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Riconferma dirigenti di Molfetta, il «gioco delle firme»: ma resta la dubbia legittimità
01 novembre 2012

MOLFETTA - Una maldestra sanatoria. L’ennesima e ultima dell’amministrazione Azzollini. Secondo indiscrezioni, gli atti amministrativi sul rinnovo dei contratti dirigenziali sarebbero stati varati in via definitiva e ufficiale, forse proprio in concomitanza con le dimissioni di Azzollini.
In pratica, tra le stanze comunali si sarebbe giocata la partita del «gioco delle firme». A quanto pare, dovrebbe essere il dott. Giuseppe Lopopolo, dirigente del Settore Tributi a tempo indeterminato, a firmare l’atto di rinnovo per il collega dott. Mimmo Corrieri, dirigente del Settore Affari Generali, che a sua volta convaliderebbe i rinnovi dei dirigenti ing. Enzo Balducci (Settori Lavori Pubblici e ad interim Territorio), dott. Giuseppe de Bari (Settore Economico-Finanziario e Socialità) e dott. Enzo Tangari (Serttori Demografia-Appalti e Sicurezza). In questo modo, si sarebbe aggirato l’ostacolo del conflitto d’interesse per il dott. Corrieri per la sua doppia veste di beneficiario del rinnovo dell’incarico e dirigente del Settore Affari Generali che avrebbe dovuto ratificare il rinnovo stesso (tra cui il suo).
Insomma, questo «gioco delle firme» non ha di certo eliminato i dubbi di legittimità del deliberato giuntale. In un certo senso, anche rafforzati dalla presunta mancata firma del segretario generale comunale, dott. Michele Camero, che, a quanto pare, non avrebbe firmato perché solo «segretario generale» e non «direttore generale» del Comune di Molfetta (anche se, secondo l'art.97 del TUEL il segretario sovrintende allo svolgimento delle funzioni dei dirigenti e ne coordina l'attività, salvo quando il sindaco o il presidente della provincia abbiano nominato il direttore generale, assente però a Molfetta).
Questa mancata firma è una conferma implicita di quella dubbia legittimità, già spiegata da Quindici in più articoli, e ripresa da Rifondazione Comunista nel suo esposto-denuncia alla Corte dei Conti.
Innanzitutto, l’applicabilità del Decreto Fiscale 2012 (amplia il limite percentuale per il conferimento degli incarichi dirigenziali a termine, conferibili secondo il comma 1 dell’art. 110 del TUELL) per i contratti di diritto privato di quei dirigenti che hanno ricevuto una nomina politica (di fiducia), ovvero de Bari e Corrieri che, tra l’altro, hanno ricoperto in passato ruoli politici (il primo ex consigliere di Forza Italia a Molfetta, il secondo già assessore al Bilancio, Finanze e Programmazione della prima giunta Azzollini, assessore del Pdl detronizzato nel secondo mandato di Azzollini, per la questione delle quote rosa).
Allo stesso tempo, la delibera, pure contraria alla spending review, è stata definita «illegittima e foriera di responsabilità erariale» nella richiesta protocollata lo scorso 24 agosto per la convocazione di un Consiglio comunale d’urgenza. Infatti, come ha evidenziato il consigliere Giovanni Abbattista (Pd) in consiglio, il provvedimento violerebbe l’art. 9 del Decreto Legge n.78/10, secondo cui le amministrazioni locali «possono avvalersi di personale a tempo determinato o con convenzioni ovvero con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, nel limite del 50% della spesa sostenuta per le stesse finalità nell'anno 2009» (comma 28).
Insomma, quello dei dirigenti è stato l’ultimo colpo di coda del dimissionario Antonio Azzollini. Questa definitiva ratifica dovrebbe non solo blindare la prossima amministrazione comunale, ma indirizzare e plasmare nei prossimi mesi tutti i provvedimenti comunali, un periodo di (apparente) vuoto politico che potrebbe anche inficiare il corretto e trasparente svolgimento della campagna elettorale.
 
© Riproduzione riservata
 
Autore: Marcello la Forgia
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Le elezioni? Le ha già vinte Monti. Niente avviene per caso. L'attacco diretto al cuore del Pdl attraverso gli scandali delle Regioni non è altro che un passo fondamentale, direi decisivo, verso la creazione di un grande contenitore moderato e liberista, svincolato dall'impresentabilità di Berlusconi e dei suoi amici e legato a mani doppie al carro di Mario Monti. Non è da ora che si conoscono le spese pazze dei partiti ed in particolare di quelli del centrodestra, ma faceva comodo tenere tutto sotto traccia. E allora giù tutti a rispettare una santa regola: “silence is golden”. Tanto è vero che gli scandali non sono scoppiati per le denunce dell'opposizione e del Pd (ma quando mai...), che in questa orgia di denaro sguazzava come gli altri, ma per iniziative di diversa natura. Era l'occasione che qualcuno aspettava e dopo il Lazio giù la Campania, la Sicilia, la Lombardia e tutto il cucuzzaro delle regioni. E' come se fosse scattato un segnale. Un segnale per le forze moderate che è anche un monito lanciato al Partito Democratico: “se vuoi partecipare (leggi grande coalizione o grande ammucchiata, fa lo stesso) la porta è aperta, se no...” dopo il Pdl potrebbe toccare al Pd (e qualche segnale lo hanno dato anche su quel versante). Ed è questo che temono molti dirigenti, perché di scheletri negli armadi dei democratici è piena l'Italia. Basta resuscitarli e il gioco è fatto. Intanto Renzi, Letta, Fioroni e compagnia demoliscono le ultime roccaforti della sinistra dentro il partito che viene sospinto a tutta forza verso un approdo definitivo al moderatismo (la chiamano la sinistra - sic -lontana dalla Fiom!). La normalizzazione “montiana” ha fatto un altro passo avanti. I tecnici si preparano al bis “senza passare per le elezioni”. Non ce n'è bisogno, loro e i finanziari che li pagano le hanno già vinte.
Vi riporto un interessante commento di Dario Caselli..."Sussistono pochi dubbi sul fatto che il Pdl sopravviva alla catastrofe delle prossime amministrative, certo continuerà ad esistere in parlamento, sempre più abbarbicato a nonno Mario, che, secondo loro, porta avanti la linea di Berlusconi, ma allora perché non l'hanno portata avanti loro? Pietose bugie per ritardare il momento della fine. Anche i sondaggi già impietosi, Pdl appena sopra il 20%, non sono veritieri perché riferiti ad un partito inesistente, dove ognuno si prepara alla fuga, vuoi verso i vecchi partiti, come l'Udc, oppure tenta di farselo in casa come Miccichè o Galan. La verità è che per quanto “rincoglionito” Silvio era l'unico che sapesse dove andare, l'unico in grado di far eleggere autentiche schiappe come la Moratti a Milano, Cappellacci in Sardegna o la Polverini nel Lazio. L'unico in grado di tenere insieme il partito e gli alleati come la Lega, forse i metodi non saranno stati ortodossi ma funzionavano, ora avremo metodi poco ortodossi, per partorire il caos. Sia chiaro: il Cavaliere era bollito e doveva andarsene da un pezzo, ma non era più cotto di Bossi o Rutelli e di tutti quelli che si candidano a succedergli, compreso Bersani. Resta il fatto che il Pdl è morto, anche se trucca il tesseramento e tiene i congressi. Proprio le tessere e i congressi sono la prova della fine, infatti non erano mai serviti a nulla e se vogliamo essere impietosi anche il partito fascista, dopo l'otto settembre tenne un congresso a Verona, dopo che non se n'erano tenuti per vent'anni. Era anche allora il preludio della fine, inoltre Berlusconi non vuole finire a Dongo, al massimo alle Bermuda e Angelino Alfano non pare certo un esagitato alla Pavolini, al massimo un curiale notabile democristiano del sud. Altro che ultima raffica, semmai vaselina, non lo vediamo neppure travolto da amori forti come quello di Pavolini con la Duranti, questo al massimo può uscire con la Carfagna e non è la stessa cosa. Ora tutti a dire che Silvio non capisce niente. Storie già viste, la madre dei leccapiedi traditori è sempre incinta. Il tutto fa un po' schifo, ma non preoccuperebbe più di tanto, se non fosse che resta orfana, politicamente si intende, per la seconda volta la maggioranza degli italiani. Poiché il vuoto in politica non esiste, aspettiamo di vedere chi si candiderà a riempirlo".

Il Pdl è destinato a sparire, come la vecchia DC, ormai l'hanno capito quasi tutti, a parte lo zoccolo duro che ha deciso di morire con e per "il zoccolone". La cosa tragica è che tutta questa banda di ladri che ha divorato l'Italia come se fosse un piatto di bucatini alla puttanesca non pagherà per le sue colpe, per la solita farsa che chi ruba una mela in questo paese va in galera e chi ruba milioni di euro degli italiani si ricandida alle elezioni... Probabilmente dopo una legislatura di transizione nella quale i pidiellini si ricicleranno in qualsiasi cosa pur di prendere lo scranno in parlamento, la destra si riorganizzerà in un nuovo partito, che speriamo finalmente sia un vero partito conservatore. Tutti i topi di fogna, quando la barca comincia a prendere acqua, sono i primi a scappare. La storia si ripete. Vi ricordate quello che è accaduto a Mussolini, il giorno dopo la sua caduta non c'era più nessun fascista in italia. Stesso fatto è accaduto a Craxi e oggi è arrivato il turno di qualche altro ducetto. Perché è questa la caratteristica, sono tutti ducetti quelli che ricevono questo bel servizio dai loro leccaculi. Chi basa il suo potere non sulle idee, come per tutti e tre apparentemente accadeva all'inizio della loro parabola, ma sui posti di comando a vari livelli che si riescono ad elargire e anche soldi in abbondanza, il giorno in cui la parabola inizia la sua discesa sono i primi ad accorgersene. Prima c'era la corsa ad entrare poi quella per prenderne le distanze. Non solo, dato che sono le persone che sanno effettivamente cosa è accaduto, vi sarà il proliferare di libri dove si racconteranno puntualmente i fatti come sono veramente accaduti. Quindi da topi di fogna ci guadagneranno anche. Scusate la mia cattiveria, mi sto divertendo a vedere quelli che si stracciavano le vesti in televisione quando si parlava male del PADRONE, che adesso evitano di parlarne, fanno i distinguo, prendono le distanze. La puzza di topo di fogna però la si sente anche quando si sta a casa a vederli in televisione. Mi rallegro perché siamo ancora a metà dell'operetta, ne vedremo delle belle, quindi avrò tanto da divertirmi.



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