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Spazzatour, pattume e birre al Molo Pennello e nella zona porto di Molfetta
20 agosto 2012

MOLFETTA - A sud il Duomo, simbolo storico di Molfetta. A nord la magnificenza della Basilica della Madonna dei Martiri, avvilita dal nuovo porto che annullato l’orizzonte con una muraglia (la banchina di s-o), un pugno nell’occhio al panorama. Sembra proprio che Molfetta non sia più una città di mare. Lungo il muretto del Molo Pennello bottiglie e intere casse di birre vuote, per terra spazzatura di vario genere e cartoni porta-pizza lasciati senza alcuno scrupolo.
Dopo la segnalazione di un lettore, lo Spazzatour di Quindici si è soffermato proprio sul Molo Pennello, sede della Lega Navale e del Circolo Nautico Ippocampo, prossimo palcoscenico dell’imbarco della Madonna dei Martiri durante la festa patronale e luogo di passeggio per turisti e cittadini.
Sotto il cartello stradale indicativo della zona a traffico limitato, giace indisturbato un ammasso di ferraglia di varia natura, forse abbandonato dal vicino fabbro o da qualche carpentiere. A pochi metri di distanza, un recipiente cilindrico giallo di circa due metri di diametro e alto un metro, poggiato su un piedistallo in legno e ricolmo di terra e rifiuti vari. La sua utilità è alquanto dubbia, probabilmente una specie di attracco artigianale perché, avvicinandosi alla battigia, si notano due scafi distrutti arenati sulla spiaggia e un approdo improvvisato con una colata di cemento (molto simile a quelli costruiti di fronte alla basilica, come già segnalato da Quindici).
Il degrado non ha risparmiato nemmeno la fontana, distrutta e non funzionante perché priva del rubinetto. Insomma, un vero e proprio scempio.
Uno spettacolo davvero unico, se sommato allo stato di imbarbarimento ambientale in cui versa tutta la zona del nuovo porto commerciale, soprattutto per i cattivi odori probabilmente derivanti dalla putrefazione delle alghe ormai in secca per la mancanza di circolazione di acqua dal bacino chiuso. Senza dimenticare la quantità di rifiuti sparsi su tutta la costa della Cala Secca dei pali e della Madonna dei Martiri.
Sembra proprio che l’amministrazione Azzollini e il Comune di Molfetta ignorino lo stato increscioso in cui versa il porto ormai da mesi. Che sia pronta una celere e sommaria bonifica solo in occasione della tradizionale festa patronale?
La zona ha bisogno di nuova luce, un risanamento totale soprattutto per il Molo Pennello (soggetto anche al fenomeno dello sgottamento). È inutile sprecare soldi pubblici per parchi e giardini che rimangono chiusi al pubblico, mentre non sono rivalorizzati i luoghi frequentati dai cittadini e dai visitatori. Pessimo biglietto da visita quello offerto dal degrado e dal pattume di questo scorcio di Molfetta, i cui autori sono gli stessi molfettesi. Il porto di Molfetta vive un paradosso: da una parte la ciclopica grande opera portuale, dall’altra una realtà portuale da secondo mondo. Prima di realizzare, bisogna valorizzare ciò che già si ha.
 
© Riproduzione riservata
 
Autore: Saverio Tavella
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Eh no eh! Qui bisogna necessariamente intervenire, altrimenti questi spassionati comunisti prendono il sopravvento inquinando quella che è la verità. Prendiamo il "molfettese": "Abbiamo rifiuti, erbacce, carte di ogni genere, cani, bottiglie di birra rotte, fossi nelle strade, escrementi sui marciapiedi ecc., ecc.. Dove vedi tutto questo mio caro! Donde vieni e dove vivi, a Molfetta non di certo, ne sono più che convinto. Sono sciocchezze, ragazzate, tutto poi si risolve con l'intervento degli operatori del settore. Succede da tutte le parti e in tutto il pianeta. Anche denigratore della molfettesitudine: molfettesi zezzous! Bestemmia, quale ardire ingannatore! Il solito e perpetuo inganno comunista! Il professor Gaudio, un altro esempio di rovesciare la frittata. Asserire che il nostro sindaco Azzollini sia un menefreghista, sol perché ha le grane con il Porto e quanto più falso si possa affermare. Dove sono, dove le vedi le grane mio caro dottore! Anche Lei, a quanto pare, fa equilibrismo non sulla superficie delle onde, ma sulla spuma o sulla cresta del gallo, e questo lo possiamo capire anche bene, molto bene anche se un po' personalmente resto stupito e allibito. Lei dovrebbe meglio di qualcun altro conoscere le profondità del mare e farne lezioni ai giovincelli, a quei giovincelli che scrivono sui giornali locali, invece vedo che si è lasciato trascinare sulla “spuma” come un fuscello alla deriva. Sarà, come innanzi affermato, un problema culturale, quella cultura da tutti conosciuta come “la cultura della spumone”. Chi non ricorda quando si domandava o si chiedeva: “vuoi il coppetto o lo spumone?” “Quello che costa di più!” – era la risposta. E ben si sapeva che a costare di più era lo spumone: si facevano scorpacciate di spumoni, tant'è fino ad arrivare a quella cultura, oggi tanto di moda nella nostra città, di veleggiare, vivere, oziare sulla spuma o spumone dell'onda - a seconda dell'onda - , disconoscendo la profondità del mare, quel mare che ci darà la possibilità di fare tanta di quella grana, da riempire i nostri granai………altro che grane mio caro dottore. Qui si vuole rovesciare la frittata, buttare tutto nel calderone e fare un minestrone sciapito, insulso. Riconosciamo i meriti di chi sta tentando di fare della nostra città, un faro sul Mediterraneo, un faro unidirezionale verso un futuro prossimo roseo, splendente, unico nella sua sorprendente grandezza. Come scrive qualcuno o qualcun altro: meditate gente, meditate anche se sulla spuma delle onde o sulle creste dei galli. MEDITATE!!


Nè di Azzollini, nemmeno delle bestie che sporcano. La colpa è di quei giovani e attempiati che scrivono sui giornali locali vivendo e filosofando gli uni, sulla spuma dell'onda, gli altri sulla cresta del gallo beccandoci nella schiena. Questa è la verità. Viviamo tempi in cui tutto fa paura, specialmente le profondità non solo marine, ma anche terrestri. Sguazzano (questi giovani e attempiati) tutti sulle spume delle onde, facendosi trascinare dal vento, senza opporre resistenza. Paura del profondo, dell'ignoto, e ignari restano a galla, ondeggiando come fosse il ballo della mattonella. Ecco quello che non permette loro ed essi, di capire e vedere quelle che sono le tematiche tecnologiche contemporanee. Ora con l'estate che sta' finendo e con l'arrivo dell'autunno, poi dell'inverno, voglio proprio vedere questi giovanotti e attempiati, a veleggiare in superficie sulla spuma delle onde. Necessiteranno di un riparo e di un grande spazio, tipo un porto e uno stadio, allora si ci sarà da ridere, allora si renderanno conto come quel loro vivere in superficie non è servito a niente, si renderanno conto che solo nelle profondità delle acque dolci o salmastre esse siano, non c'è il paradosso ciclopico della grande opera e dall'altra parte un secondo mondo portuale. Questi giovani vedono tutto al contrario, ecco la loro confusione filosofica del vivere non in superficie ma sulla spuma dell'onda. L'esatto contrario: prima realizzare, poi dopo e molto dopo, valorizzare. E' quello che si sta facendo. La REALIZZAZIONE,che non è la spumosità ma la profondità.

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