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La cava dei misteri
15 marzo 2011

Nel mese di novembre del 2010 il Consiglio Comunale, approvava il bilancio consuntivo ASM 2009, con una perdita secca di 211mila euro. Il Presidente, in quei giorni, fresco di nomina (son cambiati tre presidenti in tre anni, da quelle parti), tra le tante dichiarazioni d’intenti rese in aula e alla stampa, volte al miglioramento dei servizi, delle raccolte e delle attività tutte, anticipò esserci, con enfasi, anche un progetto di allestimento di un nuovo impianto di stoccaggio dei rifi uti provenienti dalla raccolta diff erenziata di vetro e legno in contrada Coda della Volpe. Il Presidente, non si era sicuramente reso conto – eppure era in aula - che appena qualche mese prima (maggio 2010), in sede di approvazione di altro bilancio (di previsione questa volta), così invece relazionava, il suo predecessore, sulla medesima area: “Completano il quadro le due isole ecologiche di imminente apertura (una presso la sede ASM e l’altra presso “Coda di Volpe”) che consentiranno ai cittadini di conferire in tutta sicurezza televisori, frigoriferi e altri grandi elettrodomestici, oggi spesso abbandonati a deturpare le nostre campagne.” Nel breve volgere di qualche mese prima il presidente Pasquale Mancini, sosteneva esserci su quell’area un progetto per il conferimento di “televisori, frigoriferi e altri grandi elettrodomestici”, dopo il presidente Giovanni Mezzina, sosteneva esserci invece, ma sempre per la medesima area, un progetto per la “raccolta diff erenziata di vetro e legno”. Come si vede, in occasione dell’approvazione dei bilanci consuntivo e di previsione, nello stesso anno, in un breve lasso di tempo, sono state sostenute due cose nettamente diff erenti, aventi però un minimo comun denominatore: “l’ex discarica di Coda della Volpe”. Se ne sono accorti? Verrebbe da chiedersi, ma in realtà non è questo il punto, giacché quello che abbiamo voluto subito porre alla vostra attenzione, lungi dall’essere un caso isolato, è solo un esempio signifi cativo, per comprendere da subito lo stranissimo modus operandi che ha riguardato quell’area per circa un decennio o forse più, come avremo modo di vedere. Innanzitutto, mal represso è rimasto in tutti noi il dubbio, se almeno questi ultimi due presidenti - cui va tutta la nostra stima personale che va distinta nettamente invece dalla critica alla funzione - avessero mai visto quella che, dopo un sopralluogo eff ettuato in un’uggiosa mattinata di febbraio, abbiamo voluto ribattezzare la “Cava dei Misteri”. Se già a distanza di qualche mese si passa da un progetto per stoccaggio di frigoriferi e televisori, a quello per stoccaggio di vetro e legno, vi lasciamo immaginare che cosa è potuto accadere nell’arco di un decennio! Ed infatti, negli ultimi anni, su quest’area è stato detto e scritto di tutto e di più. Quest’area, è stata etichettata in maniera di volta in volta sempre differente, secondo le “convenienze” del momento (incarichi da affi dare, fi nanziamenti cui attingere o i mutui da contrarre), come: “discarica bonifi cata”, “area attrezzata”, “stazione di trasbordo di rsu”, “area di stoccaggio” (di rifi uti sempre diversi e mai uguali da un anno all’altro), futuro “parco fotovoltaico” (per la progettazione ed esecuzione del quale pare essere stato pure contratto un mutuo considerevole entità – pare due milioni di euro - con tanto di deliberazione del precedente c.d.a.), “stazione degli inerti” e chi più ne ha più ne metta, nel calderone, verrebbe voglia di concludere. Basterebbe dare una semplice ripassata ai bilanci approvati negli ultimi anni, per rendersi conto di questo alternarsi contraddittorio di proponimenti, progetti rimasti per lo più solo e semplicemente sulla carta, ammesso e non concesso che qualcuno dei peones consiliari, abbia mai letto quelle relazioni, fatta salva qualche rara eccezione. Ma chi ha visto come noi, realmente, lo stato effettivo e catastrofi co di quei luoghi, in più di un’occasione, nello scorrere inesorabile degli anni (e dei bilanci consuntivi e di previsione, per ogni anno); chi ha osservato come noi, in tutti questi anni, la “Cava dei Misteri”, non ha potuto non porsi un angosciante interrogativo: Ma gli amministratori l’hanno mai vista la discarica di Coda della Volpe? Sindaci, Assessori al Bilancio, Consiglieri Comunali, Consiglieri di Amministrazione, Revisori dei Conti, Esperti (?), e tanti altri parlatori al vento ancora, hanno mai visto personalmente l’oggetto del loro vuoto blaterare nelle sedi istituzionali? Chi di loro, ha avvertito seriamente la necessità di andare a vedere quell’area, e di leggersi tutte le relazioni al bilancio precedenti, nella parte riferita a quell’area? Chi si è mai reso conto del reale oggetto di tanta mutevole (e fallace!) enfasi progettuale? Progetti tra l’altro di cui gli stessi non hanno fatto mai mistero, a volte con un’esaltazione spropositata, rispetto poi al nulla che ne sarebbe conseguito, forse per propagandare una personale “effi cienza amministrativa”, de facto però, rimasta sola e sempre sulla carta! Le levate dell’ingegno incostante ed inconsistente, hanno fruttato il depauperamento di ingenti risorse pubbliche ben oltre il quasi azzeramento della liquidità e del TFR. E’ lecito ritenere che nessuno degli Autorevoli Interlocutori, abbia avuto mai reale cognizione di ciò di cui menava vanto, nel corso di tutti questi anni (rectius: bilanci)? E’ possibile che le colpe siano sempre degli enti preposti che non hanno concesso tutte le prescritte autorizzazioni per i progetti che di volta in volta si andavano La cava dei misteri di Nicola Squeo 15 15 marzo 2011 C ronaca a preventivare su quell’area, o c’è dell’altro in quest’annuale profl uvio d’evanescenza progettuale? Come mai si è passati dal progetto per una stazione di stoccaggio di inerti, a quello del parco fotovoltaico, sino a quello dell’area di stoccaggio dei rifi uti legnosi, scavalcando nello stesso anno quello per lo stoccaggio degli elettrodomestici? Stiamo parlando solo di Coda della Volpe, su un’area che, come avremo modo di vedere, oggi si presenta nel peggiore degli stati immaginabili, per essere stata una discarica bonifi cata, anche se non si è mai compreso bene come. Questa singolare tradizione però ha origini lontane. Undici anni or sono, fu questa stessa testata (nella sua versione on line) a dare risalto all’ennesima fantasmagorica allegoria. Correva l’anno 2000 quando un autorevole esponente della stessa Azienda, ebbe a dire, sulla “cava dei misteri” - Altro fronte che ci vede impegnati è il risanamento in corso della ex discarica in strada coda della volpe; fi no al 1993 quest’area era un indefi nito cumulo di rifi uti, poi è stato un luogo di abbandono, adesso la stiamo bonifi cando dagli inerti presenti – legname, ferraglia, elettrodomestici – e avvieremo un progetto sperimentale di bio-stabilizzazione dei rifi uti…” volutamente sorvoliamo. Una domanda sorge spontanea: se “…fi no al 1993 quest’area era un indefi nito cumulo di rifi uti, poi è stato un luogo di abbandono…” oggi invece cos’è? Un “luogo di abbandono” lo è ancora oggi, sicuramente! Ma una risposta al fatto che questa “ex discarica”, appaia oggi, a distanza di 10 anni, tutt’altro che bonifi cata, ce la dà lo stesso interlocutore d’allora, bontà sua. Infatti citiamo testualmente: ”Questo trattamento è assolutamente biologico: i rifi uti indiff erenziati saranno depositati e coperti da un telo in gore-tex capace di far traspirare ma impermeabile all’acqua piovana e in grado di mantenere all’interno una temperatura suffi cientemente alta da innescare le reazioni aerobiche di decomposizione della parte organica. Dopo soli 15 giorni sarà terminato questo processo e ci sarà una diminuzione del 30% in peso e del 20% in volume dei rifi uti. In seguito con una sorta di centrifuga il compost prodotto sarà isolato e, poiché di mediocre qualità, utilizzato non per uso agricolo ma per la bonifi ca della discarica stessa”. Traducendo dal linguaggio “ambientalese” (che fa il paio con il “politichese”), si comprende come la discarica è stata bonifi cata con materiale analogo – circa 60.000 metri cubi – a quello nella discarica stessa contenuto: LA MONNEZZA!!! LA MONNEZZA CHE SI BONIFICA CON LA MONNEZZA STESSA, UNA GENIALITA’! Sebbene - ma non si sa fi no a che punto - “trattata” nel procedimento già descritto, ma abbiamo tutte le ragioni per dubitarne fortissimamente, visto che quello che si scrive, non esattamente corrisponde, nella migliore delle ipotesi, a quello che poi eff ettivamente si fa. Abbiamo quindi a Molfetta, un’altra peculiarità di cui andare fi eri: siamo gli unici detentori al mondo di una discarica di r.s.u., bonifi cata con gli stessi r.s.u. prodotti successivamente a discarica già esaurita. Una bomba ecologica che potrebbe inquinare le nostre falde freatiche! Non solo, ma continua anche ad off uscare le menti dei nostri amministratori. Orbene, forse è opportuno per amor di patria, interrompere qui l’excursus delle favole e delle fi lastrocche che con cadenza annuale si sono susseguite su questa vera e propria “area dei misteri”, la nostra locale, piccola “AREA 51” – piccola se rapportata a quella più famosa – ma estesa per 4 ettari, con 60.000 Mc di monnezza nella sua pancia e “bonifi cata” nell’avveniristica maniera che già sappiamo. Ci siamo voluti sincerare di persona (per l’ennesima volta per la verità) e ci siamo recati personalmente in quest’area accompagnati da un ex operatore di quell’area. Ebbene, senza indulgere troppo in mediazioni terminologiche, quello che si è presentato ai nostri occhi è uno “scenario campano”, senza se e senza ma, una vasta area di totale dissesto, disastro ambientale, incuria, abbandono, piena di cumuli di rifi uti, e di “anomalie”, così per adesso le vogliamo defi nire, noi che abbiamo solo il dovere della cronaca e non anche quello di svolgere indagini giudiziali. Abbiamo notato un tubo all’interno dell’area: a cosa serve o è servito? Sono stati sversati liquidi non asseverabili alle acque minerali naturali? Altro che “bonifi ca”, peraltro attuata con la monnezza stessa, forse essiccata, come i fi chi. Quest’ultima cosa, ci fa comprendere che quella congerie d’idilliaci proponimenti, tutti o quasi rimasti solo sulla carta, in tutti questi anni, oltre che essere funzionali a richieste di fi nanziamento (ai vari enti), mutui (banche), conferimenti di incarichi (svariati professionisti interni ed esterni all’azienda stessa), e tanto altro ancora. Tra le tante, giusto per off rire altre perle al lettore (ma ve ne son tante ed innumerevoli), il “valore” della “cava dei misteri”, troviamo stimato negli ultimi bilanci – stato patrimoniale - in 400.000 euro! Un valore che ci consente di ribattezzare defi nitivamente quest’area, come “il campo dei miracoli”. Ma incamminiamoci in questo “campo dei miracoli”, già “cava dei misteri”, già “area 51”, ossequiosi anche noi della tradizione del ribattesimo frequente di quest’area, che abbiamo fatto però, vedendola con i nostri occhi, e non fi - dandoci di quanto detto, scritto e approvato nelle sedi istituzionali. Nel viottolo di accesso laterale, sempre di proprietà aziendale, abbiamo trovato un deposito d’ingente quantità di amianto. Quasi una consuetudine! Paese che vai amianto che trovi! Quel che fa specie però, è che non stiamo parlando di un’area privata, di un fondo qualsiasi, ma di un’area pubblica di un’azienda municipalizzata della nettezza urbana. E poi un tubo, lungo tutto il fronte est. A cosa sarà servito? E poi, cassonetti abbandonati, cassoni… Insomma, forse qui è opportuno non proseguire oltre, e lasciare al lettore la visione delle foto che abbiamo allegato. Un ultimo inciso, però, dobbiamo farlo: è plausibile che gli amministratori, che tanto hanno straparlato in questi anni di quell’area, le vedano per la prima volta? A loro poniamo un ultimo interrogativo: se quella è un’area bonifi cata, come sono fatte le aree non bonifi cate?

Autore: Nicola Squeo
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