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L'8 Marzo: a Bari non una di meno. Voci e colori condivisi: cronaca di una manifestazione per i diritti delle donne
10 marzo 2017
BARI
- L’ 8 Marzo a Bari si scende in Piazza insieme a “non una di meno” sciopero globale a favore i diritti delle donne nel mondo e contro la violenza e la disparità di genere in primis ma anche a sostegno della comunità lgbt, contro ogni forma di razzismo, sfruttamento e discriminazione e a Favore del femminismo Antifascista che esplode a Bari per le strade e in una moltitudine di voci e colori condivisi (nero e fucsia), perché l’8 marzo non è festa ma rivoluzione.
I simboli della rivoluzione sono in primis la Matrioska logo di “Non una di meno” e rappresentazione del “tutte per una” fino alle immagini Made In Bari di Emilio Solfrizzi ai tempi di Toti e Tata anche lui in sciopero Dalle ASPETTATIVE DI GENERE sfilano sui cartelli e ancora Wonder Woman che dà un pugno a Donald Trump e i personaggi femminili e femministi Disney Esmeralda e Tiana. Perché “
We All Should Be Feminist
” non lo dice solo Maria Grazia Chiuri art director di Dior, ma lo pensano le ragazze della mia età e gli uomini di quella di mio padre. Non è scontata la partecipazione di molti ragazzi, fidanzati, uomini e papà che riconoscono a malincuore il sistema patriarcale e maschilista; mi ha colpito una coppia di padre e figlia lei appena 6 anni vestita da fatina, felice di essere qui, insieme ad un padre che vuole “un futuro migliore per lei e per tutte perché (parole sue) “Dalla Liberazione della donna che passa anche la liberazione dell’umanità da questo sistema”. Un sistema che discrimina, stereotipa, violenta, strumentalizza, sottopaga le donne, non le assume e spesso ostacola la legge tramite i medici obiettori che sono in media il 70% in Italia (fanalino di coda in Europa ) ma che in alcune zone rappresentano l’oltre 90 % e in Puglia sono l’85%, questo rende estremamente difficile la pratica dell’aborto oltre che la possibilità di applicare un diritto che la donna possiede, un sistema che firma “La convenzione di Istanbul” ma non riesce a metterla in pratica e conta 1 violenza su tre come media, dove il linguaggio e le espressioni misogine sono all’ordine del giorno. In questo sistema, tra noi a Bari non manca il sostegno. Sostegno sociale a livello mondiale perché se 52 Paesi hanno risposto all’appello lanciato in ottobre dall’Argentina, molti altri non hanno la voce per farlo, qui sosteniamo le donne curde e palestinesi che non hanno il controllo del loro corpo in tempi di guerra, sosteniamo le donne immigrate nel mondo e in particolare in America dove saranno sollecitate a separarsi dai propri figli per attraversare i confini e agiamo contro il cinismo e l’imperialismo degli Stati Uniti, della dominazione israeliana e dell’Isis. Nel corteo un atmosfera unica, movimentata, ricca di proposte e di vere intenzioni, idee liberali radicate nella mente delle più giovani e in quelle meno giovani, un’aria di condivisione: c’è chi distribuisce dolci, chi vende Fanzine (fumetti amatoriali) a forma di assorbente, chi fa circolare poesie dei poeti rivoluzionari antifascista, chi racconta storie, chi ha un velo sulle labbra e non può parlare il tutto protetto da una personale e scanzonata scorta di polizia militare con clave e lingerie (
vedi le video interviste
). Il corteo Pacifico e spontaneo è partito da piazza Garibaldi e ha scelto di attraversare il quartiere libertà luogo simbolico e dimostrazione di come lo sfruttamento e la mancanza dei diritti portino inevitabilmente alle condizioni di degrado sociale - “è da qui che vogliamo ripartire con la nostra mobilitazione femminista, perché a partire dalla storia delle donne e dai loro percorsi di autodeterminazione che è possibile immaginare un mondo altro”, e proprio qui quartiere libertà, mescolanza di varie di donne di culture ed etnie diverse, che ritroviamo la voglia di cambiamento e senso comune proprio qui, si sono avuti i migliori riscontri: con un’inaspettata partecipazione, venivano lanciati cioccolatini e caramelle dai balconi e sventolate bandiere rosa, sintomo che Bari vuole un cambiamento ed è pronta; l’abbiamo visto nel ballo liberatorio e spontaneo di una nonna, nel battito di mani dei residenti, nella curiosità e collaborazione dei commercianti e negli sguardi d’approvazione pieni di speranza della gente per strada. Un cambiamento che vuole e deve partire dall’istruzione, con istituzione di attività didattiche che educano allo stare insieme, alla sessualità, al rispetto e alla consapevolezza dell’altro dall’asilo all’università, perché le proteste come questa puntano alla sensibilizzazione di entrambi i generi, anche a Bari dove spesso si brancola nel buio delle informazioni. Soprattutto a Bari, a cominciare da Bari. © Riproduzione riservata
Autore:
Silvia Valente
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