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Molfetta, Progetto “Cibiamoci”: anche quest'anno la lotta all'obesità con quasi 300 bambini
15 febbraio 2012

MOLFETTA - L'obesità infantile è un problema di notevole rilevanza sociale, risultato di diverse cause più o meno evidenti che interagiscono tra loro. Legata a una eccessiva o cattiva alimentazione, a una ridotta attività fisica, a fattori di tipo genetico-familiare o ad alterazioni ormonali, l’obesità può essere considerata a tutti gli effetti una patologia, in quanto sintomo di un malessere dell’organismo. Secondo le statistiche, di certo non incoraggianti, in Puglia un bambino su quattro è in sovrappeso e uno su sette è obeso. Nonostante i dati parlino chiaro, l’obesità è ancora un problema sottostimato.
Per promuovere azioni di sensibilizzazione e di prevenzione sui disturbi del comportamento alimentare, sull’obesità infantile e sull’acquisizione di stili di vita salutari, per il secondo anno consecutivo è stato avviato il Progetto «Cibiamoci» (nella foto la presentazione al P.O. di Molfetta). Promossa dalla Asl Bari e, in particolare, dal Presidio Ospedaliero “Don Tonino Bello” di Molfetta, in collaborazione con la Cooperativa sociale Anthropos, all’iniziativa hanno partecipato le scuole primarie molfettesi “Manzoni”, “San Giovanni Bosco”, "Don Cosmo Azzollini" e “Giulio Cozzoli”. Per ora limitato a Molfetta, la speranza è che il progetto possa anche estendersi agli altri Comuni del distretto sanitario.
Differenziandosi dai più comuni programmi di screening, “Cibiamoci” ha come scopo prioritario la riabilitazione a una corretta alimentazione, evidenziando l’importanza del prendersi cura di se stessi anche attraverso la scelta di cibi sani e nutrienti. Per questo, la Markas (che gestisce il servizio mensa a Molfetta per le scuole dell’infanzia e primarie) ha rifinanziato il progetto, il primo in Italia a usufruire dell’appoggio finanziario dell’azienda. La stessa ha distribuito 20 biglietti del veglioncino di carnevale per i bambini più bisognosi che parteciperanno al progetto, altri venti per il reparto di pediatria del presidio di Molfetta e 150 biglietti ai 5 circoli della scuola primaria di Molfetta (30 per ognuno, anche in questo cas per i bambini più bisognosi).
La fase operativa del progetto ha inizio nelle scuole. Bambini e insegnanti svolgono un programma specifico di educazione alimentare, preparato e supervisionato dalla psicologa psicoterapeuta dott.ssa Nicoletta De Lorenzo e dalla biologa nutrizionista dott.ssa Stefania Giammarino, utilizzando schede di lavoro, laboratori sull’alimentazione e corpo umano, giochi e piramidi alimentari. Un altro importante strumento adoperato è il questionario, somministrato agli alunni e compilato a casa con l’ausilio dei genitori, al fine di conoscere le abitudini alimentari dei bambini e l’aspetto relazionale che s’instaura quando ci si siede tutti insieme a tavola per il pranzo e la cena.
La fase successiva avviene in ospedale, dove si svolgono gli incontri con i bambini e le loro famiglie alla presenza della dietista dott.ssa Chiara Amato, della pediatra dott.ssa Silvia Rana e della psicologa psicoterapeuta. In questa fase sono analizzati i questionari, per poi passare alle misurazioni antropometriche. Svolti nel massimo rispetto della privacy, i colloqui e le visite, hanno lo scopo di individuare la presenza di eventuali comportamenti o fattori di rischio per lo sviluppo di sovrappeso e obesità e intervenire laddove vi sia la necessità, inserendo il bambino in un percorso pediatrico e rieducativo (attraverso piani alimentari personalizzati e controlli periodici).
Per meglio seguire il bambino, non solo dal punto di vista alimentare, gli è affidato un diario sul cui appuntare i propri pensieri. In questo modo la psicologa può percepire se il bambino subisce comportanti vessatori da parte di suoi coetanei, a causa del sovrappasso o della sua obesità, e acquisire informazioni utili per migliorare il percorso educativo e formativo del piccolo paziente. A questo scopo contribuirà la visita presso l’azienda agricola “Colicello” al fine di porre l’attenzione anche sull’importanza e i benefici dei cibi biologici.
Al progetto parteciperanno le Scuole Primarie “Giulio Cozzoli” e "don Cosmo Azzollini", mentre le Scuole Primarie “San Giovanni Bosco” e “Manzoni” (coinvolte nel progetto già dallo scorso anno) accederanno direttamente alla seconda fase del progetto che riguarda il tema delle diete multietniche (in tutto quasi 300 bambini). Sarà fatto capire ai bambini, come ha ben spiegato la dott.ssa Annalisa Altomare, direttore sanitario presidio ospedaliero, che ci sono diversi modi di alimentarsi e che possono essere tutti ugualmente validi e corretti, eludendo così tutti i preconcetti sul tema.
Entusiasmo e voglia di fare, secondo la dott.ssa Altomare, sono ingredienti che possono stimolare la realtà sanitaria molfettese in un periodo complesso come quello attuale, di fronte alle ristrettezze economiche, al trasferimento di reparti e all’accorpamento della struttura. Inoltre, la dott.ssa Altomare, ha annunciato l’imminente avvio dei lavori di ristrutturazione del pronto soccorso, a seguito dello stanziamento di 6milioni di euro da parte della Regione (con un ritardo di ben 5 anni per le lungaggini burocratiche).
Tenendo in considerazione gli efficaci risultati ottenuti, grazie alla sinergia dell’intero staff, la dott.ssa Maria Pia Cozzari, fondatrice e presidente della cooperativa sociale Anthropos, ha sottolineato come lo scorso anno l’80% dei bambini ha deciso consapevolmente di prendersi cura di se stessi, supportati dalle famiglie e dalle scuole che si sono mobilitate a favore del progetto, diffondendo la cultura della sana e corretta alimentazione.
Ancora una volta, la comunicazione e la diffusione di una dieta sana si rende più che mai necessaria. Ma per fare tutto questo è opportuna un’azione programmata, sinergica e continuativa, che coinvolga le famiglia, la scuola e le istituzioni. Perché l’alimentazione è anche cultura.
 
© Riproduzione riservata
 
Autore: Angelica Vecchio
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Più sono paffuti, più piacciono ai genitori.....meno ai medici – Rita Tripodi, Espresso del 2/2/1986. ......dietisti e auxologi, gli specialisti della crescita, assicurano infatti che le regole della dieta, tormento di adulti, hanno fatto irruzione anche nel mondo dei bambini. I dati sono abbastanza allarmanti. Infatti quattro bambini su cento, in Italia, sono obesi, e la percentuale è destinata a crescere. Il problema, da un punto di vista strettamente scientifico, sta nella febbrile attività delle cellule adipose. Una cellula grassa, anche se svuotata dalla più rigorosa delle diete, resta pur sempre in agguato per rigonfiarsi al minimo peccato di gola. Non solo. Le cellule grasse, chiamate adipociti, sono in grado di moltiplicarsi, in particolare in alcune età lla vita nelle quali la crescita è più rapida: e precisamente da 0 a 1 anno e da 10 a 14; anche negli altri oeriodi si può verificare lo stesso fenomeno ma in maniera molto più ridotta. La cellula dell'obeso, in definitiva, non solo si espande, ma si replica. Alla scoperta sono arrivate le èquipe del professor Per Bjòrntorp dell'Università svedese di Gòteborg e del professor Ludovico Antonio Scuro della clinica medica dell'Università di Verona, in una ricerca congiunta. Hanno osservato che i bambini più grassi sono quelli che vengono nutriti con latte artificiale; i bambini che vengono allattati dalla madre hanno meno predisposizione all'obesità. Bisogna per questo incoraggiare l'allattamento al seno e raccomandare una dieta non eccessivamente proteica, ma ricca di carboidrati complessi, cioè pane, pasta, riso, e piuttosto povera di grassi e carboidrati semplici come gli zuccheri. Con una dieta equilibrata si potrà prevenire l'obesità. Curarla, dopo, è quasi impossibile. L'eccesso di peso – anche se molti genitori rifiutano di crederlo – è anche determinato da una dieta ricca di proteine animali. Un eccesso di carni, carica i reni di azoto, che è il prodotto finale del metabolismo delle proteine. Da qui, poi, una predisposizione ad alti livelli di azotemia e colesterolo in età adulta. La pubblicità che consiglia le mamme di mettere una merendina nella cartella del bambino, dimentica di dire anche che, per smaltire quella merendina con minimo di 250 di calorie, un bambino di 20 chilogrammi di peso dovrebbe mettersi a correre per almeno un'ora. L'obesità, è giusto ricordare è tipica dei bambini di città, che si muovono poco, e passano molte ore davanti allo schermo televisivo: mangiano davanti al televisore e ricevono in un anno, qualcosa come 21.300 informazioni pubblicitarie che esaltano, in gran parte, i consumi di prodotti alimentari in genere, dolci e gelati in particolare. La predisposizione all'obesità è molto alto, per queste ragioni si deve curare l'obesità fin dall'infanzia. Ricordiamoci che l'obesità non è uno stato normale, ma una vera e propria malattia. - (Un leggero estratto)
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