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La processione della Pietà a Molfetta sospesa per oltre due ore per la pioggia, è ripresa regolarmente Disorganizzazione nella conduzione della manifestazione religiosa, polemiche fra congreghe e confratelli. La statua della Madonna coperta con un cellophane
07 aprile 2012

MOLFETTA - Dopo oltre due ore di attesa per la pioggia è ripresa la processione della Pietà e delle statue del Sabato Santo a Molfetta con l'insolita "uscita" dalla chiesa di San Gennaro.
La confusione iniziale ha creato sconcerto fra i confratelli delle varie confraternite, a causa di direttive confuse su come organizzare la processione forse per il cattivo tempo e per l’ansia da prestazione, la statua della Pietà, malgrado cominciasse a piovigginare, è stata fatta ugualmente uscire dalla chiesa del Purgatorio (già all’uscita di san Giovanni aveva iniziato a piovigginare).
Il priore della Morte e l'amministrazione della confraternita hanno rimediato coprendo la statua con un cellophane (nella foto concessaci gentilmente da Francesco Tempesta), proseguendo il percorso: un'immagine non certo bella (anche per il colore azzurrino anzichè bianco della plastica, una scelta sulla quale piovono altre polemiche) e una decisione molto discutibile (le statue sono di cartapesta e potrebbero essere irrimediabilmente rovinate dall'acqua). Sarebbe stato più utile non far uscire la Pietà dalla chiesa. Del resto, in pochissimo tempo si sono accese le polemiche sia tra i fedeli, sia tra i confratelli che hanno fortemente contestato la decisione di far uscire la Pietà e far continuare la processione. Insomma, molta improvvisazione.
Dopo un percorso sotto la pioggia, si è deciso di ricoverare le prime 6 statue nella parrocchia di san Gennaro, mentre i confratelli che portavano la Pietà hanno continuato la “loro” processione fino a quando un sacerdote non li ha invitati ad accelerare il passo, nonostante gli stessi avessero obbligato le altre confraternite a “muoversi”. Alla fine anche la Pietà è stata "ricoverata" nella chiesa di S. Gennaro. Notevoli i disagi per la banda e per gli agenti del Comando di Polizia Municipale, intervenuti per deviare la circolazione stradale. Sul sagrato della parrocchia san Gennaro sono continuate le polemiche, con un curioso e inopportuno battibecco tra confratelli.
Insomma, con un po’ di buon senso si sarebbe potuto evitare tutto questo trambusto, anche se la processione del sabato santo, come quella del venerdì, rappresenta una dei totem delle tradizioni pasquali locali.
 
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Tra falchi e colombe, con questi post è emerso un grande interesse passionale verso i Santi, che appartengono alla sfera trascendentale, che trasmettono emozioni e rafforzano la fede. Ora in questi ultimi commenti pare che il problema, dalla pioggia che ha prodotto polemiche, si sia spostato sul comportamento assunto dai confratelli in processione. Raccontava un mazziere “gestire le teste, i bisogni l'educazione dei 1300 confratelli in corteo è un'impresa; é come se volessimo tenere in pugno una certa quantità di acqua”. Si rammenti che le vere protagoniste delle manifestazioni quaresimali sono proprio le Confraternite, ala di riserva per volare come diceva don Tonino. I confratelli sono molfettesi che s'impegnano in silenzio nel sociale, fanno beneficenza e con devozione contribuiscono alla diffusione della religiosità, alla conservazione delle tradizioni. Il Beato Papa Giovanni Paolo II sosteneva che le Confraternite non devono essere ignorate né trattate con diffidenza, poiché in esse è intrinseca la storia della cristianità. Ogni confratello presente è un ponte che collega il passato col futuro e deve proteggere tutte le ricchezze culturali acquisite nel tempo. A loro è dato il compito di tutelare la conservazione dei canti religiosi e delle musiche della tradizione, curare con rigore e rispetto le sacre immagini, organizzare i pii esercizi per onorare i Santi, risvegliare il sentimento religioso dei fedeli. Tuttavia le Confraternite sono composte da persone, che come in ogni contesto sociale, possono a volte anche sbagliare, pur senza volerlo.









Quante sciocchezze, quanta povertà l'umana condizione. Al giorno d'oggi non possiamo dire che si faccia ricorso, come si era soliti fare, alla Natura, od a qualsiasi altro modello, per dedurne regole di azione con precisione giuridica, educativa e con il tentativo di renderle applicabili ad ogni umano intervento. Le persone di questa generazione non sono solite applicare alcun principio con diligente esattezza, né nutrono una fedeltà impegnativa verso un qualsiasi modello, ma vivono in una specie di confusione di molte regole: condizione questa non propizia alla formazione di convinzioni morali solide, abbastanza comoda invece per tutti coloro che prendono alla leggera le opinioni morali, offrendo loro una quantità molto maggiore di argomenti per sostenere la dottrina del giorno. Sebbene non si possa forse trovare alcuno, oggi, il quale, come gli scrittori istituzionali dei secoli passati, adotti il cosiddetto Diritto naturale, quale fondamenta dell'etica, e si sforzi in modo conseguente di ragionare a partire da esso, tale parola e quelle affini vanno annoverate ancora oggi fra i termini che hanno un gran peso nelle argomentazioni morali. Il fatto che un qualsiasi modo di pensare, di sentire o di agire sia “secondo natura”, è abitualmente considerato come un solido argomento a favore di esso. Se si può dire in maniera abbastanza plausibile che la “natura ingiunge” alcunché, la maggior parte delle persone considererà giustificato il farlo; e viceversa si ritiene sufficiente l'accusa che un'azione sia contraria alla natura per toglierle qualsiasi pretesa di essere tollerata o scusata; e il termine “contro natura” non ha cessato di essere uno degli epiteti più ingiuriosi. Coloro che fanno uso di queste espressioni, possono con ciò evitare la responsabilità di costruire qualche teoria fondamentale circa il tipo dell'obbligo morale, ma nondimeno la implicano.









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