MOLFETTA – Colpo di scena per il processo per l’omicidio di Annamaria Bufi: la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte di Assise d’Appello di Bari che il 25 settembre 2009 aveva assolto l’imputato Domenico Marino Bindi, presunto responsabile del delitto.
La Suprema Corte ha accolto le richieste del procuratore generale Francesco Mauro Iacoviello e del legale di parte civile avv. Bepi Maralfa, annullando con rinvio la sentenza precedente.
Ora si riparte dalla Corte di Appello che dovrà riesaminare il processo sulla base delle motivazioni che saranno depositate nei prossimi giorni. Per Onofrio Scardigno, presunto favoreggiatore di Bindi, che fu accusato di aver ostacolato le indagini, assolto in precedenza, non ci sarà nuovo processo essendo scattata la prescrizione.
Su questa vicenda per la quale si sono susseguite sentenze che hanno fatto discutere l’opinione pubblica e che ha prodotto fiumi di articoli sulla stampa per il coinvolgimento perfino di giudici, carabinieri, avvocati, prima indagati e poi assolti, non è stata messa la parola fine.
Il cadavere di Annamaria Bufi fu trovato nella notte fra il 3 e il 4 febbraio 1992 a margine della carreggiata della statale 16bis nei pressi dell’uscita per la zona industriale di Molfetta. La vicenda giudiziaria ha avuto alterne vicende con indagini chiuse e poi riaperte, processi fiume, fino all’assoluzione di tutti gli indagati e imputati. Ora la Cassazione, almeno per il principale imputato, rimette tutto in discussione.
Non sono mancate le reazioni a questo pronunciamento della Suprema Corte: «Un processo come questo non può assolutamente morire qui - ha detto in Cassazione il pg Iacoviello, mi auguro e vi auguro di non trovarvi mai più in carriera di fronte ad un processo brutto come questo; mi sento indignato per come il tutto si è svolto. Annamaria Bufi non ha mai, sino ad ora, avuto giustizia».
Ecco le dichiarazioni delle parti: «E’ una sentenza che non ci attendevamo - ha commentato l’avv. Domenico Di Terlizzi, difensore di Bindi. Le motivazioni ci diranno se l’annullamento si basa su un vizio procedurale; questa per noi è l’ipotesi auspicabile, fermo restando che riteniamo il quadro accusatorio assolutamente incapace per sentenziare la presunta colpevolezza di Bindi. L’assoluzione di Scardigno per prescrizione non muta nulla contro Bindi; la Corte non poteva che sentenziare così alla luce di quanto precedentemente emerso».
L’avv. Bepi Maralfa, difensore di parte civile sottolinea quanto messo in evidenza dal pg Iacoviello: «Si poteva celebrare un processo di secondo grado senza leggere le carte? Mai, infatti, il ponderoso incarto del fascicolo processuale è pervenuto alla Corte di Appello di Bari. Come fecero a decidere?».