MOLFETTA - Una dichiarazione inaspettata. Forse un modo per salvare la faccia, arrampicandosi sugli specchi. Il sindaco di Molfetta, senatore Pdl Antonio Azzollini, presidente della V Commissione Bilancio in Senato, con un’assurda nota stampa commenta il sequestro probatorio del depuratore, una ulteriore pagina nera che si apre su Molfetta. Forse peggiore dell’operazione “Mani sulla città” dello scorso 23 giugno 2011, che segna un’ennesima importante tappa giudiziaria. Di seguito il comunicato stampa.
«Pur senza voler entrare nel merito delle vicende giudiziarie che, come mio costume, non commento mai, quanto accaduto per la gestione del depuratore di Molfetta perviene da una scelta amministrativa, sciagurata e assolutamente personale, assunta dall’allora sindaco Tommaso Minervini. Come per altre vicende dello stesso periodo, che sarà utile approfondire a tempo debito, anche per la gestione del depuratore furono assunti atti palesemente inopportuni le cui enormi conseguenze negative, anche di carattere finanziario, ancora oggi Molfetta e i suoi cittadini si trovano a dover pagare». Con questa dichiarazione, il sindaco di Molfetta, Sen. Antonio Azzollini, fa chiarezza sul caso del depuratore di Molfetta di cui si sta occupando questi giorni l’attualità e sgombra il campo da ricostruzioni del tutto parziali, quando non addirittura tendenziose.
«L’attuale amministrazione comunale - aggiunge il sindaco Azzollini -, anche con riferimento al alla gestione del depuratore, ha operato e sta operando nell’esclusivo interesse della collettività nel tentativo di porre rimedio a una situazione fortemente pregiudicata, lo ribadisco, da atti compiuti precedentemente all’attuale amministrazione».
Azzollini vorrebbe far luce sulla vicenda, scaricando furbescamente le colpe sul predecessore Tommaso Minervini, atteggiamento poco corretto più volte ribadito in Consiglio comunale quando negli ultimi anni sono state evidenziate le sue responsabilità per un disavanzo di amministrazione mai registrato, benché esistente. Ma questo commento potrebbe accrescere il cono d’ombra sulla vicenda.
Azzollini dimentica di aver approvato e firmato l’atto di transazione da 750mila euro con l’ATI (consorzio d’imprese che gestiva l’impianto, la cui quota maggiore è dell’Eurodepuratori spa) per bloccarne il ricorso contro il Comune di Molfetta, dopo i controlli dell’Acquedotto Pugliese e della Regione Puglia che prima avevano denunciato lavori non eseguiti o mai collaudati, nonostante i 3,4milioni di euro di finanziamenti regionali ottenuti, e poi invitato il presidente dell’emergenza rifiuti (Nichi Vendola) a emettere un decreto di rescissione del contratto.
Non solo, ma le proroghe all’ATI sono state firmate durante le sue due amministrazioni (dal 2006) e sempre in questo periodo gli uffici comunali preposti non si sono mai preoccupati di controllare se i lavori di potenziamento all’impianto fossero stati collaudati o quantomeno eseguiti (a quanto pare, l’impianto è ancora fermo al trattamento primario, e non secondario, come gli uffici comunali avevano dichiarato a Quindici qualche mese fa). Omertà?
Proprio per questi motivi, si starebbe verificando la posizione di Azzollini, come
Quindici ha già sottolineato
venerdì scorso.
Perché nel comunicato si scarica la colpa a Tommaso Minervini e non si commentano le presunte frodi in pubblica fornitura e le eventuali truffe ai danni dello Stato in finanziamenti pubblici (dunque, a danno dei cittadini di Molfetta) contestate dalla Procura di Trani? Non si sa o, piuttosto, non si vuole chiarire? O forze Azzollini non ha digerito lo strappo politico (qualora ci fosse stato realmente) con Minervini nel 2005-06?
Se gli atti assunti da Minervini sono stati«palesemente inopportuni», perché Azzollini non li ha denunciati in questi anni o quando era assessore al Bilancio, guarda caso proprio dal 2005 quando il Comune ha ottenuto i finanziamenti regionali da 3,4milioni di euro per i lavori di potenziamento dell’impianto? Perché, se sapeva, ha taciuto e non ha emesso un’ordinanza sindacale, come ha fatto, ad esempio, dopo il blitz contro i fruttivendoli, lasciando che quegli «atti palesemente inopportuni» continuassero a nuocere ai cittadini e a bruciare soldi pubblici, lui che ama vestirsi dell'habitus di risanatore dei conti pubblici?
Del resto, Azzollini non propone nessuna soluzione, ma si limita a scaricare colpe e responsabilità sugli altri nello stile tipicamente berlusconiano. Che cosa ha operato e sta operando l'attuale amministrazione per il depuratore nell'interesse della collettività, visto che l'impianto, ancora in funzione, benché sequestrato, sversa liquami non trattati a mare?
Quante volte Quindici e i cittadini hanno segnalato l'inquinamento del mare e, soprattutto, del tratto a Torre Calderina? Quali controlli sono stati eseguiti, dopo il proliferare dell’alga tossica a Molfetta? Nessuno al Comune si è mai reso conto che fauna e flora marine sono morte?
Se la Procura di Trani accerterà e confermerà la presunta truffa dell'ATI a danno dello Stato, del Comune di Molfetta e dei suoi cittadini, cosa farà l'amministrazione Azzollini e il Comune stesso? Sceglieranno il silenzio o si costituiranno parte civile?
Il sindaco non ha mai commentato con un comunicato stampa l’operazione “Mani sulla città” e gli arresti eccellenti del giugno 2011, se non dopo le domande di Quindici, le proteste dei cittadini le pressioni politiche (l’opposizione chiuse in Consiglio comunale le sue dimissioni). Perché commentare solo quest’operazione? Qual è il messaggio che si vuole lanciare? Il clamore della stampa ha infastidito il senatore Azzollini? Cosa si nasconde dietro il sequestro probatorio del depuratore?
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