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ULTIM'ORA – Sigilli al nuovo porto di Molfetta: due arresti, l'ing. Balducci e il direttore di cantiere Calderoni, 60 indagati, fra cui l'ex sindaco sen. Azzollini, per presunta truffa da 150 milioni
07 ottobre 2013

MOLFETTA – Agenti della Polizia tributaria e del Corpo forestale dello Stato hanno messo questa mattina i sigilli al nuovo porto commerciale di Molfetta. Arrestati un ex dirigente comunale ing. Enzo Balducci e il direttore del cantiere dellaCmc di Ravenna Giorgio Calderoni per una presunta maxifrode da 150 milioni di euro per la costruzione del nuovo porto. 60 persone indagate fra cui l’ex sindaco sen. Antonio Azzollini, presidente della commissione bilancio del Senato. (vedi il video)

Gli indagati - ex amministratori pubblici e imprenditori - sono accusati di associazione per delinquere, truffa ai danni dello Stato, abuso d'ufficio, frode in pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi e reati ambientali.

La Guardia di Finanza ha diffuso un comunicato con cui informa che “Militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bari ed appartenenti al Comando Provinciale del Corpo Forestale dello Stato di Bari, Ravenna e Reparti dipendenti stanno eseguendo dalle prime ore di questa mattina 2 ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari emesse dal G.I.P. del Tribunale di Trani, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di un funzionario pubblico e di un rappresentante di una società di costruzioni entrambi responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, abuso d’ufficio, frode in pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi e reati ambientali.
Le indagini – nelle quali sono coinvolti oltre 60 indagati – hanno portato al sequestro dell’area destinata al nuovo porto commerciale di Molfetta, per il quale sono stati stanziati finanziamenti pubblici per un valore di circa 150 milioni di euro”.
Maggiori dettagli saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà presso l’Ufficio del Procuratore Capo di Trani alle ore 10.30.

L’operazione denominata D’Artagnan (il nome della grande draga della società di Ravenna Cmc) è la conclusione di un'inchiesta della procura di Trani partita nel 2010 all'indomani di una denuncia dell'autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture di Roma secondo la quale ci sarebbero state presunte irregolarità relative al contratto d'appalto con cui venivano ipotizzate limitazioni della concorrenza nel bando di gara predisposto dal comune di Molfetta.

Le indagini sono state avviate dopo una segnalazione del dirigente generale dell'Authority per la Vigilanza sui contratti pubblici, per presunte irregolarità relative all'appalto per l'ampliamento del porto commerciale marittimo di Molfetta. L'Authority era stata invitata a verificare la regolarità dell'appalto su denuncia della 'Società Italiana per Condotte d'Acqua spa' che ipotizzava una limitazione della concorrenza. La denuncia si basava sul fatto che in una clausola del bando di gara del Comune di Molfetta veniva imposto il possesso o la disponibilità di una ''daga stazionaria aspirante-refluente dotata di disgregatore, con potenza installata a bordo non inferiore ad Hp 2.500''. L'Authority ritenne fondata la denuncia e dichiarò illegittimo il bando di gara disponendo un nuovo monitoraggio sull'appalto. Questa verifica si concluse con la contestazione di molteplici irregolarità, poi sottoposte al vaglio della magistratura penale e contabile.

Le indagini, coordinate dalla procura di Trani, hanno accertato che per la realizzazione della diga foranea e del nuovo porto commerciale di Molfetta è stato veicolato in favore del Comune, all'epoca dei fatti guidato da Antonio Azzollini, un ingente 'fiume' di danaro pubblico: oltre 147 milioni di euro, 82 milioni dei quali sino ad ora ottenuti dall' ente comunale, a fronte di un'opera il cui costo iniziale era previsto in 72 milioni di euro. L'opera (appaltata nell'aprile del 2007 con consegna lavori nel marzo 2008) non solo non è stata finora realizzata a causa della presenza sul fondale antistante il porto di migliaia di ordigni bellici, ma non vi è neppure la possibilità che i lavori possano concludersi nei termini previsti dal contratto di appalto assegnato ad un'Ati composta da tre grandi aziende italiane: Cmc (capofila), Sidra e Impresa Cidonio. Secondo l'accusa, dal Comune di Molfetta, pur sapendo dal 2005 (circa due anni prima dell'affidamento dell'appalto) che i fondali interessati dai lavori erano impraticabili per la presenza degli ordigni, hanno attestato falsamente che l'area sottomarina erano accessibile. In questo modo si è consentita illegittimamente la sopravvivenza dell'appalto e l'arrivo di nuovi fondi pubblici, sono state fatte perizie di variante ed è stata stipulata nel febbraio 2010 una transazione da 7,8 milioni di euro con l'Ati appaltatrice.

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