MOLFETTA - Il diritto alla salute interessa profondamente tutti i cittadini, senza distinzioni: è parte essenziale del diritto di ciascuno a vivere una vita dignitosa. Quando questo diritto è minacciato da tagli di bilancio e difficoltà gestionali finora mai conosciuti, qualsiasi dibattito sul tema cade subito preda di paure collettive, di legittime preoccupazioni e di un comprensibile senso di rabbia verso le istituzioni. Tutto questo non è certo deprecabile. È grave, invece, soffiare sul fuoco della protesta e sfruttare il malessere e le paure collettive per avviare una vera e propria propaganda elettorale.
Una degenerazione incresciosa avvenuta proprio durante l’incontro straordinario della Consulta Femminile di Molfetta, organizzato nella sala stampa di Palazzo Giovene con l’intento di conoscere e discutere il destino del Presidio Ospedaliero «Don Tonino Bello». Invitata a esporre le decisioni della Regione Puglia sul Piano di Rientro Sanitario e le sue ricadute sull’ospedale locale, la dott.ssa Annalisa Altomare, direttore sanitario del presidio, intervenuta esclusivamente come dipendente Asl, senza alcun intento polemico o politico, ha aperto il dibattito spiegando subito la realtà dei numeri e le direttive nazionali.
«Il costo annuo di un posto letto in Puglia è calcolato in circa 240mila euro. Un ricovero richiede una spesa giornaliera di 2.700 euro, che arriva a toccare i 4mila euro nei casi di terapia intensiva. Sono spese non più sostenibili per le casse regionali - l’illustrazione puntuale della dott.ssa Altomare -. Per ridurre le spese di gestione occorre ripensare l’offerta sanitaria secondo canoni scientifici più moderni e sfruttare le economie di scala. La centralizzazione di determinati servizi, spesso i più costosi, e una maggiore specializzazione dei piccoli ospedali saranno l’evoluzione naturale dell’offerta di salute nel prossimo futuro».
L’obiettivo sarà la creazione di una «rete distrettuale diffusa sul territorio», capace di rispondere ai bisogni dei cittadini in modo completo e integrato. Il vero problema, secondo la dott.ssa Altomare, è l’imposizione del pareggio di bilancio al sistema sanitario pugliese: oggi occorrerà tagliare posti letto e servizi negli ospedali di tutte le Asl, anche in quello di Molfetta, anche senza aver costruito un’offerta sanitaria alternativa.
Tuttavia, grazie alle ultime decisioni della Regione Puglia l’ospedale di Molfetta ha evitato l’accorpamento, restando presidio unico con 101 posti letto e la chiusura di un solo reparto (nefrologia) e di alcuni servizi di day hospital.
Durante l’intervento del direttore sanitario del presidio, è montata la protesta (in verità, inutile) in fondo alla sala stampa da parte di una decina di persone. Questo “ammasso” (a quanto, pare composto anche da alcuni dipendenti del presidio e dipendenti comunali, aizzati dal Pdl e da non meglio definite entità pseudo-politiche), durante il dibattito non è mai intervenuto per sostenere le proprie tesi, ma ha subito ottenuto ciò che voleva: aggredire e mettere in difficoltà la dott.ssa Altomare, presente come dipendente Asl, attribuendole una responsabilità politica e personale che non ha in merito ai tagli e alla generale situazione di emergenza in cui si trova il sistema sanitario locale.
Questa decina di persone ha agitato cartelli che raffiguravano un articolo di Quindici pubblicato in aprile - l’unico a citare già da allora le ipotesi di accorpamento o di chiusura dell’ospedale – e sotto una scritta che recitava «Bugie, bugie… e ci chiudono l’OSPEDALE!», cercando di nascondere i loro volti dietro la copia di Quindici (ma noi li abbiamo fotografati).
Questa “associazione”, che durante il dibattito non è mai intervenuta per sostenere le sue tesi, ha però subito ottenuto ciò che voleva: mettere in difficoltà la dottoressa Altomare, presente nelle vesti di dipendente dell’Asl, attribuendole una responsabilità politica e personale che non ha in merito ai tagli e alla generale situazione di emergenza in cui si trova il sistema sanitario locale.
Una contestazione preparata in precedenza, e organizzata politicamente dal sindaco Antonio Azzollini (ulteriore conferma della sua debolezza attuale e della sua difficoltà, essendo contestato anche dai suoi alleati, speculare a quanto avviene in sede nazionale con Berlusconi), come confermano i cartelli e la presenza fra i contestatori della moglie del sindaco (che, ricordiamo, è anche dipendente comunale), Carmela Mezzina e della segretaria-ombra Caterina Sallustio (come mostra la foto).
Non volendo ammettere la propria sconfitta, essendo rimasti col cerino in mano (i drammatici tagli annunciati erano venuti meno, fra cui la soppressione del reparto di chirurgia, i rappresentanti del Pdl, sgonfiatosi il caso, hanno preferito la protesta per nascondere la mancanza di argomenti. Una scena deplorevole, alla quale, temiamo, ne seguiranno altre.
Vittime di questo gioco politico, purtroppo, sono stati anche coloro che meno lo meritavano, cioè i rappresentanti dell’utenza, delle associazioni dei malati e soprattutto i medici e gli operatori dell’ospedale. Questi ultimi hanno lamentato le condizioni difficilissime in cui lavorano, la mancanza di organico e le gravi carenze organizzative e strutturali che ogni giorno sono sotto i loro occhi. Testimonianze preziose che hanno mostrato in maniera cruda la realtà quotidiana della sanità pugliese, e che avrebbero potuto offrire diversi spunti di riflessione sulle cause e le responsabilità del dissesto finanziario regionale.
Invece, sono state furbescamente utilizzate dal consigliere regionale del Pdl, Antonio Camporeale, (che Azzollini ha costretto a svegliarsi dal lungo letargo: pensate che due giorni fa ha fatto anche il suo primo intervento in aula alla Regione, argomento? l'ospedale, naturalmente, ndr) e dall’assessore alla Socialità, Luigi Roselli, per presentare un fantasmagorico progetto di mega-ospedale da costruire fuori dal centro urbano e in grado di servire un bacino d’utenza vastissimo (Molfetta e tutti i paesi limitrofi). Un progetto in evidente contrasto con le direttive del Piano Sanitario Nazionale, che prevede strutture snelle e diffuse sul territorio. Del resto, con le casse comunali al verde e i tagli statali, ogni progettualità di questo genere è morta sul nascere.
Il sindaco Azzollini dovrebbe anche spiegare perché non si è presentato alla riunione di tutti i sindaci del territorio (gli altri c'erano tutti) che si è tenuta a Bari alla Fiera del Levante, dove si è parlato del piano dei tagli. Evidentemente non aveva argomenti e al dialogo ha preferito la protesta chiassosa: è noto che chi non ha argomenti, urla (vedi la Lega del suo amico Bossi). Il comportamento del sindaco non è elegante per un rappresentante delle istituzioni!
Probabilmente sarà l'ospedale l’oggetto della prossima compagna elettorale del centrodestra, come nel 2008 la carta giocata dal senatore Antonio Azzollini fu il nuovo porto commerciale, anche perché essendo ormai in evidente declino, il senatore cerca un appiglio per restare a galla, senza capire che il suo tempo è finito (come dimostra il suo accentuato nervosismo che si scatena anche in manifestazioni pubbliche: sarebbe più utile uscire di scena con dignità e non con rabbia, anche perché si rischia una sconfitta ancora più bruciante).
Intervenuto anche il consigliere di opposizione Gianni Porta (Prc) che ha ribadito la necessità di superare l’idea di “presidio unico” (annullando ogni ideale campanilistico e spalmando le unità operative), senza però continuare a tagliare nella sanità dal lato della spesa per abbattere il debito, perché l’effetto potrebbe essere opposto.
Al limite del parossistico l’intervento della nuova presidente del Tribunale dei diritti del malato, Marta Pisani (già assessore nella giunta di centrodestra di Tommaso Minervini), che, forse per accreditarsi subito come tribuno dei malati, si è inventata fantomatici tagli a un comunicato stampa, facendo rimpiangere il suo predecessore Vitangelo Solimini, sempre moderato e corretto nei suoi interventi.
Con questo preludio propagandistico e strumentalistico (lo stesso sindaco di Molfetta non avrebbe nemmeno partecipato all’ultimo tavolo di concertazione con la Regione e la Asl per la questione sanitaria, incontro cui erano stati invitati i sindaci delle città colpite dai tagli), si aspetta il Consiglio comunale straordinario convocato per lunedì 11 giugno. Nella speranza che la preoccupazione dei cittadini e le difficoltà economiche non siano sfruttate per vendere facili illusioni e ottenere un immediato tornaconto elettorale.
Dispiace per la presidente della Consulta femminile, Maddalena Altomare, che in questa riunione agitata avrebbe dovuto avere un ruolo di moderazione, ha lasciato degenerare il dibattito.
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