MOLFETTA - Conditio sine qua non di Rifondazione Comunista nell’ultima riunione del “cantiere del centrosinistra”. Secondo indiscrezioni, il Prc avrebbe chiesto alle altre forze politiche del cantiere la sottoscrizione di un corposo “documento etico” per proseguire le trattative finalizzate all’individuazione di un possibile candidato sindaco e del programma politico amministrativo da sottoporre al giudizio degli elettori.
Tra l’altro, per dovere di cronaca occorre rilevare che, pur sottoscritto, il documento non avrebbe immunizzato la coalizione da ulteriori “colpi di coda” o diktat sui nodi da sciogliere (praticamente tutti), a partire dalla costituzione di una valida alleanza alternativa per tentare di staccare il biglietto alle prossime elezione amministrative. Infatti, restano accesi i contrasti sulla eventuale apertura alle forze politiche di centro (FLI e UDC in primis), che si sono contraddistinte anch’esse, unitamente al PD e al SEL, in una forte azione di opposizione nei confronti dell’attuale amministrazione, azione politica non fossilizzata esclusivamente sui temi dello sminamento del porto e sulla vicenda giudiziaria del leader storico dell’UDC, quasi che tutto il resto non esistesse o non interessasse ai cittadini.
PD e SEL hanno contestato con fermezza il metodo adottato dal vago sapore ricattatorio: in caso di mancata sottoscrizione del documento, i rappresentati della Rifondazione avevano già minacciato l’abbandono del tavolo di concertazione, come poi avvenuto nell’ultima riunione del cantiere. Dunque, il cantiere è stato già chiuso prima ancora di vedere la sua “inaugurazione” con l’apposizione della “prima pietra”. Prima di aver deciso i criteri di scelta dei candidati al Consiglio comunale e del candidato sindaco (con primarie o senza primarie) e i criteri generali cui si deve uniformare l’azione amministrativa della prossima eventuale amministrazione, alternativa all’attuale, per il governo della città.
Il problema fondamentale non è forse dovuto all’imposizione di un vademecum per il perfetto candidato sindaco e consigliere comunale imposto, a torto o a ragione (ma con metodi discutibilissimi), da una forza politica minoritaria a monte dell’eventuale formazione di una alleanza. Piuttosto, secondo fonti bene informate, potrebbe dipendere dal fatto che Rifondazione (e un gruppo minoritario estremista con cui, in verità, già nelle elezioni del 2008 lo stesso partito facilitò l’elezione dell’attuale SSP) avrebbe già deciso il suo candidato sindaco. Perciò avrebbe voluto “confezionargli l’abito su misura”,come si suol dire, traslando “il codice penale militare di guerra” nel programma politico.
In pratica, non solo ne vorrebbero agevolare l’ascesa, ma sarebbero obbligati anche ad accondiscendere a tutte i sui “picci” più o meno politici, quando non anche conditi da mero rancore personale. Il tutto, pare, per uno strano criterio dell’alternanza. Un astruso “passaggio del testimone”: una ”cambiale”in scadenza alle prossime elezioni amministrative e già sottoscritta nel 2008.
“L’INCASSO” sarebbe la conquista del seggio consiliare per questo minoritario gruppo politico, che tra l’altro non ha fatto mistero di far capo al “TRANS-PARTITO” grillino che non è di destra né di sinistra, ma che in tutte le tornate elettorali amministrative non ha mai favorito i candidati alternativi al centrodestra, favorendone più spesso la vittoria (emblematico il caso del Piemonte), o cercandone di minarne la vittoria (come a Milano, Torino o Bologna, per citare i casi più conosciuti).
Secondo indiscrezioni, un altro sarebbe il motivo. Rifondazione temerebbe che un rottura con questo trans-partito e una eventuale alleanza tra tutte le forze di centrosinistra e quelle di centro (alleanza demo-moderata), alternativa al centrodestra, possa mettere in condizione questo soggetto politico, nuovo nella veste, ma vecchio nel corpo, di erodere ulteriormente il suo già esiguo consenso elettorale.
Convenienze, ricatti, minacce, imposizioni, diktat, calcoli elettorali al micron, altro che svolta etica, politica e morale.Dunque, di fronte a questa empasse, è pretestuosa e fuorviante la querelle sorta tra i centristi e i comunisti e la loro “propaggine civica”, oltre ai veti posti da questi ultimi all’UDC, poiché PD, SEL e PRC non hanno ancora un minimo di intesa su nulla. Non solo, ma Rifondazione Comunista sembra stia giocando alla partita della propria sopravvivenza e dei propri minoritari interessi e non a quella della costruzione di una vera alternativa all’amministrazione Azzollini. Non è la prima volta che ciò accade.
Del resto, non mancano i problemi anche nel PD. L’ala moderata vorrebbe rompere subito con i comunisti, preferendo l’eutanasia all’accanimento terapeutico, mentre l’ala dell’ex PCI-PDS-DS non vorrebbe staccare la spina che tiene ancora artificialmente in vita un corpo già morto, forse più per mere ragioni ideologiche o nostalgiche, che per una seria analisi della situazione politica attuale della sinistra a Molfetta.
In tutta questa partita, il SSP ha svolto il ruolo di spettatore interessato e divertito, pregustando già la possibile prossima sua vittoria (il candidato sarà di facciata, questo lo hanno compreso tutti, avremo molto probabilmente un vice-Sindaco con “pienissimi poteri”), favorita non tanto e non solo dalle sue indubitabili capacità politiche, ma anche dall’assenza, allo stato attuale, nel frammentato campo avverso, dell’embrione di una vera, seria, autentica e reale alternativa di governo.
In ultimo, anche noi di Quindici abbiamo avuto “un assaggio”, a margine del Congresso di Rifondazione Comunista, di quella che potrebbe essere l’azione “politica-militar-giudiziaria” di questi soggetti del trans-partito, estrinsecatasi con l’aggressione verbale ad un nostro valido giornalista (per altro assente). Evento che Rifondazione, ad oggi, non ha ancora condannato, anzi ha giustificato con l’invio di un farneticante comunicato politico che conteneva anche un attacco personale alla Direzione di questo Giornale confermando in toto, qualora servisse una ulteriore dimostrazione, che non solo in questo momento difetta la vera politica in certe frange estremiste, ma soprattutto la buona educazione, il bon ton, e il rispetto della stampa libera.
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