MOLFETTA – Terremoto a Molfetta e al Comune per la vicenda del Piano dell’agro approvato in Consiglio comunale il 14 febbraio scorso dalla maggioranza di centrodestra guidata dal sindaco sen. Antonio Azzollini, con i voti contrari dell’opposizione di centrosinistra. La Procura della Repubblica di Trani ha aperto un’inchiesta e ha iscritto nel registro degli indagati il dirigente del Settore Territorio ing. Rocco Altomare (foto), redattore capo del piano e altri, accusati a vario titolo, secondo le presunte rispettive responsabilità, di abuso d’ufficio, falso materiale e falso ideologico.
La notizia pubblicata questa mattina dal quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno” ha fatto il giro della città: al Comune, negli uffici, nei bar non si parlava d’altro e tutti si chiedevano cosa accadrà ora sul piano politico.
Tra gli indagati dal Pubblico Ministero dott. Antonio Savasta anche il figlio del dirigente, Corrado Altomare, coordinatore della relazione del piano, redatta gratuitamente da giovani professionisti ritenuti dall’accusa senza esperienza e scelti arbitrariamente.
Come già avevano denunciato i consiglieri dell’opposizione di centrosinistra (Pd, Sel e Prc) sia in consiglio comunale sia una
conferenza stampa, le tavole del Piano dell’agro avrebbero disatteso le indicazioni del prof.
Giovanni Sanesi, docente dell’Università di Bari e responsabile scientifico della convenzione tra Comune e Ateneo per la redazione del piano.
“Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti – scrive la Gazzetta - il prof. Sanesi aveva individuato zone e prescrizioni edificatorie differenti da quelle spacciate per sue e poi approvate. L’originaria progettazione sarebbe stata, dunque, disattesa ed il piano trasformato in una modifica e variante al piano regolatore generale, stravolgendo di fatto la natura dello strumento urbanistico”.
Il consiglio comunale avrebbe approvato una tavola differente da quella presentata in Commissione di Urbanistica, tra l’altro difforme da quella del prof. Sanesi perché sarebbe stata ricavata una nuova zona edificabile (CR4a) a Cala San Giacomo. A quanto pare, alcuni dei terreni apparterrebbero ad assessori ed ex revisori dei conti in rapporti con l’attuale amministrazione Azzollini.
Non solo, proprio in questa zona sarebbe previsto il progetto per l’autoporto redatto dallo Studio A&D, riconducibile allo stesso dirigente comunale, a suo fratello ing. Donato Altomare, all’arch. Giambattista del Rosso e al geom. Nicolò de Simine, tutti indagati.
Sotto esame anche i terreni dell’altra CR4a a Levante (tra Lama Cupa, villaggio Belgiovine, litoranea e 16bis), dove quasi 30mila mq appartengono ai familiari dell’ing. Altomare, quali la moglie Mariantonia Abbattista, la madre Angela Amato e la cognata Giuseppina de Pietro. Il Piano dell’agro ne ha modificato la destinazione agricola, considerando la zona, invece coltivata e priva di zone incolte, antropizzata, dunque edificabile con interventi edilizi di tipo agrituristico, energetico e ricettivo. È proprio in quest’area che si collocherebbe il complesso alberghiero integrato «Gelso Rosso», redatto proprio dall’ing. Altomare nel 1997/98, ma bocciato dalle restrizioni del Prgc.
Queste le motivazioni dell’incompatibilità e del conflitto d’interessi, mai segnalate dal dirigente agli organi competenti. E quando l’opposizione ha sollevato l’incresciosa situazione in consiglio, è stata tacciata di pregiudizio politico dall’amministrazione e dai consiglieri di maggioranza. Liquidata in malo modo dal vicesindaco e assessore all’Urbanistica Pietro Uva.
L’inchiesta a quanto sembra non finirebbe qui, sarebbe a largo raggio perché, secondo la Procura della Repubblica, ci sarebbero inoltre presunti illeciti in altre vicende. Ecco perché non si escluderebbero sviluppi clamorosi, con conseguenze anche sul piano politico: già nei giorni scorsi ci sono state fibrillazioni fra esponenti della maggioranza di centrodestra, proprio sul piano dell'agro.