del sistema per svilire coloro che hanno compreso delle verità sulle quali è meglio non investigare. Che a tali verità si sia arrivati per intuito, pigrizia, o attenta valutazione, poco importa: l'essenziale per il sistema del potere è che la commedia del suddito-elettore-protagonista continui a propagandarsi, e che la fiducia nelle istituzioni e in chi mal le rappressenta, non venga mai meno.
Il problema, a nostro modesto parere, stà nella "crisi dell'individuo", nella "società della cultura di massa" sempre più volgare. Questa società definita di massa, ha prodotto una "individualizzazione" esagerata ed esasperata, trascendente nell'egoismo anch'esso esasperato e consumistico, annullando la presa di coscienza dell'individuo, già presente nella letteratura italiana: Pirandello, la perdita di unità del personaggio, l'impossibilità per gli uomini di conoscersi (1 nessuno Centomila) e l'impossibilità per la letteratura o il teatro di rappresentare l'uomo (6 personaggi in cerca di autore). Con la maggiore acculturazione delle masse - formazione di un mercato culturale -, con l'avvento della società dei consumi e di una certa televisione e informazione, la cultura si è volgarizzata al punto tale da diventare incomprensibile e individualistica, scollegandosi con una realtà vera, e collegandosi con quelle realtà di massa apparenti, trasformiste ed evanescenti. Una intellettualità sempre più confusionaria e anche questa diventata individualistica, favorendo così la falsificazione delle opinioni. Il lavoro dell'intellettuale è quella caratterizzata nel modo migliore della metafora di "legislatore". Esso consiste nel fare affermazioni autorevoli che arbitrano controversie di opinioni e selezionano quelle opinioni che, una volta prescelte, diventano corrette e vincolanti. I moderni intellettuali, anzichè essere orientati verso una scelta del migliore ordine sociale, sono orientati alla manipolazione e alla falsificazione delle opinioni, favorendo così la sempre più padronanza del "sovrano", assogettando le masse sempre più servili, mortificando la parte sana della società sempre più in minoranza e scarsamente rappresentata. Tutto questo disordine delle cose, portano all'affermazione e al successo di personaggi politici, culturali, di spettacolo, sempre più equivoci e deficitari per il proseguimento di una sociale e civile convivenza e condivisione. Non sarà facile la discussione pacifica del "riordine" delle cose.


LE COSE CHE IL CITTADINO DEVE SAPERE PRIMA DI VOTARE... N.16 - ASSISTENZA SANITARIA INTEGRATIVA - E' previsto il rimborso delle spese sanitarie ai Senatori (anche cessati dal mandato ovvero ai titolari di trattamento di reversibilità, NONCHE' AI RISPETTIVI FAMILIARI) iscritti al servizio di Assistenza Sanitaria Integrativa, nei limiti fissati dal Regolamento e dal Tariffario che disciplinano tale Assistenza. Gli iscritti versano un contributo commisurato alle competenze mensili lorde (i Senatori in carica il 4,5% pari a € 540,27; i titolari di assegni vitalizi il 4,7% dell'importo lordo) e quote aggiuntive per i familiari. N.17 - ASSEGNO DI SOLIDARIETA' (a fine mandato) - Il Senatore versa mensilmente al Fondo di solidarietà il 6,7% della propria indennità lorda, pari ora a € 804,40 euro. Al termine del mandato parlamentare, il Senatore riceve l'assegno di solidarietà (anche denominato "di fine mandato"), che è pari all'80 % DELL'IMPORTO MENSILE LORDO DELL'INDENNITA' MOLTIPLICATO PER IL NUMERO DEGLI ANNI di mandato effettivo (o frazione non inferiore ai sei mesi). N.18 - ASSEGNO VITALIZIO - Anche in questo caso, il Senatore versa mensilmente una quota - l'8,6 per cento, pari ora a € 1.032,51, piu il 2,15%, come quota aggiuntiva per la reversibilità, pari a € 258,13, - della propria indennità lorda, che viene accantonata per il pagamento degli assegni vitalizi, come previsto da un apposito Regolamento approvato dal Consiglio di Presidenza. In base alle norme contenute in tale Regolamento, recentemente modificato, il Senatore cessato dal mandato riceve il vitalizio a partire dal 65° anno di età, purché abbia svolto il mandato parlamentare per almeno 5 anni. Il limite di età è ridotto di 1 anno per ogni anno di mandato oltre il quinto, fino al limite inderogabile di 60 anni. Lo stesso Regolamento prevede la sospensione del pagamento del vitalizio qualora il Senatore sia rieletto al Parlamento nazionale ovvero sia eletto al Parlamento europeo o ad un Consiglio regionale. Tale sospensione è stata estesa - a partire dal 1° gennaio 2008 - a tutti gli incarichi incompatibili con lo status di parlamentare, agli incarichi di Governo e a tutte le cariche di nomina governativa, parlamentare o di competenza degli enti territoriali, purché comportino un'indennità pari almeno al 40 per cento dell'indennità parlamentare. E' stata altresì approvata una nuova disposizione sulla misura degli assegni vitalizi, che si applicherà ai Senatori eletti per la prima volta a partire dalla prossima legislatura. Per effetto di tale disposizione regolamentare, l'importo dell'assegno vitalizio varia da un minimo del 20 per cento a un massimo del 60 per cento dell'indennità parlamentare, a seconda degli anni di mandato parlamentare. "In Vino Veritas", CIN CIN! ...F.R...

LE COSE CHE I “CITTADINI LAVORATORI ELETTORI”, devono sapere... N.25 - IL DISTACCATO - Ci si può fingere malati, timbrare il cartellino e poi uscire a fare shopping, o passare la giornata chiacchierando alla macchinetta del caffè. Ma c'è un modo più sicuro per prendere lo stipendio senza lavorare in ufficio: fare "IL DISTACCATO". È questa una particolare specie di sindacalista, tra i 700mila in Italia (sei volte i carabinieri), che riesce a tenere il piede in due scarpe. Uno nell'organizzazione sindacale in cui fa carriera, l'altro nell'amministrazione pubblica di provenienza da cui riceve regolare stipendio, contribuiti, integrativi e premi produzione compresi, come se passasse il suo tempo in ufficio per davvero. N.26 - L'ESERCITO FANTASMA - In Italia, nel settore pubblico, di «DISTACCATI» ce ne sono stati 3.077 nel 2006. Per lo Stato sono una doppia fregatura: perché li paga a vuoto e perché deve assumere un'altra persona per coprire il posto vacante. Per il sindacato invece sono una vera manna, manodopera a costo zero. Facendo due conti si vede che sui 20MILA dirigenti e funzionari sindacali in Italia, uno su sei è a libro paga non del sindacato ma dei cittadini. N.27 - SCUOLA RECORD - I più distaccati tra tutti sono i sindacalisti della scuola. Più di mille nel 2006 hanno goduto dei privilegi stabiliti dal pacchetto di leggi varato una decina di anni fa. Negli enti pubblici non economici (Inps, Inpdap, Inail etc.) è distaccato un dipendente ogni 260, mentre nei ministeri è uno ogni 462. In compenso, se i distaccati dei ministeri sono in minoranza, guadagnano più degli altri, in media 27mila euro a testa. Ma tutti comunque riescono nell'eroica impresa di avanzare di carriera pur senza essere mai al lavoro. La bizzarria della legge prevede che, infatti, i sindacalisti distaccati siano equiparati ai lavoratori anche nei benefit e negli straordinari, per cui ottengono anche loro premi produttività, progressioni economiche e avanzamenti. Il tutto senza mettere mai piede al lavoro. Questo in verità succede solo nel settore pubblico, perché - di norma - in quello privato il distaccamento non pesa sul vecchio datore di lavoro ma sul nuovo, cioè il sindacato. N.28 - IL SINDACO SPAZZINO - Così succede che il Comune di Firenze elargisca il premio di presenza anche al sindacalista assente, che Calabria e Campania li premino con le indennità di risultato, e che molti sindacalisti distaccati ricevano i buoni pasto per i pranzi che fanno altrove. E si badi, la richiesta di distaccamento sindacale è vincolante e va rispettata entro un mese se non si vuole finire davanti a un giudice. Domandare al povero sindaco di Sant'Angelo all'Esca, paesino di 900 abitanti in provincia di Avellino, costretto a fare anche lo spazzino quando l'unico suo dipendente comunale è stato «distaccato» dal sindacato. N.29 - CORSIA PREFERENZIALE - Quando poi finisce il suo «distaccamento» il sindacalista trova, per legge, le porte spianate nel vecchio ente in cui lavorava. Perché c'è una norma astuta la quale prevede che il sindacalista abbia la precedenza sugli altri qualora chieda di riprendere servizio. Gli altri, cornuti e mazziati. N.30 - LA FLESSIBILTA'? Parola che fa orrore ai sindacalisti, ma anche in questo si sono dovuti ricredere. Nel corso di un anno, spiega Stefano Livadiotti nell'Altra casta, la posizione di distacco può essere ripartita tra più dipendenti, oppure può diventare un part time. Il costo finale di tutti questi privilegi, per lo Stato, è di 125 MILIONI DI EURO (nel 2006). N.40 - L'ESPLETAMENTO - Ma i sindacalisti si assentano dal lavoro anche per altre ragioni. Ci sono i permessi per «l'espletamento del mandato», e ci sono le riunioni di organismi direttivi statutari del sindacato. I conclavi hanno occupato nel 2005 la bellezza di 475.508 ore complessive di lavoro, con un costo sociale di 8.749.000 euro. Per calcolare invece le ore di permesso conviene passare all'unità mensile, per non avere cifre a troppi zeri. Per le 8.400.000 ore di permesso a disposizione dei delegati sindacali in tutti i settori, pubblico e privato, il sistema Italia potrebbe perdere in linea teorica qualcosa come 154milioni di euro al mese.

14.4.2001 - Felice de Sanctis - AFFONDI - ....... Non si può considerare il voto una cosa personale e decidere di passare da uno schieramento all'altro a proprio piacimento o per soddisfare qualche interesse di bottega. La democrazia non è questo, ma soprattutto non è questo il senso del dovere che ogni eletto dovrebbe possedere, anche per rispetto di chi ha avuto fiducia in lui. Ecco perchè la gente è sfiduciata e manifesta questo atteggiamento con disinteresse verso il voto. Un amico qualche giorno fa nel manifestare la sua decisione di astenersi, ci diceva: " Non voglio essere complice dell'elezione di potenziali voltagabbana, pronti a usare il mio voto a loro piacimento." Ma è proprio l'astensionismo che favorisce l'elezione di tali personaggi. Ecco perchè occorre responsabilmente esercitare un diritto, quello del voto, per mandare a Palazzo personale politici di qualità, competenza, onesti, che non abbiano interessi personali e non siano soprattutto voltagabbana. Occorre scegliere e scegliere bene. E tutti i candidati invece di fare generiche promesse dovrebbero dichiarare agli elettori di impegnarsi fin d'ora a non cambiare casacca e schieramenti o in caso contrario dimettersi. Questa è la sfida che (ancora una volta) lanciamo ai candidati e un invito agli elettori a non fidarsi di chi non lo promette. .............. Non è una cosa sporca la politica, è forse una delle espressioni più alte dell'uomo. Il senso della politica è la libertà. Lo sappiamo dai tempi di Platone e di Aristotele, che considerava l'uomo animale politico per natura. Riconduciamola alla sua vera natura, solo così la società civile potrà e dovrà "partecipare" a scelte che riguardano il futuro di tutti, non di pochi personaggi spregiudicati e delle loro ambizioni personali." Giugno 2009 - Cos'è cambiato rispetto a quel lontano 14.4.2001? I voltagabbana, interessi di bottega, incompetenti, infima qualità, basso profilo, sono sempre presenti, sempre più arroganti e senza vergogna. Si continua a saltare nel buio?


Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2025
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet