Recupero Password
Molfetta, ricordo di don Tonino: un velo di tristezza nelle celebrazioni del ventennio della morte
29 aprile 2013

Caro direttore,
il bell’inserto speciale della sua rivista dedicato a don Tonino mi induce ad esporre a voce alta alcune riflessioni.
 
C’è un velo di tristezza per queste celebrazioni del ventennio della morte di don Tonino.
Egli ha arricchito concretamente le nostre esistenze. Ci ha ridato la dignità di uomini e donne, quelli in carne ed ossa che camminano, soffrono per i tradimenti, gioiscono per i nuovi nati, ballano per gli amori, faticano per sopravvivere, riescono a solidarizzare con il compagno di strada ubriaco o il sindaco ucciso. Questa dignità, di essere poco meno degli angeli, don Tonino ce l’ha riconosciuta ogni momento, perché egli è venuto ad incontrarci per le strade, nelle fabbriche, negli uffici, nelle scuole dove si è anche seduto a terra con i bambini per annunciare il Vangelo. Questa dignità l’ha celebrata senza fronzoli ma portando avanti una croce di legno, quella che anche ogni uomo riconosce con la propria esistenza ed il proprio impegno.
 
Il velo di tristezza è un poco pesante, non tanto perché egli non ci prende più sottobraccio in questi anni durissimi, quasi senza speranza, ma perché ce lo stanno rendendo estraneo.
Alcune interviste su giornali, qualche resoconto televisivo, taluni racconti massmediali ci stanno costringendo a mutare il ricordo bellissimo che abbiamo di lui, la sua presenza nelle nostre vite, quel ricordo testimoniato dalle foto più care di famiglia, non solo nelle cappelle dei cimiteri, ma soprattutto sui muri dei fruttivendoli, delle officine, dei negozi, delle pescherie, delle autorimesse, delle case. Giornalisti e narratori di ogni risma stanno cercando i figli “riconosciuti” di don Tonino, gli eredi, i testimoni privilegiati. E parrebbe che si stia scatenando una gara per diventare il primogenito.
E capita pure che chi gli è stato ostile o critico stia vestendo l’abito del servitore innamorato o portavoce autentico.  Insomma si stanno creando i figli e i figliastri di don Tonino. Stanno, allora, tentando di privarci di una fratellanza diffusa anche con i barabba. Al fruttivendolo questo non interessa molto, dato che gli è bastata la visita di don Tonino tra le sue merci; ma forse ha diritto di dire la sua perché non si riconosce in una ricostruzione anonima del suo beneamato vescovo. Pure il pescatore che sta ancora al porto non sa nulla dell’ultimo resoconto sul vescovo santo, ma ricorda benissimo l’ultima volta che don Tonino gli ha stretto la mano ed ha ascoltato con attenzione i profumi dei pesci e i morti nel mare! Migliaia, sì decine di migliaia sono i figli oscurati di don Tonino, quelli che non bucano lo schermo, come la povera amatissima vedova che getta le monetine nel tempio.
 
Ce lo stanno, a volte, rendendo sterile.
È vero, parlano, parlano, ripetono le sue parole, dicono di aneddoti, li condiscono con filmati, scrivono pagine, riportano i ricordi degli amici degli amici come per scrivere un romanzo famigliare, si dividono le vesti del padre quasi per neutralizzare i suoi appelli, privatizzare la sua eredità e ridurre il senso delle sue parole.
Dove si parla più la lingua comune che egli ci ha insegnato? Dove stanno i richiami della pace nella nostra diocesi? Quelli di solidarietà per le nostre vie? Quelli dei grandi valori ideali? Quelli della trasparenza dei laghi? Di ricerca della bellezza tra i nostri quartieri sporchi? Di indignazione per la febbre delle nostre città dato il disinteresse per la cosa pubblica da parte degli uomini di cultura? Cosa vanno dicendo gli articoli dei giornali e le varie trasmissioni televisive che valga come profezia se non come provocazione? Dimenticano, così, la sua passione per ogni uomo, raffreddano i suoi abbracci ai mangiapreti, i primi ad accoglierlo mentre tra i penultimi c’erano alcuni tiepidi se non ostili scribi della sua diocesi, formati in diritto canonico e summe teologiche, oltre ai politici di turno chini dinanzi alla loro benedizione.
Sono resoconti che rendono ferrosa la sua tenerezza, accorciano la profondità del suo sguardo, non giungono al fondo o alla cima della sua presenza. Sintetizzano in definizioni il significato del messaggio di don Tonino ma perdono i “sensi” delle sue scelte, quelli che educano e sollecitano l’azione generosa. Seduti in poltrona parlano, parlano di una evangelizzazione che, essendo ritornata con lui di strada, è stata temuta dalle stanze grigie e damascate. Eppure sono nel ricordo di tutti il suo scrupolo attento ai bisogni, il suo richiamo ad un orientamento condiviso verso una giustizia fatta città, senza privilegiare i restauri conservativi delle chiese e senza intese opportunistiche con il boss politico di turno, la proclamazione  della Parola senza se e senza ma, il perdono reciproco senza arroganze. Nessuno può riuscire a svilire la vincolante consegna che egli ci ha fatto in ogni momento di amare l’uomo, cioè la vera basilica fatta carne, di amare Gesù e i poveri e non soprattutto le processioni. Nessuno può cancellare i suoi auguri scomodi. E per questo nessuno può rendere sfocati e generici i ricordi e i mandati impressi nella mente di migliaia di persone.
 
Stanno rompendo talora il sentire comune di questa eredità condivisa clericalizzandola. Egli era riuscito a farci riconoscere orgogliosi tutti, tutti, della sua missione e da essa tutti, tutti, credenti e non, ci sentivamo trascinati. Chi sgomitava o arretrava prima o dopo ha dovuto chiedere scusa non solo al pastore ma pure a chi stava accanto per la frenata tentata. La città di tutti aveva capito il proprio malessere. Forse trovava difficoltà a nominarla, a volte balbettava, ma certo la speranza di un futuro con un maggiore agio collettivo, la ricerca dell’onestà, l’impegno solidale, l’attesa del giorno per superare la notte (e quale notte stiamo attraversando!), l’andare verso un’alba di giustizia e di pace doveva essere cercato, desiderato, scoperto e condiviso. Almeno questa profondità, questo fondo comune si viveva, si è vissuto, come un sangue che ci rendeva fratelli consanguinei, la cui litigiosità egli cercava di neutralizzare ponendo un obiettivo chiaro, comune, alto, ricco, forte, duro, autentico.
 
Insomma non solo stanno riducendo la moltitudine dei testimoni e la pregnanza del suo Vangelo, ma anche nel metodo stanno talora impoverendo la santità di don Tonino e la sua eroicità. Ma il mondo, quello delle nostre strade, quello delle vie del centro e delle periferie dove non si leggono i giornali cristiani né si vedono i canali televisivi cattolici, quel mondo è stato raggiunto dalle beatitudini e se ne è allietato, con un metodo fatto di convivenza quotidiana, fianco a fianco, di linguaggio attento e comune, di sinergie generose, di contemporaneità totale alle domande, di fatica indicibile, di sofferenza donata, di ascolto del Vangelo fatto cronaca. Come dimenticare che, mentre un gruppetto di noi vegliava la sua salma di notte, la gente, il popolo, all’aurora batteva il portone della cattedrale perché si sentiva escluso e pretendeva di essere ancora accanto a chi riconosceva come padre chinato sulle sue sofferenze e gioie, sentendosi consolato dalla carezza del Vescovo e, per il suo tramite, di quel Dio reso reale, vero, vicino, confidenziale, amato, tenero, alla Papa Francesco, venti anni prima e, anzi, come se non fossero passati altri duemila!
 
Stanno tentando, a volte, di farci accrescere le lacrime, perché questo incauto distanziamento da lui sta rischiando di rendere la quotidiana convivenza del popolo con il suo, suo Vescovo un sogno, un sogno bellissimo ma un sogno irripetibile.
 
Allora, si dovrebbe fare un coro, una sinfonia, lasciare la parola a tutte le migliaia di fratelli suoi figli, a partire dagli ultimi, da quelli che hanno parlato attraverso le sue parole. La densità della sua fecondità non può non emergere dalla testimonianza silenziosa di ogni operaio, casalinga, ammalato, atleta, impiegato, suora, quell’immensa folla che per lui non era tale perché ricordava il nome di ognuno e lo pronunciava con delicatezza e amore. Don Tonino non privilegiava chi si collocava in alto o più vicino possibile a lui, ma chi si sentiva estraneo. E non è stato bello vedere l’altro giorno tanta gente uscire dalla cattedrale di Molfetta, perché non c’era posto neanche a sedersi per terra durante la bellissima eucarestia presieduta da Mons. Paglia. C’erano molte difficoltà a celebrarla sotto il cielo luminoso, all’aperto, tra le rondini come un indimenticabile pomeriggio di venti anni fa, allorquando il vento giocava tra la pagine di un Vangelo quasi a confermare che ogni sua pagina era stata curata da don Tonino e da lui offerta ad una comunità che si ritrovava un cuor solo ed un’anima sola a ringraziare il cielo per tale immensa grazia?
 
Caro direttore, scrivo con un velo di malinconia, ma anche con profonda certezza.
Io credo che nessuno riesca a restare escluso dalle sale di registrazione. I figli di don Tonino, anche quelli ignorati, non sono orfani. E tanto profonda è la presenza del Vescovo nella loro, nostra vita che, a volte, non riescono a ritrovarsi in alcune  narrazioni che sono soltanto ripetizioni senza riuscire ad essere testimonianze. Scrivo per constatare con lei che, a distanza di venti anni, ogni viandante delle nostre città dichiara con orgoglio e commozione che don Tonino gli ha detto ogni giorno, veramente, pure in dialetto, guardandolo negli occhi “ti voglio bene”.
Senza giri di parole e ammiccanti primi piani. 
Questo è proprio un miracolo.
Bellissimo.
 
Con stima
Lazzaro Gigante
 
© Riproduzione riservata
Nominativo
Email
Messaggio
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2025
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet