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Palazzo Dogana, revocato il divieto di sosta: Duomo sepolto dalla ferraglia
19 luglio 2012

MOLFETTA - Parcheggio libero nell’area prospiciente il Palazzo ex Dogana. Una scelta scandalosa del Settore Sicurezza del Comune di Molfetta che ha revocato il divieto di fermata lungo il perimetro del Palazzo ex Dogana, istituito nel 2004, oltre a ripristinare i varchi di accesso regolamentati con divieti e il rifacimentodella segnaletica orizzontale di sosta.
Una decisione amministrativa che, come si legge nella determina n.41660/12, sarebbe dipesa dal trasferimento dell’Agenzia delle Entrate (il divieto del 2004 era stato imposto su sua sollecitazione), ma soprattutto dai «numerosi rapporti» di servizio inoltrati dal Comando della Polizia Municipale «in ordine alla necessità di revocare tale divieto istituendo stalli asserviti alla sosta lungo il perimetro del palazzo ex Dogana e limitatamente all’area in cui vigeva il divieto».
A questo si aggiungono anche le «numerose istanze» di cittadini e agenti della Polizia Municipale per «l’individuazione di soluzioni che ovviassero alla sosta non disciplinata». Ma forse l’iniziativa dell’ufficio comunale è strettamente legata ai lavori su Cala sant’Andrea che hanno sottratto una buona fetta di area parcheggio.
Facile e poco dispendiosa soluzione comunale, la revoca del divieto di fermata è di sicuro un calmiere-tampone, ma nel tempo potrebbe anche avere un effetto contrario, incentivando la sosta selvaggia. Del resto, compito precipuo degli agenti di Polizia Municipale è il continuo controllo del territorio e in quell’area occorrerebbe almeno un agente di “vedetta” (ma, in questo caso, bisognerebbe fronteggiare l’esiguità del personale in servizio).
Insomma, la scelta del Settore Sicurezza non pare del tutto ideale. Tra l’altro, sembra incentivare le brutture di una zona deturpata e ingolfata dalle auto, nonostante sia stata (ora non lo è più) uno degli scorci più belli di Molfetta. Per di più, le polveri sottili, oltre ad annerire i monumenti della zona, insidiano per la salute dei cittadini perché questa soluzione pare proprio incentivare il caotico traffico di Corso Dante. Nessuno può più ammirare il Duomo, dominato da un ingente ammasso di ferraglia verniciata, mentre Palazzo Dogana è un inutile rudere storico locale (come molte altri luoghi e strutture storiche molfettesi, come le torri), i cui lavori di riqualificazione, annunciati in pompa magna dall’amministrazione Azzollini nell’ottobre 2010, sembrano essere l’ennesima utopia azzolliniana.
Proprio Quindici in un articolo del numero di maggio 2012 ha ricostruito la storia recente della struttura, a partire dal dicembre 2009 con la stipula dell’atto di concessione da parte dell’Agenzia del Demanio all’ATI Dogana Vecchia, aggiudicataria della gestione dell’immobile per i prossimi 50 anni. Invece di un corretto e sensato recupero storico, il progetto presentato e poi approvato avrebbe dovuto trasformare Palazzo Dogana in un hotel di lusso, nello stile di marketing manageriale azzolliniano (ad esempio, l’area industriale di Molfetta è ormai un grande e fallimentare centro commerciale e non un florido centro industriale). Altro che il «rilancio turistico» proclamato dal sindaco Antonio Azzollini in un comunicato stampa del gennaio 2008.
Lavori mai iniziati. Creazione di un’ATI ad hoc (come accaduto per il nuovo porto commerciale). Fumo politico negli occhi. E ora empasse davvero sospetta, sperduta tra le pieghe dei più bassi “interessi di bottega”. Secondo indiscrezioni, proprio l’ATI appaltatrice dei lavori al Palazzo Dogana non avrebbe le possibilità economiche per il suo recupero edilizio perché improvvisamente colpita dalla crisi finanziaria.
Perciò, la sorte di Palazzo Dogana dimostra ancora una volta (vicenda Mazzitelli docet) quanto possa essere sconsiderato affidare un bene pubblico a un privato, senza una preliminare e adeguata riflessione politica. Infatti, a quanto pare, “un privato di vertice” avrebbe addirittura acquistato le quote comunali dell’ATI.
Non la revoca, ma forse sarebbe stato opportuno e lungimirante, considerata anche la volontà dei cittadini, istituire una vera e propria zona pedonale nell’area urbana compresa tra la banchina e il lungomare, passando dal centro antico, per presentare Molfetta come una graziosa “pupa vestita”, anche se solo nel periodo estivo.
Ad esempio, si sarebbe potuto deviare il flusso della circolazione, come accaduto per i lavori del Piano Strade su via Madonna dei Martiri, ma evidentemente manca la volontà amministrativa. Probabilmente, un’operazione pubblica di questo genere (come quella programmata per il quadrilatero commerciale intorno a Corso Umberto, propagandata e mai attuata) non avrebbe potuto produrre “utili politici”: e per questo avrebbe meritato il completo abbandono. Stessa sorte è toccata al cimitero, abbandonato al degrado ambientale, o alle varie torri storiche nell’agro molfettese, trascurate o inglobate nei manufatti industriali (pronte per essere abbattute). La disastrosa deregulation azzoliniana purtroppo non ha ancora termine.
 
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Autore: Marcello la Forgia
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