La generazione 2.0 e la violenza sulle donne, un convegno della Consulta femminile a Molfetta
MOLFETTA - In Italia nel 2018 il 73% della popolazione utilizza giornalmente internet; il 57% controlla lo smartphone appena sveglio, e almeno la metà si sveglia in piana notte per controllare le notifiche arrivate.
Questi sono i terribili dati riportati nelle ultime analisi sull’utilizzo degli apparecchi elettronici da cui deriva una vera e propria rivoluzione: il cellulare è diventato parte integrante e insostituibile della nostra vita quotidiana.
Nasce così la cosiddetta “Generazione 2.0” citando il libro di Federico Capeci, cioè quella generazione di nati intorno agli anni 2000, cresciuta insieme al boom dei social media, che hanno condizionato il loro apprendimento e il loro modo di concepire e vivere la vita.
E proprio al concetto “Generazione 2.0” ha fatto riferimento a Molfetta la manifestazione “Relazioni 2.0”: un incontro alla Cittadella degli artisti, appuntamento promosso dalla Consulta Comunale Femminile e dalla Rete delle scuole superiori di Molfetta, anche e soprattutto tenendo conto della celebrazione della giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne che si tiene ogni anno il 25 novembre; per ricordare che molto spesso la violenza non è soltanto quella fisica, anzi, spesso si cela dietro uno schermo, basti pensare agli innumerevoli casi di denuncia per stalking, o la sempre più frequente diffusione di immagini hard contro la propria volontà.
Ed è proprio questo l’argomento affrontato nell’incontro dalla psicologa Francesca Bertolotti, “le relazioni iper-connesse: rischi e pericoli nel mondo del web”, tema nel quale si mettono in evidenza le principali caratteristiche dei rapporti con gli altri su internet: diminuzione dell’empatia, molti amici online ma pochi nella vita di tutti i giorni, la tendenza a focalizzarsi sull’apparenza e il linguaggio sempre più povero.
A tutti questi aspetti negativi si aggiungono dei veri e propri pericoli; infatti i ragazzi delle nuove generazioni si sentono sempre più soli, questo sentimento negativo cerca sfogo nell’approvazione degli altri che però molto spesso non sono nostri amici; e così nasce il pericoloso fenomeno del “sexting” , termine coniato negli ultimi anni, che deriva dall’unione di due termini inglesi: sex (sesso) e texting (scrivere sulla tastiera) cioè messaggi molto spinti, accompagnati da fotografie che finiti nelle mani sbagliate possono diventare vere e proprie armi di distruzione psicologica.
Non è nuovo che la cronaca nera parli di episodi di suicidio nei giovanissimi, che non hanno retto il peso delle offese e delle parole infierite sotto un loro video o una loro foto finita in rete.
Infatti, un altro spunto di riflessione affrontato nella giornata parte proprio dalle parole usate come forma di violenza e viene presentato dalla consulente centri antiviolenza Rosy Paparella il tema: “Dalle parole della violenza alle parole del rispetto: il rapporto tra violenza e linguaggi”; argomento sviluppato attraverso la visione interattiva di vari video; tra cui il discorso di Paola Cortellesi alla cerimonia di apertura degli ultimi “David di Donatello”( il prestigioso riconoscimento cinematografico), dove l’attrice mette in evidenza come certi termini, nella loro declinazione al femminile, assumano significati completamente diversi e molto spesso negativi e luoghi comuni in un elenco di esempi come: “un massaggiatore è un fisioterapista, un uomo di strada è un uomo del popolo, un professionista è un lavoratore; mentre i termini massaggiatrice, donna di strada, una professionista sono espressioni con coi si indicano, delle “mignotte”.
Viene messa in evidenza la sottomissione della donna, come “oggetto” anche attraverso la visione proposta dalla psicologa di varie pubblicità a sfondo sessuale; e l’utilizzo delle parole anche nel momento del vero bisogno della donna in difficoltà, infatti i recenti fatti di cronaca ci mostrano che quando una donna subisce una violenza, una delle prime domande che gli si rivolge è: “come eri vestita?”, quasi non ci fosse stato un abuso, ma solo l’istigazione ad esso.
I ragazzi, inoltre, sono anche stati coinvolti attivamente attraverso il progetto: “Emozioniamoci” promosso e gestito dalla psicologa clinica Marta Vilardi dove si sono messi in primo piano esprimendo a pieno le LORO emozioni e quindi scrivendo su dei grandi fogli bianchi con su scritto: “in chat mi sento” le emozioni che in prima persona vivono quando nella vita di tutti i giorni messaggiano con i loro amici e conoscenti.
Esperimento che ha portato alla luce varie emozioni, tra le quali molto spesso sentimenti negativi quali la solitudine, la tristezza, il non sentirsi parte di un gruppo; e, quindi, momento di grande riflessione per tutti i presenti.
La mattinata è stata “interrotta” da vari momenti di comicità e interventi dell’attrice Daniela Baldassarre che ha strappato più di una risata ai presenti, con brevi sipari dedicati al punto di vista comico delle relazioni e delle differenze tra uomo e donna.
Una giornata dedicata al dialogo con le nuove generazioni per evitare che le atrocità che ormai siamo “abituati” ad ascoltare attraverso i mass media non vengano più commesse perché come ha detto il filosofo Benedetto Croce: “La violenza non è forza ma debolezza, né mai può essere creatrice di cosa alcuna, ma soltanto distruggerla”.
Antonella Tatulli
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